Oltre al braccio di ferro per l’approvazione e il lancio di un ETF sul Bitcoin, la SEC è finita sotto i riflettori anche per la recente sentenza circa il suo contenzioso con Ripple. Lo scorso 13 luglio il giudice Analisa Torres ha emanato un primo giudizio sommario che potrebbe favorire entrambe le parti. Infatti, nella sentenza si afferma che il token nativo di Ripple, XRP, non può essere classificato come security secondo la normativa statunitense; tuttavia, le attività di commercializzazione e i contratti di vendita di questa criptovaluta, in determinate circostanze, lo possono essere. Nonostante entrambe le parti siano ben lontane dal poter cantare vittoria, visto che ci saranno sicuramente altre sentenze derivanti da indagini più approfondite, la notizia ha comunque fatto compiere un balzo al valore del token pari al 50%.
Inoltre, la reazione immediata a questo primo verdetto è uscita dai confini di Ripple per espandersi positivamente in tutto l’universo degli asset digitali, come dimostrato dalla crescita superiore al 30% di asset come Solana, Cardano e Optimism, poi leggermente rientrata durante lo scorso weekend, o dal fatto che i future su XRP hanno guadagnato oltre il 90%. Tuttavia, quando si fanno valutazioni di mercato, soprattutto in quelli con una volatilità molto alta come nel caso degli asset digitali, è sempre bene andare oltre le reazioni “di pancia” e chiedersi quali effetti produrrà un determinato evento anche nel medio e nel lungo termine. Per quanto riguarda la sentenza Ripple, noi di 21Shares abbiamo determinato tre possibili conseguenze che gli investitori dovrebbero scontare.
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Possibile re-listing di XRP sulle piattaforme di scambio USA
Il primo effetto potrebbe essere un’inversione di tendenza che porterebbe al re-listing di XRP sulle piattaforme di scambio con sede negli Stati Uniti, e lo stesso potrebbe avvenire anche per quegli asset “banditi” perché considerati security dalla SEC nella sua disputa legale con Binance e Coinbase. Alcuni esempi sono Solana, Matic, Cardano e molti altri.
Revisione delle valutazioni
Le implicazioni del caso potrebbero portare anche a una profonda revisione delle strategie adottate da fondazioni e sviluppatori quando in fase di programmazione e lancio dei loro prodotti o servizi. Infatti, in un contesto in cui le applicazioni devono essere lanciate senza il supporto di un token, i progettisti che vogliono ottenere un finanziamento devono ricorrere ai modi “tradizionali”, che possono andare dal crowdfunding fino a una venture capital (VC). Il sostegno di una valuta digitale di riferimento, invece, permetterebbe non solo di ricevere fondi in un modo più efficiente, ma sarebbe un vantaggio anche per gli investitori, che avrebbero modo di esaminare più attentamente i fondamentali del progetto e dei protocolli e anche di fare valutazioni di mercato più precise, grazie all’accesso a fattori chiave come inflows e fidelizzazione degli utenti, misurati attraverso utenti attivi e di ritorno.
Una nuova “token economy” e strategie go-to-market
Quando la vendita di XRP a investitori istituzionali era considerata una vendita non registrata di security, i progetti basavano la raccolta di capitale attraverso vendite primarie che coinvolgono privati e venture capital. Adesso, invece, se la sentenza sarà confermata, potranno dare la priorità allo sviluppo di un protocollo sostenibile, che generi entrate fin dalle prime fasi, con meno pressione sulla domanda di adozione da parte degli utenti e un trasferimento di capitale nelle prime fasi di crescita. Di conseguenza, prevediamo due possibili scenari, derivanti da questo cambiamento nell’attitudine del mercato. Innanzitutto, più progetti a livello di applicazione potrebbero posticipare i lanci di token fino a quando non stabiliscono l’allineamento tra i servizi principali del loro prodotto e la domanda del mercato, con le valute digitali che fungerebbero da asset indispensabili, consentendo agli utenti di accedere a una determinata suite di prodotti, anziché fungere esclusivamente da token di governance. Per quanto riguarda le piattaforme di smart contract, il token sarà necessario per mantenere la sicurezza, il decentramento e l’allineamento delle parti interessate. In conclusione, potremmo vedere una maggiore enfasi nelle vendite sul mercato secondario fundraising visto nel 2017.
Infine, i progetti consolidati possono rivedere i loro interi modelli di business per migliorare la valorizzazione delle criptovalute. Un esempio in tal senso è Polygon, che ha svelato una nuova architettura del network in cui il token svolge un ruolo più importante e attivo all’interno dell’ecosistema. Nello specifico, POL fungerà da risorsa essenziale per convalidare catene interconnesse, favorendo così un maggiore impegno e partecipazione tra chi detiene l’asset.
A cura del team di ricerca di 21Shares