Sebbene vi siano segnali che indicano che ci stiamo avvicinando al picco dei tassi, soprattutto negli Stati Uniti, la Banca Centrale Europea (BCE) continua a seguire una traiettoria diversa. In seguito alla riunione di dicembre e alle recenti comunicazioni dei membri del Consiglio direttivo, sembra che la BCE sia determinata ad aumentare i tassi di 100 punti base (pb) nel corso del primo trimestre di quest’anno, con due aumenti da 50 pb a febbraio e marzo. Solo successivamente il mercato prevede un rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi, con un picco del tasso di interesse sui depositi superiore al 3% entro la fine dell’anno.
Questa visione riflette il fatto che, tra le banche centrali, la BCE è stata restia ad aumentare i tassi nel 2022. È inoltre giustificata dalla ripresa economica dell’area euro, migliore del previsto, che ha caratterizzato l’inverno. Sebbene l’inflazione headline nell’area euro sia diminuita negli ultimi mesi, l’inflazione core continua a essere in controtendenza.
Tuttavia, intravediamo due rischi chiave che emergono dalle proiezioni di un ulteriore significativo inasprimento delle condizioni finanziarie. In primo luogo, sebbene i dati più recenti siano stati migliori del previsto, i fondamentali legati alla scarsità dell’offerta energetica globale e all’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina non sono scomparsi. Inoltre, una politica monetaria restrittiva potrebbe far scivolare l’economia verso la recessione, innescando eventualmente rischi per la stabilità finanziaria nelle economie dell’area euro fortemente indebitate. In secondo luogo, se la ripresa nell’area euro continuerà a sorprendere al rialzo, i tassi potrebbero dover aumentare molto di più di quanto attualmente previsto dal mercato.
A cura di Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income