La situazione economica globale vede un progressivo e continuo aumento dei prezzi dovuto, in gran parte, dall’aumento dei prezzi dell’energia in rialzo a causa del conflitto tra Russia e Ucraina. I Paesi sviluppati soffrono anche se in maniera decisamente differente come abbiamo approfondito in un’altro articolo. Ma come sono posizionati i Paesi Emergenti?
A illustrare la situazione Kirstie Spence, Portfolio Manager di Capital Group.
Il recente aumento dei prezzi delle materie prime ha amplificato l’accelerazione dell’inflazione registrata a livello mondiale, derivante dall’interruzione delle catene di fornitura globali causata dalla pandemia. Solo pochi mesi fa si pensava che il fenomeno sarebbe stato temporaneo, ma oggi l’inflazione appare destinata a rimanere elevata per un periodo di tempo prolungato, nonostante la contrazione dell’attività economica e dei redditi reali. È interessante osservare la differenza tra mercati sviluppati ed emergenti in termini di impatto e risposta all’inflazione. Negli ultimi 10 anni, le banche centrali dei mercati sviluppati hanno cercato di far crescere l’inflazione fino all’obiettivo fissato, mentre quelle dei Paesi Emergenti hanno per lo più mantenuto il loro sforzo a lungo termine per ridurre l’inflazione. Stranamente, nell’ultimo periodo l’inflazione dei Paesi Emergenti è stata relativamente più bassa rispetto a quella dei mercati sviluppati (MS).
Ciò è riconducibile a due motivi. In primo luogo, nei paesi emergenti la ripresa economica è più debole e, in secondo luogo, le banche centrali dei ME sono intervenute più proattivamente aumentando i tassi di interesse.
Indice dei contenuti
La ripresa economica nei Paesi Emergenti è ancora debole
I paesi emergenti, così come quelli sviluppati, hanno registrato contrazioni notevoli del prodotto interno lordo (PIL) causate dalla pandemia, che a loro volta hanno generato ampi output gap. Per di più, la ripresa dei ME ha decisamente arrancato rispetto a quella dei MS (mercati sviluppati), in parte a causa della spesa fiscale inferiore e ai tassi di vaccinazione ridotti. Ripresa economica debole e output gap sono tipicamente associati a tassi di inflazione ciclicamente inferiori.
I decisori politici dei Paesi Emergenti hanno iniziato ad alzare i tassi prima delle banche centrali dei MS
In media, rispetto alle banche centrali dei MS le banche centrali dei ME sono intervenute più proattivamente aumentando i tassi, nonostante le deboli condizioni interne, per vari motivi:
L’aumento dei prezzi delle materie prime colpisce alcuni paesi dei ME più duramente dei MS
Mentre l’inflazione colpisce i consumatori di tutto il mondo, il recente rincaro delle materie prime sta avendo un forte impatto su molte economie emergenti. In particolare, sono aumentati i prezzi dei prodotti alimentari, poiché Russia e Ucraina sono importanti esportatori di materie prime alimentari a livello mondiale. I generi alimentari costituiscono la principale componente del paniere dell’inflazione in molti ME, rappresentando circa il 25% del paniere IPC mediano di un’economia emergente, con picchi del 50% in paesi come l’India; questa quota è inferiore al 15% per il paniere mediano di un’economia sviluppata e inferiore al 10% per gli USA. Come dimostrato dalla Primavera araba nei primi dieci anni del Duemila, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari può essere fortemente destabilizzante nei paesi emergenti. Tuttavia, alcuni mercati emergenti, soprattutto in America Latina, non sono stati particolarmente colpiti dall’aumento dei prezzi degli alimentari a livello globale; gran parte della loro produzione alimentare avviene a livello locale e, in alcuni casi, questi paesi sono meno dipendenti da grano e cereali.
Le banche centrali dei Paesi Emergenti hanno più difficoltà a dimostrare la loro credibilità ed evitare il rafforzamento delle aspettative di inflazione
Anche se molte delle cause dell’inflazione potrebbero sembrare transitorie (alimentari, energia, carenze di fornitura dovute alla pandemia, ecc.), quando l’inflazione inizia a diffondersi anche in altre aree, le aspettative di inflazione crescono e i comportamenti cambiano. Nei mercati emergenti questo può accadere più rapidamente rispetto ai MS, poiché la maggior parte di essi non ha mai conosciuto periodi di bassa inflazione.
Le banche centrali dei Paesi Emergenti sono abituate ai cicli di inflazione e, di conseguenza, i decisori politici possono sfruttare meglio i tassi di interesse per far fronte alle sfide dell’inflazione
Il fatto che la maggior parte delle banche centrali dei Paesi Emergenti non abbia utilizzato il quantitative easing durante la pandemia dimostra che gli istituti centrali di questi mercati possono sfruttare meglio i tassi di interesse per far fronte alle sfide dell’inflazione, diversamente da quelli dei MS. Ciò significa anche che il linguaggio e altri strumenti hanno un peso minore.
Tassi di interesse più alti contribuiscono a proteggere i Mercati Emergenti dai deflussi di capitali quando la Fed alza i tassi
Spesso i mercati emergenti registrano deflussi di capitali durante le fasi di rialzo dei tassi di interesse statunitensi, poiché normalmente l’aumento dei tassi USA determina una diminuzione del differenziale con i Paesi Emergenti, riducendo la remunerazione ricevuta dagli investitori a fronte del rischio paese emergente assunto. Pertanto, le banche centrali dei ME devono necessariamente anticipare l’aumento dei tassi di interesse, precedendo le mosse della Federal Reserve (Fed). L’atteggiamento proattivo delle banche centrali dei ME ha determinato differenziali più ampi in termini di rendimenti reali. L’accelerazione dei rialzi dei tassi da parte delle banche centrali dei ME ha determinato un ampliamento dei differenziali dei tassi di interesse reali tra ME e USA. Attualmente, i rendimenti reali dei ME sono per lo più positivi.
A nostro avviso, la maggior parte dei ME è relativamente ben posizionata per affrontare le sfide future, grazie a fondamentali per lo più solidi e fattori tecnici favorevoli. Siamo prudenti sulla duration del debito in USD, poiché probabilmente l’inflazione sarà più vischiosa di quanto suggerito dalle attuali mosse della Fed; tuttavia, riteniamo che l’universo del debito in dollari a più alto rendimento offra ancora opportunità su base idiosincratica. Il debito dei ME in valuta locale appare interessante, a fronte di differenziali di rendimento reale elevati, soprattutto al centro della curva, poiché le curve di molte valute locali hanno registrato un forte appiattimento. Considerando il punto di partenza dei tassi di cambio dei ME e le previsioni ottimistiche di crescita per la maggior parte di essi, riteniamo che nel 2022 le valute dei ME possano fornire un contributo positivo ai rendimenti complessivi.
commento e analisi a cura di Kirstie Spence, Portfolio Manager di Capital Group