L’escalation delle tensioni al confine tra Russia e Ucraina ha alimentato i timori di un impatto sull’economia europea.
La principale preoccupazione è dovuta a un’eventuale interruzione della fornitura di gas russo all’Europa. Insieme all’aumento dei prezzi del petrolio, l’incremento dei prezzi del gas rappresenta uno shock negativo per le principali economie europee. A mio avviso, ci sarà un maggiore sostegno fiscale poiché i governi cercheranno di proteggere i consumatori e le imprese dal rincaro dei prezzi. La Banca Centrale Europea (BCE), tuttavia, si trova di fronte a un dilemma politico ben più profondo, costretta a bilanciare l’elevata inflazione e i rischi di ribasso per la crescita.
Nel medio termine, l’Europa rimarrà vulnerabile alle interruzioni delle forniture di gas finché non potrà differenziare le sue fonti di energia. In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, nei prossimi giorni o settimane potrebbero essere annunciate ulteriori sanzioni. Il loro impatto diretto sulle principali economie europee sarà probabilmente limitato, poiché negli ultimi dieci anni i legami commerciali e finanziari con la Russia si sono indeboliti in seguito alle precedenti ondate di sanzioni. A minacciare principalmente l’economia europea, invece, è la sua dipendenza dalle importazioni di gas naturale russo.
Chi ne risentirà maggiormente delle tensioni tra Russia e Ucraina
Tra i più esposti, ci sono certamente i principali Paesi importatori, Germania e Italia, nonché alcune delle economie più piccole dell’Europa centrale e orientale. Eventuali interruzioni nelle forniture di gas in Europa e un aumento dei prezzi dell’energia potrebbero influenzare la politica in tre modi. In primo luogo, mi aspetto che i governi europei aumentino il loro sostegno alle famiglie e alle imprese per proteggerle dal rincaro dei prezzi energetici, rafforzando le misure adottate negli ultimi mesi. Nello scenario peggiore, ossia gravi interruzioni nell’approvvigionamento e prezzi molto più elevati, i governi potrebbero dover ridurre la domanda di energia e compensare le aziende e i settori colpiti.
In secondo luogo, il dilemma politico della BCE si aggraverebbe nel breve termine qualora un altro shock sul fronte dell’offerta aumentasse l’inflazione e indebolisse la crescita. Solitamente, le banche centrali cercano di guardare oltre la volatilità a breve termine dei prezzi dell’energia, ma la BCE teme già che la politica sia stata già eccessivamente accomodante troppo a lungo. Dato il probabile aumento dell’inflazione, prevedo che la BCE confermi l’intenzione di mettere fine agli acquisti di asset e di aumentare i tassi di interesse, ma probabilmente procederà con cautela data l’estrema incertezza in merito ai prezzi dell’energia. L’annuncio della Germania di non voler certificare il Nord Stream 2, ovvero il nuovo gasdotto tra Russia e Germania, non ha un impatto diretto sulla fornitura di gas in quanto non è operativo, ma se la Russia si vendicasse limitando le sue esportazioni verso l’UE, l’interruzione nella fornitura di gas in Europa potrebbe essere più ingente. Questo danneggerebbe anche l’economia russa, naturalmente, ma il Paese ha costituito riserve di valuta per proteggersi da tale eventualità.
Regna ancora molta incertezza sulle potenziali interruzioni della fornitura di gas e sulla volatilità dei prezzi. I prezzi del gas naturale sono scesi notevolmente rispetto al picco della fine del 2021, ma rimangono elevati rispetto alla media dell’ultimo decennio. Anche i prezzi del petrolio sono aumentati, incrementando la pressione sui costi energetici per famiglie e imprese. Le maggiori economie europee hanno già registrato un deciso rialzo dei prezzi dell’energia. I prezzi del petrolio hanno un rapido impatto su quelli dei beni di consumo, ma il pass-through dei prezzi del gas dalla vendita all’ingrosso a quella al dettaglio varia da un’economia all’altra, soprattutto dato il sostegno dei governi per proteggere i consumatori. Probabilmente i recenti rincari dei prezzi del gas continueranno a decretare il rialzo dei prezzi al consumo nei prossimi mesi.
L’annuncio della Germania di non voler certificare il Nord Stream 2, ovvero il nuovo gasdotto tra Russia e Germania, non ha un impatto diretto sulla fornitura di gas in quanto non è operativo, ma se la Russia si vendicasse limitando le sue esportazioni verso l’UE, l’interruzione nella fornitura di gas in Europa potrebbe
essere più ingente. Questo danneggerebbe anche l’economia russa, naturalmente, ma il Paese ha costituito riserve di valuta per proteggersi da tale eventualità. All’inizio dell’inverno i bassi livelli di scorte di gas hanno destato timori, ma il clima mite ha allentato le pressioni della domanda. Alla luce degli attuali livelli di scorte, le economie europee dovrebbero essere in grado di far
fronte anche a una grave interruzione della fornitura nel breve termine, anche se Germania e Italia, i due maggiori detentori di riserve di gas, potrebbero essere costrette a ridistribuirlo ai Paesi più vulnerabili. L’UE potrebbe inoltre incrementare le sue importazioni di gas naturale liquefatto. Sebbene, in genere, il mite clima primaverile riduca la domanda e i prezzi del gas, eventuali interruzioni nell’offerta potrebbero contribuire a mantenere i prezzi elevati
Commento a cura di Robert Lind, Economista di Capital Group