Sentiment degli investitori in miglioramento, “not so bad is the new good”

Investitori - i temi chiave del 2020

Miglioramento del sentiment degli investitori, ma prudenza e flessibilità rimangono caratteristiche fondamentali per il 2020. I temi chiave per gli investitori.

Gli investitori hanno accolto positivamente la prospettiva di un accordo di “fase 1” tra USA e Cina e il ridimensionamento dei timori di una recessione mondiale e ciò ha portato, nelle ultime settimane, ad un rally delle azioni e dei rendimenti obbligazionari. Il volume delle obbligazioni con rendimento negativo è passato dai 17.000 miliardi di dollari dell’estate agli attuali 12.500 miliardi di dollari. Le azioni, finite in secondo piano a causa dell’eccessivo pessimismo sull’economia mondiale e sugli utili, hanno recuperato terreno perché i dati sulle trimestrali negli USA e in Europa sono risultati in linea o superiori alle modeste aspettative e perché i dati economici non hanno evidenziato sostanziali peggioramenti. Il nuovo mantra sembra essere “not so bad is the new good”.

Sul fronte economico il quadro è variegato, anche se si sta stabilizzando. L’outlook per il settore manifatturiero rimane debole sui mercati sviluppati (MS), mentre la crescita nei mercati emergenti sta sostenendo l’economia mondiale. Il settore dei servizi ha evidenziato un’ottima performance pressoché ovunque, e non nutriamo particolari preoccupazioni riguardo ai consumi USA che rappresentano il principale motore della crescita americana. Nei numeri precedenti abbiamo più volte ribadito che i timori di una recessione mondiale ci sembravano eccessivi, e da allora non abbiamo cambiato idea. Da una prospettiva geopolitica, la situazione è delicata in molte parti del mondo, come l’America Latina e Hong Kong, ma ci sono buone notizie in Europa, dove è sfumato il pericolo di una Brexit senza accordo. Dopo molti anni difficili, il sentiment in Europa sta finalmente migliorando.

I temi chiave per gli investitori nel 2020
Chi investe in obbligazioni dovrà misurarsi con forze contrastanti che agiranno sulla direzione dei tassi di interesse. Le banche centrali stanno rilanciando una nuova versione del Quantitative Easing (QE) e questa iniziativa potrebbe limitare il potenziale rialzista dei rendimenti obbligazionari. D’altro canto, sul mercato ci sono già rumors sulla politica fiscale che l’anno prossimo crescerà d’intensità e che potrebbe imprimere delle pressioni rialziste sui tassi. Viste queste forze divergenti, assisteremo probabilmente a una stabilizzazione dei tassi con una possibile overshooting sul breve termine. Di conseguenza è importante gestire in modo attivo e flessibile la duration. Nel credito, un contesto espansivo potrebbe determinare delle bolle di prezzo e spingere gli investitori a caccia di rendimento verso attivi illiquidi/di bassa qualità. Questi ultimi dovrebbero prestare attenzione alle società fortemente indebitate e ai segmenti speculativi del mercato. Sarà fondamentale concentrarsi su aziende con solidità dei bilanci, sulla selezione bottom-up e sul rischio di liquidità.

Una stabilizzazione dei tassi di interesse potrebbe anche incidere sui prezzi delle azioni ora che sta venendo meno il supporto dei bassi rendimenti. Se la crescita degli utili dovesse rimanere più o meno piatta, non ci aspettiamo un aumento sensibile dei prezzi delle azioni; una rotazione dei temi azionari potrebbe invece riservare interessanti opportunità. I titoli growth hanno dominato i titoli value e il rapporto growth/value ha raggiunto livelli eccessivi. Una stabilizzazione dei tassi potrebbe indurre una rotazione in favore dei titoli value, con eventuali effetti positivi su settori trascurati come il settore bancario dell’Unione Euopea e quello automobilistico. L’Europa guadagnerebbe da questa rotazione perché è prevalentemente un mercato value.

Infine, un’altra area di opportunità per gli investitori sarà quella dei mercati emergenti. Le politiche monetarie accomodanti, vista l’espansione del bilancio della Fed e l’esplosione del deficit fiscale USA, suggeriscono un indebolimento del dollaro, evento che nel 2020 rappresenterebbe un’ottima notizia per il debito dei Paesi emergenti e per le valute. Una certa stabilizzazione degli utili, unitamente a una ripresa della crescita economica, andrebbe anche a favore di alcune azioni selezionate dei Paesi emergenti.

Adesso che siamo quasi alla fine dell’anno, la situazione è migliorata rispetto a quella dell’estate, con un mercato degli attivi rischiosi persistentemente rialzista. Continuiamo a credere che le probabilità di una recessione indotta dai consumi siano esigue, ma gli investitori dovrebbero puntare a preservare la performance conseguita quest’anno. Tuttavia, i mercati hanno già scontato gran parte delle notizie positive e ci vorrebbe qualche altro evento per rafforzare ulteriormente il sentiment rialzista. Nel breve termine, gli investitori dovrebbero sfruttare questo nuovo miglioramento del sentiment, soprattutto in Europa e nei Paesi emergenti, ma anche prepararsi a una fase più insidiosa in cui i mercati faranno un check-up delle condizioni dell’economia globale. I principali rischi, a nostro avviso, non giungeranno tanto dall’economia, quanto dal peggioramento dei fondamentali in alcuni segmenti dei mercati del credito che potrebbe dar luogo a una correzione. Inoltre occorre tenere a mente che, in questo ciclo, gli spread del credito, visti gli elevati rischi di liquidità, risentono in misura maggiore del mancato raggiungimento degli obiettivi riguardo alla crescita economica.

Commento a cura di Pascal Blanqué, Group Chief Investment Officer Amundi

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