La riunione della BCE del 9 giugno ha sancito, nonostante tassi lasciati oggi invariati, la svolta verso una complicata campagna di tightening monetario da parte della BCE.
Archiviati il PEPP e l’APP, l’urgenza nel contrastare le pressioni inflazionistiche si è tradotto nell’annuncio di un primo rialzo – indicato oggi in 25 punti base – in occasione della prossima riunione di luglio e quello successivo, nel mese di settembre, con ogni probabilità di 50 punti base. I rischi sembrano sbilanciati verso rialzi più aggressivi nel caso l’inflazione dovesse sorprendere al rialzo. Nessuna sorpresa riguardo l’aggiornamento delle proiezioni di crescita – riviste sensibilmente al ribasso nell’anno in corso e in quello successivo – mentre quelle sull’inflazione risultano più pessimistiche – la headline al 2,1% sull’orizzonte di previsione – rispetto alle attese e al di sopra del target di policy del 2%. Non sorprende quindi la reazione dei mercati obbligazionari: ribassi diffusi in Europa, in particolare sulle parti breve ed intermedie delle curve dei rendimenti, nell’aspettativa di una campagna di rialzi più aggressiva sia nella tempistica che nel punto di arrivo. In questo contesto, il BTP italiano subisce il danno più evidente con un allargamento dello spread contro il Bund tedesco ad un nuovo massimo di periodo a 215 punti base: l’assenza di una discussione concreta su un nuovo programma di sostegno che possa evitare quello che la BCE definisce “rischio di frammentazione” innervosisce gli investitori, che temono ora un ulteriore allargamento dello spread in un contesto macroeconomico in deterioramento, tassi al rialzo, una complicata manovra finanziaria in autunno ed elezioni generali nella primavera prossima.
A cura di Fabio Castaldi, Senior Multi-Asset Investment Manager di Pictet Asset Management