Solo nel 2021, i consumatori globali hanno acquistato circa 600 miliardi di dollari in semiconduttori, cifra che si stima raggiungerà i mille miliardi di dollari entro la fine di questo decennio. Oltre ad essere presenti in tantissimi aspetti della nostra vita quotidiana, dalle auto che guidiamo ai telefoni che utilizziamo, i semiconduttori sono cruciali anche per il futuro delle tecnologie di prossima generazione quali il cloud computing, l’intelligenza artificiale (A.I.), il 5G e i veicoli elettrici (EV).
Il settore dei semiconduttori è diventato altamente globalizzato e un intoppo nella catena di approvvigionamento globale può causare una carenza di chip per tutti i paesi, come è successo dopo l’inizio della pandemia.
Nell’ultimo decennio, la Cina è cresciuta fino a diventare uno dei maggiori mercati di consumo di semiconduttori al mondo. Sebbene gli Stati Uniti abbiano recentemente imposto una serie di controlli sulle esportazioni di semiconduttori statunitensi verso la Cina, riteniamo che l’impatto sulla Cina potrebbe essere minore di quanto suggerito dai titoli dei giornali: nel tentativo di frenare il progresso tecnologico cinese nel settore, gli Stati Uniti potrebbero danneggiare le proprie aziende più di quelle cinesi.
Nel 2021 la Cina ha importato 432,5 miliardi di dollari di circuiti integrati. Nel 2020 il Boston Consulting Group (BCG) ha stimato che entro il 2025 le aziende statunitensi potrebbero perdere il 18% della loro quota di mercato globale e il 37% dei ricavi se gli Stati Uniti vietassero completamente alle aziende di semiconduttori di fare affari con i clienti cinesi.
La Semiconductor Industry Association stima che la conversione dell’attuale catena di fornitura di semiconduttori altamente integrata a livello globale in catene di fornitura locali completamente “autosufficienti” richiederebbe almeno 1.000 miliardi di dollari di investimenti. Ciò comporterebbe un incremento complessivo dei prezzi dei semiconduttori compreso tra il 35% e il 65% con il conseguente aumento dei costi per i consumatori globali.
Sebbene la nuova norma abbia chiare implicazioni negative per i produttori di chip statunitensi e per l’economia globale, riteniamo che il suo impatto a breve termine sulle aziende cinesi produttrici di chip possa in realtà essere limitato. La nuova politica è diretta alle capacità di produzione di chip avanzati delle aziende cinesi e dei loro fornitori internazionali, ma questi tipi di impianti avanzati rappresentano ancora una piccola parte dei produttori di chip cinesi.
Invece, man mano che la Cina diminuisce la sua dipendenza dalle importazioni di semiconduttori, l’industria cinese dei chip potrebbe continuare a espandere la capacità nella fascia di prodotti “trailing-edge”, ovvero chip meno avanzati che sono ancora molto richiesti. I chip “trailing-edge” non richiedono una tecnologia di produzione all’avanguardia, consentendo alla Cina di aumentare la produzione di chip senza dover importare tecnologie di produzione più avanzate. Col tempo, la Cina potrebbe essere in grado di aumentare significativamente la sua quota di vendite globali di semiconduttori e diventare un attore più importante all’interno del settore.
Il mercato ha ampiamente scontato le preoccupazioni per le aziende di semiconduttori statunitensi e cinesi e riteniamo che la nuova legge possa indicare un potenziale picco nelle tensioni tra Stati Uniti e Cina. I recenti commenti positivi hanno spianato la strada a un incontro in Indonesia in occasione del G20: un incontro tra Biden e Xi potrebbe portare a una ripresa della cooperazione tra Stati Uniti e Cina, necessaria ora più che mai.
I produttori di semiconduttori sono la spina dorsale della nostra economia digitale. La domanda fondamentale di chip prodotti da queste aziende cresce continuamente di pari passo con i progressi tecnologici. Indipendentemente dal fatto che gli Stati Uniti e la Cina riescano o meno a risolvere le attuali tensioni commerciali, riteniamo che le valutazioni del settore, ai minimi storici, indichino un’opportunità di acquisto unica nel suo genere.
A cura di Derek Yan, CFA, Director Investments di KraneShares