La regolamentazione emanata dall’Unione europea e denominata Sustainable financial disclosure regulation è entrata in vigore poche settimane fa.
Il suo scopo è classificare i prodotti finanziari sotto tre nuove categorie, a seconda dei criteri non finanziari che le imprese di investment management inseriscono nelle loro metodologie e nelle loro scelte d’investimento. Una nuova classificazione è strettamente correlata alle metodologie Esg impiegate Eric Bertrand, deputy ceo e cio di Ofi Am La nuova classificazione dell’informativa europea, insieme con la riforma della tassonomia e dei benchmark, rappresenta una svolta importante nel piano della Commissione europea per la finanza sostenibile, avviato nel 2018. Il suo scopo è quello di spingere i cittadini a investire di più in attiva e società che contribuiscono alla transizione energetica. Il tutto con la chiara intenzione di finanziare un cambiamento energetico che porti all’indipendenza dai combustibili fossili entro il 2050. TRE CATEGORIE La nuova regolamentazione Sfdr impone dei nuovi obblighi sugli operatori del settore finanziario in termini di trasparenza sul grado di sostenibilità dei prodotti offerti agli investitori. Il risultato è che le imprese di investment management saranno costrette a fornire una serie di informazioni integrative circa i rischi di sostenibilità e gli effetti negativi che questi potrebbero avere sull’asset sottostante. Inoltre, le imprese dovranno anche dimostrare che le scelte operate contribuiscano attivamente a un miglioramento della condizione ambientale o sociale.
Lo scoglio più arduo da superare creato da questi nuovi vincoli sulla trasparenza sarà presentare le caratteristiche esg di prodotti diffusi in tutta l’Unione europea agli investitori nel modo più armonico possibile. Con questo obiettivo in mente e con l’intento di aiutare i risparmiatori a destreggiarsi tra i tantissimi fondi che si autodefiniscono sostenibili o responsabili, i legislatori hanno introdotto tre nuove categorie di prodotto, basate su come questi incorporano le caratteristiche esg o su quali obiettivi non finanziari si pongono; il tutto ricondotto sotto un’unica robusta linea guida: maggiore è l’attenzione di un fondo per le tematiche esg, più elevato sarà lo standard nel fornire informazioni chiare e trasparenti. Pertanto, si chie- 20 Maggio / Giugno 2021 Indirizzare gli investimenti affinché generino un impatto sociale e ambientale positivo è l’obiettivo dichiarato della Commissione europea con la sua Disclosure regulation. Questo può essere fatto molto bene anche con strategie impactinvesting. L’impact investing ha avuto origine nell’universo del private equity e mira a generare un impatto positivo su varie sfide che riguardano lo sviluppo sostenibile. Ha un duplice obiettivo: concentrarsi su società a elevata performance in grado anche di avere impatto positivo misurabile. In altre parole, l’impact investment tende a dimostrare la sostenibilità dell’attività di un’azienda attraverso il suo impatto positivo sull’ambiente e/o sulla società. Visto in questa luce, l’impact investing si adatta perfettamente alla definizione di fondi idonei per la classificazione ai sensi dell’articolo 9 della nuova regolamentazione. Naturalmente, i fondi di impact investing stanno già indirizzando gli investimenti verso le società che hanno un impatto positivo, misurabile e quantificabile. In termini pratici, il team di gestione analizzerà in che modo le attività dell’azienda contribuiscono positivamente alle sfide dello sviluppo sostenibile, con riferimento agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg), e qual è la natura del suo impatto e del suo impegno, ma ne verificherà anche il valore pratiche nell’incorporare criteri esg al fine di ridurre le esternalità negative della propria attività.
Ofi Am, per inciso, ha sviluppato una gamma di fondi impact investing denominati Act4 (Act For), tra cui in particolare l’Ofi Fund – Rs Act4 Positive Economy. UN REGOLAMENTO CHE PROMUOVE STRATEGIE IMPACT INVESTING Béryl Bouvier Di Nota, deputy head european equity & head of impact investing di Ofi Am derà alle società di investment management di rivelare i loro indicatori e le loro misure circa «i maggiori effetti negativi» degli investimenti nei vari ambiti della sostenibilità. A partire dal 10 marzo 2021, sono quindi stati suddivisi in tre categorie differenti: • la categoria «articolo 9», comprendente prodotti giudicati sostenibili, cioè che mira ad avere un impatto positivo sul clima e/o sulla società; • la categoria «articolo 8», che include prodotti che integrano o che promuovono investimenti con caratteristiche esg; • la categoria «articolo 6», detta anche «default», che comprende tutti quei prodotti che non rientrano nelle precedenti due categorie. Questi sono prodotti per i quali i rischi di sostenibilità non sono rilevanti o che non sono presi in considerazione dai gestori per le loro decisioni o per la selezione delle security. LA RICERCA ESG In termini più concreti, gli articolo 8 tengono in considerazione i criteri esg, inclusi quelli di ambito finanziario, ed escludono i titoli con rating esg basso. Sebbene sia virtuosa, questa strategia di investimento non si prefigge precisi obiettivi di intenzioni o quantitativi. Va però detto che la regolamentazione Sfdr non fissa barriere e non impone neanche l’esclusione di determinati settori affinché un fondo possa rientrare in questa categoria.
Spetterà poi all’investment manager dimostrare, fornendo le metodologie di ricerca esg e i processi di selezione seguiti, che sono stati effettivamente incorporati dei criteri non finanziari nel prendere le loro decisioni, così come di aver spiegato i rischi di sostenibilità e gli impatti negativi che si potrebbero avere sul valore del portafoglio. Invece, i fondi classificati articolo 9 potrebbero essere considerati come i fondi più verdi del mercato e che inglobano un obiettivo di sostenibilità ben preciso. Pertanto, questi rappresentano il meglio che la finanza sostenibile ha da offrire, dato che si concentrano specificatamente sui criteri esg. Generalmente si tratta di fondi tematici o investimenti sugli impatti ambientali e in grado di fornire indicatori di tracciabilità e obiettivi misurabili e quantificabili. In altre parole, per essere considerato articolo 9, un fondo deve poter esporre i propri obiettivi in termini sociali o ambientali; e, viceversa, un 2021 Maggio / Giugno 21 prodotto che vanta un impatto positivo su ambiente e/o sulla società, fissando al tempo stesso obiettivi dettagliati e quantificabili, nonché i dettagli su come si intende raggiungerli, può essere classificato come articolo 9. La regolamentazione Sfdr è un passo importante per portare maggiore attenzione sugli obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, dato che si applica e tutte le asset class e su tutti i prodotti di investimento che sono, o saranno, disponibili sul mercato. UNA NUOVA CORNICE La regolamentazione Sfdr ha anche l’obiettivo di creare un nuovo scenario normativo che mira a obbligare le imprese di investment management a rivelare come i rischi di sostenibilità sono valutati nelle loro scelte di investimento, a evidenziare quali impatti negativi potrebbe provocare questo investimento e a dichiarare come le si integrano i due punti precedenti nella loro politica interna.
Come già affermato in precedenza, questo quadro normativo non impone limitazioni e non esclude nessun settore a prescindere, tuttavia alcune normative francesi più rigide o standardizzate, come il riconoscimento Sri, richiedono un taglio del 20% di imprese da un universo di investimento sulla base di ricerche non finanziarie, al fine di valorizzare i portafogli esg rispetto ai loro benchmark di riferimento. Infatti, la Amf francese ha stabilito delle limitazioni e delle regole aggiuntive su questo tema. La Sfdr va ad integrare una legislatura già molto ricca, sia in Francia che nel resto dell’Europa. Con l’articolo 173 della legge sulla Transizione energetica del 2015, con il riconoscimento Sri e con i paper dell’Amf, la Francia è già in possesso di numerosi regolamenti e standard a sostegno degli investimenti sostenibili. Il problema è che chi opera sui mercati si ritrova a doversi destreggiare tra testi di legge in contraddizione tra loro, con i loro punti salienti. Pertanto, la sfida per i gestori di investimenti sarà riuscire a tracciare una rotta in questo contesto caotico. Ognuno di loro dovrà essere in grado di classificare i propri prodotti secondo ognuna di queste normative, così da essere in linea con gli standard più elevati e poter convogliare quanta più attenzione possibile verso la loro integrazione dei criteri esg. Infine, sebbene questo nuovo set di regole rappresenti un punto di riferimento importante per gli investitori europei, non può ovviamente comprendere tutte le sfaccettature del perseguimento degli obiettivi esg, che può assumere connotati anche molto vari. Per esempio, escludere dei settori – che è una pratica riconducibile alla tematica esg – non garantisce a un fondo la classificazione articolo 8 o articolo 9. Ci sono dei vincoli circa la gestione dei portafogli, ma l’esclusione di settori non è obbligatoria.
Va però specificato che la normativa Sfdr impone che le caratteristiche esg siano rispettate dal portafoglio in tutta la sua interezza, non solo in alcune attività; per questo la semplice esclusione di un settore non è sufficiente a garantire la piena integrazione extra-finanziaria. Lo stesso approccio che Ofi Am ha utilizzato per molti anni non si adatta più al nuovo quadro normativo; anche se questo approccio consiste nell’analizzare un’impresa, soprattutto le sue best practice e il suo impatto sull’ambiente, al fine di consigliarle la strategia esg migliore per lei. Applicata da molti anni, questa metodologia aiuta l’azienda a ridurre il suo impatto negativo su ambiente e società, ma senza ulteriori misure aggiuntive non basterà più per classificare un fondo o un prodotto come articolo 8 o articolo 9. Pertanto, questa politica aziendale deve essere combinata con un altro approccio esg se si vuole rispettare la nuova normativa Sfdr. Anche se non coinvolge tutti gli approcci esg in vigore presso le società di gestione degli investimenti, la regolamentazione Sfdr costituisce un passo importante verso lo sviluppo di una finanza sostenibile in Europa e dovrebbe giocare un ruolo ancora più importante nel dirottare investimenti verso un’economia più sostenibile, in linea con gli Accordi di Parigi. Questa normativa richiede anche che imprese come Ofi Am lavorino sull’importanza e la qualità dei dati in modo da creare valore attorno all’integrazione di caratteristiche non finanziarie