La traiettoria è ancora più importante del suo punto di arrivo Considerazioni sull’ultimo rapporto IPCC presentato lunedì.
- Il Rapporto IPCC è stato talvolta criticato, erroneamente a nostro avviso, per essersi concentrato troppo sull’allarmante diagnostica sul clima e non abbastanza sulle possibili soluzioni.
- Il tempo sta per scadere e il margine di azione ora è molto stretto. Ogni anno che passa senza un’azione adeguata significa spendere un po’ di più del nostro prezioso budget di carbonio. Se non agiamo, potremmo aver speso ciò che resta del budget di carbonio cumulativo di 1,5°C entro il 2027-2028. Significa spingere il nostro mondo oltre i limiti planetari, e ci sono sempre più dubbi sulla nostra capacità di adattarci a un mondo anche di soli 2°C.
- La maggior parte delle azioni necessarie e delle tecnologie a basse emissioni di carbonio necessarie per raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025 (per poi dimezzarle entro il 2030) esistono già, e la maggior parte è già economicamente sostenibile. Ciò che serve è un’azione governativa molto chiara e decisa, per far sì che un mondo a basse emissioni di carbonio sia l’unica opzione praticabile.
- L’elefante nella stanza rimane la necessità che la nostra dipendenza dai combustibili fossili diminuisca in modo significativo, fornendo al contempo accesso all’energia a un maggior numero di persone su questo pianeta. Questa è la sfida della transizione energetica.
- È fondamentale insistere sul fatto che lo zero netto entro il 2050 non è di per sé sufficiente. Ciò che serve è una traiettoria di decarbonizzazione, senza o con un limitato superamento del nostro budget di carbonio, che porti il nostro mondo a zero emissioni nette entro il 2050. In un certo senso, la traiettoria è ancora più importante del suo punto di arrivo, ed è questo il significato del nuovo campanello d’allarme suonato dai climatologi.
Commento a cura di Alix Chosson, Senior ESG Analyst, CANDRIAM