Con il ritorno delle aziende che in passato avevano delocalizzato la produzione e le trasformazioni digitali in atto, il reshoring e la digital industry costituiscono due importanti opportunità di investimenti.
Il reshoring, ovvero la rilocalizzazione della produzione nei Paesi di commercializzazione o in aree limitrofe (“nearshoring”), è un tema sempre più centrale per le aziende occidentali.
Si tratta di un fenomeno strutturale già in corso prima dell’attuale fase congiunturale e connesso all’aumento del costo del lavoro nelle tradizionali aree produttive di delocalizzazione e al progressivo rallentamento della globalizzazione, in corso da oltre dieci anni. La globalizzazione è, infatti, un fenomeno che si sviluppa in cicli di lungo periodo che riflettono l’evoluzione geoeconomica e geopolitica mondiale, come evidente nel grafico:
Dopo oltre 30 anni di espansione delle filiere produttive ci attendiamo, quindi, che la fase del loro “accorciamento” perduri nei prossimi decenni.
Il trend di “accorciamento” delle filiere è stato, negli ultimi due anni, accelerato dalla pandemia che ha determinato il blocco delle forniture e un pericoloso assottigliamento delle scorte (frutto anche di decenni di politica del “just in time”1,) dei beni non essenziali, esploso in modo drammatico col ritorno improvviso della domanda. E la “fragilità” dei sistemi di approvvigionamento è diventata ancora più evidente di recente, prima con l’avvio della guerra in Ucraina e poi con la paralisi del porto di Shanghai durante gli inattesi lockdown cinesi.
In sintesi, pandemia e guerra hanno agito da “catalizzatori” di un fenomeno strutturale già in atto, mettendo in evidenza anche la necessità di diversificare l’approvvigionamento in più Paesi per evitare la concentrazione della produzione o delle forniture in singole aree geografiche: come nella questione energetica, ripensare le filiere non è più solo un tema di efficienza della catena del valore, ma di sicurezza e controllo della produzione.
Per le ragioni esposte, pensiamo che il reshoring sia dunque destinato ad accelerare e iniziative significative sono già in corso o programmate. Per esempio, il gigante dei semiconduttori Intel ha recentemente annunciato 80 miliardi di euro di investimenti in Europa per i prossimi dieci anni, con tre nuove fabbriche (due in Germania e una in Italia) da costruire ex novo.
A livello globale, McKinsey Global Institute stima che fino al 26% della produzione sarà oggetto di reshoring e/o nearshoring, strategie che le imprese dovranno implementare per limitare il potenziale impatto negativo derivante dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento, quantificato in una flessione media dell’Ebitda fino al 42% nell’arco di un decennio.
Secondo un rapporto di Allianz, su circa 1.200 multinazionali con sede in Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Italia, “il 15% starebbe considerando la possibilità di riportare la produzione nel Paese di origine, e circa il 30% potrebbe rilocalizzare alcuni impianti in paesi limitrofi e/o amici”. Guardando all’Europa, nel 2021 si sono già registrati 565 casi di reshoring che hanno interessato aziende italiane, francesi, inglesi e tedesche (Fonte: Centro Studi Srm).
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Le opportunità connesse al reshoring
Il reshoring comporta per le aziende un generale aumento iniziale dei costi di produzione dovuto principalmente al maggior costo del lavoro, storicamente in crescita:
In Plenisfer riteniamo pertanto che, anche alla luce delle strutturali spinte inflattive in atto, le imprese punteranno in modo crescente a introdurre processi di automazione in grado di ottimizzare e incrementare nel medio termine la produttività e ridurre i costi complessivi connessi alla rilocalizzazione della produzione.
Il reshoring porterà, quindi, a nostro avviso, ad una profonda riorganizzazione dei processi industriali, tendenza che genererà diverse possibili opportunità nel settore della Digital Industry e nelle applicazioni tecnologiche ad esso connesse.
La nuova era della Digital Industry
Riteniamo che la diffusione dell’automazione vada di pari passo con una crescente digitalizzazione dell’attività produttiva delle imprese (“Digital Industry”) poiché la capacità di raccogliere e analizzare dati è fondamentale per ottimizzare l’efficienza delle macchine e implementare processi sempre più sostenibili.
In Plenisfer pensiamo che lo sviluppo della Digital Industry unito ai progressi tecnologici nei sistemi di automazione da un lato, e l’attuale fase congiunturale inflazionistica combinata con il reshoring in atto dall’altro, saranno i fattori che traineranno la diffusione dei sistemi di automazione industriale, settore nel 2020 valeva circa 175 miliardi di dollari ed è stimato in crescita a 265 miliardi di dollari al 2025 (fonte: Statista).
In particolare, negli ultimi anni, lo sviluppo tecnologico ha reso più accessibile l’investimento in sistemi di automazione basati sull’Artificial Intelligence e il machine learning oltre che sulla cobotica, ovvero “robot collaborativi”. Questi ultimi sono progettati per condividere lo spazio di lavoro con le persone e sono caratterizzati da maggiore semplicità di programmazione oltre che da dimensione e costi ridotti rispetto ai tradizionali robot industriali. La scarsa penetrazione di questi ultimi in settori diversi dall’automotive mostra, a nostro avviso, l’enorme potenziale di diffusione dei sistemi di cobotica di ultima generazione:
Ci aspettiamo quindi che la crescita dei sistemi di automazione venga, in particolare, trainata dai cobot che offriranno alle industrie vantaggi in termini di efficienza energetica e precisione nella produzione di prodotti sempre più complessi e miniaturizzati, come nel campo dei microchip o delle batterie per auto.
Il minor costo di tali sistemi di automazione rispetto alla tradizionale robotica, li rende inoltre accessibili anche a piccole e medie imprese che potranno trarre vantaggio anche dalla recente diffusione di un nuovo modello di business, il Raas (“Robot as a service”). In base a questo modello il cobot viene “affittato” dall’impresa che paga solo le ore lavoro impiegate, mentre l’investimento in capitale e la manutenzione rimangono in capo all’azienda che offre il servizio, con evidenti economie di scala. Questa soluzione richiede, quindi, investimenti più ridotti rispetto a quelli necessari all’acquisto di cobot e si basa sul crescente approccio all’utilizzo della tecnologia “pay per use” che riteniamo destinato a una rapida diffusione secondo un trend paragonabile a quello registrato nell’adozione del cloud.
In sintesi, ci aspettiamo che nell’automazione industriale si verifichi lo stesso processo di “democratizzazione” della tecnologia che ha già interessato l’elettronica di consumo e che l’industria 5.0 sarà “digitale” e guidata dallo sviluppo di nuovi software facilmente programmabili e hardware sempre più flessibili e dimensioni ridotte.
In Plenisfer, riteniamo, inoltre, che la Digital Industry trasformerà anche i sistemi di logistica e di stoccaggio delle merci.
Assistiamo già alla diffusione di centri logistici di “prossimità” che stanno affiancando i gradi hub, facendo leva sulle soluzioni tecnologiche che nel settore sono, come detto, ancora poco diffuse.
La pressione dettata dalla crescita costante dell’e-commerce è destinata a trasformare ulteriormente anche il settore della logistica che dovrà ricercare sempre più efficienza: considerando che circa i 2/3 dei costi sostenuti dal settore sono oggi ancora riconducibili a quelli per il personale, è facile intuire come i sistemi di automazione siano destinati a crescere anche in tale ambito.
Automazione industriale: il settore tech a cui guardare?
Il settore tecnologico industriale non ha vissuto la fase di crescita esplosiva che ha interessato, fino allo scorso anno, il settore tecnologico guidato dai FANG. (Facebook, Amazon, Netflix e Google) caratterizzato dall’elevato utilizzo della leva finanziaria e da multipli che hanno raggiunto i 30x Price/Earnings (P/E) contro le valutazioni medie tra i 13x e i 15x P/E del settore tecnologico industriale.
Per questo motivo e per le dinamiche strutturali e congiunturali descritte, l’azionario in Europa e negli USA che rappresenta il settore tecnologico industriale sarà, a nostro avviso, da valutare con attenzione.
In Plenisfer pensiamo che, in particolare, potranno essere interessanti in un’ottica di lungo periodo i player in grado di offrire soluzioni di ultima generazione nell’ambito della digital industry, e quindi cobotica, ma anche software per applicazioni industriali, per esempio nell’ambito della prototipazione virtuale.
A cura di Diego Franzin, Head of Portfolio Strategy di Plenisfer Investments SGR S.p.A.