Anche il 2020 vedrà la Brexit come tema chiave per l’economia europea e globale. Appare molto probabile che il Regno Unito esca dall’Unione Europea
Al momento sembra molto probabile che il Regno Unito esca dall’Unione Europea alla fine di gennaio con l’attuale accordo di uscita. Il risolversi delle incertezze sulla Brexit dovrebbe far risollevare l’attività economica, portando gli indicatori macroeconomici europei (come il PMI manifatturiero) a rimbalzare. Inoltre, anche settori come quello delle automobili, delle assicurazioni o dei beni strumentali potrebbero crescere. Dovremmo vedere alcune prestazioni migliori anche da parte di quelle aziende britanniche che si focalizzano sul mercato interno poiché, al momento, sono spesso scambiate a valutazioni interessanti rispetto alle valutazioni passate. Affinché i titoli azionari possano crescere nel lungo periodo è però necessario che ripartano gli investimenti in capitale, assicurando così una ripresa della produttività e degli utili societari. Alcuni stimoli fiscali potrebbero essere indispensabili per paesi come la Germania, che attualmente si trovano impantanati in una recessione tecnica.
Riteniamo che molte economie emergenti vedranno un aumento della crescita nel 2020. In alcuni casi, come Russia, Sudafrica e Turchia, questo rappresenterà una accelerazione dopo anni di crescita modesta. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la crescita dei paesi emergenti è rimasta intatta e dovrebbe espandersi ulteriormente a seguito dei tagli dei tassi di interesse generalizzati effettuati nel corso del 2019.
COME REAGIRÀ IL MERCATO AZIONARIO BRITANNICO?
Le elezioni generali del Regno Unito potrebbero aiutare a sbloccare la situazione di stallo della Brexit e quindi a creare delle concrete possibilità di investimento. Tutto dipende dalla composizione del prossimo governo: per i mercati, il miglior risultato si avrebbe con una discreta maggioranza conservatrice. In questo scenario, ci aspetteremmo che le azioni domestiche del Regno Unito registrino una sostanziale sovraperformance visto che il nuovo governo dovrebbe intraprendere azioni in materia fiscale atte a stimolare l’economia e che i livelli di investimento delle imprese dovrebbero migliorare grazie alla rimozione dell’incertezza sulla Brexit e la caduta dei premi per il rischio. Più complesso sarà il risultato elettorale, più sarà probabile che la Brexit venga ritardata, la sterlina si indebolirà e il FTSE supererà significativamente le azioni nazionali.
Il 2019, come il 2017, ha visto una volatilità del mercato insolitamente bassa. Con le banche centrali che stanno ponendo fine il taglio dei tassi, è probabile che si verifichi un ritorno a livelli più alti di volatilità.
GUARDANDO A ORIENTE
In Asia le aspettative sui rendimenti sono in risalita coincidendo con la stabilizzazione a livello globale dell’indice PMI. Le valutazioni sono positive. Nel Continente le previsioni sugli utili hanno mostrato segni di stabilizzazione e potrebbero essere pronte a risalire: qualsiasi modesto miglioramento del contesto imprenditoriale sottostante spingerà i prezzi delle azioni verso l’alto. Prevediamo che gli investitori dei mercati emergenti guarderanno a settori di crescita secolari come l’assistenza sanitaria, l’istruzione, il cloud computing e l’energia pulita come fonti di forza relativa all’interno dell’asset class.
Sebbene i mercati emergenti abbiano ridotto i tassi di interesse di 1000 punti base cumulati nell’ultimo anno, c’è ancora molta possibilità di manovra. Questi paesi stanno crescendo a ritmi tutto sommato consoni, anche se non stanno sfruttando tutto il loro potenziale. Negli ultimi tre anni, gli Stati Uniti e la Cina hanno contribuito per il 52% alla crescita globale; segue l’Unione europea, che sta investendo in infrastrutture su larga scala per produrre energia verde.
A livello regionale, gli obiettivi politici della Cina negli ultimi anni si sono concentrati tanto sulla sostenibilità e sulla qualità della produzione economica quanto sul livello di crescita in termini assoluti. Prevediamo che questa tendenza continuerà nel 2020 e non saremmo sorpresi di vedere la crescita scivolare al di sotto del 6%. Anche in questo scenario la Cina rimane una delle economie a più alta crescita e riteniamo che le azioni cinesi continueranno ad attrarre un crescente interesse da parte degli investitori globali. In particolare, la Cina sta implementando una regolamentazione dei fallimenti societari molto credibile agli occhi degli investitori occidentali.
L’India sta introducendo delle politiche di riforma del lavoro di vasta portata; questa è una condizione necessaria per l’emergere dell’India come una potenza manifatturiera regionale. L’attuazione di queste politiche non è garantita, ma potrebbero essere interessante per i produttori globali, riducendo al contempo i costi per la manifattura locale e creando i giusti incentivi per le aziende più piccole a crescere. Tutto ciò consentirebbe a più lavoratori di entrare nell’economia formale.
Commento a cura di Kim Catechis, Head of Investment Strategy di Martin Currie (affiliata Legg Mason)