La politica monetaria restrittiva del Brasile ha agito attraverso il canale del credito. Gli elevati tassi di interesse hanno rallentato i flussi di credito verso l’economia. La domanda di credito è diminuita e le istituzioni finanziarie sono diventate più riluttanti a concedere prestiti. Tenendo conto del trend di sviluppo, il gap creditizio del Brasile è solo del 2% circa, secondo la La Banca dei regolamenti internazionali (BRI), il che indica che l’indebitamento potrebbe non essere eccessivo, dato il livello di sviluppo. Tuttavia, il rapporto tra debito e reddito del Brasile, pari al 25%, è il più alto tra le economie dei mercati emergenti (EM) ed è tra i più alti al mondo. Il rapporto compete con quello della Svezia, dove il debito privato è pari al 285% del PIL. A differenza della Svezia o della Corea, il Brasile non ha vissuto un boom immobiliare durante la pandemia. La crescita del credito alle imprese è stata forte e negli ultimi due anni l’emissione di debito societario ha registrato un boom. Gran parte dell’aumento del debito delle famiglie è stato non garantito. I forti aumenti dei tassi di interesse sono stati la causa principale di un aumento significativo dei servizi di debito del settore privato. Poiché il tasso di riferimento è passato dal 2% al 13,75% nel giro di un anno e mezzo, i costi medi degli interessi per il settore privato (credito non vincolato) sono aumentati in modo significativo.
Sul fronte delle famiglie, l’indebitamento in rapporto al PIL è cresciuto da circa il 40% prima della pandemia al 50% nel 2021 e da allora è rimasto stabile. Nell’ambito del credito al consumo il debito personale non garantito e delle carte di credito è aumentato rapidamente. Con l’aumento dei tassi di interesse negli ultimi due anni, il rapporto debito/reddito delle famiglie è passato dal 20% al 27%, un massimo storico. Non sorprende che il tasso di morosità del credito alle famiglie abbia raggiunto il suo recente picco già durante la prima ondata di Covid. Il rapporto NPL (non performing loans) delle carte di credito, pari all’8%, si è avvicinato al picco della recessione del 2016. Il rallentamento dell’attività economica continuerà a mettere sotto pressione la capacità delle famiglie di ripagare i propri debiti e ci aspettiamo che gli NPL continuino ad aumentare.
Se da un lato le condizioni di credito difficili da ottenere indicano che la politica monetaria del COPOM (Comitato di Politica Monetaria della Banca centrale brasiliana) abbia funzionato attraverso il canale del credito nel ridurre la domanda e l’inflazione, dall’altro il COPOM si è trovato in una posizione più scomoda, in quanto sono emerse preoccupazioni sulla stabilità finanziaria nel momento in cui anche il sistema bancario negli Stati Uniti e in Europa ha iniziato a mostrare alcune crepe a causa degli alti tassi di interesse. Sebbene i tassi d’inflazione siano scesi, il COPOM non si sente a proprio agio con l’aumento delle aspettative d’inflazione: l’ultima rilevazione del Focus Market suggerisce che le aspettative d’inflazione a 2 e 3 anni sono salite al 3,9% e al 4,0%. Inoltre, permane il rischio di un aumento della spesa fiscale in seguito all’introduzione delle nuove regole.
La crescita del credito subirà un ulteriore rallentamento a causa del calo della domanda di credito e della maggiore avversione delle istituzioni finanziarie a concedere prestiti a causa dell’aumento dei tassi di insolvenza. Poiché quasi un terzo del reddito delle famiglie viene speso per il rimborso del debito, prevediamo un ulteriore rallentamento dei consumi delle famiglie. L’indebolimento delle finanze aziendali si tradurrà anche in una riduzione degli investimenti. Gli ultimi Purchasing Managers Index (PMI) suggeriscono che l’economia continua a rallentare, dopo una contrazione dello 0,2% qoq (trimestre su trimestre) nell’ultimo trimestre del 2022.
Vediamo rischi di ribasso per il consenso sulla crescita del PIL dello 0,9% nel 2023. Quali sono le implicazioni per gli asset brasiliani? I tassi di interesse elevati continueranno a sostenere il real brasiliano (BRL), ma le condizioni di credito restrittive indicano che i rischi di insolvenza sono aumentati e gli spread di credito potrebbero salire ulteriormente, soprattutto per le società più deboli. Anche se le perdite su crediti delle banche aumenteranno, il sistema bancario brasiliano nel suo complesso dispone di un capitale molto più elevato rispetto a quello che ha caratterizzato l’ultima recessione nel 2016. Le condizioni di liquidità, tuttavia, si sono deteriorate, ma ci aspettiamo che la banca centrale intervenga, se necessario.
A cura di Mali Chivakul, Economista Mercati Emergenti di J. Safra Sarasin