La Banca d’Inghilterra (BoE) continua a essere sospinta in direzioni opposte. In un contesto di scioperi diffusi sulle retribuzioni e di crescita dei salari del settore privato ai massimi storici, la BoE si sentirà costretta a perseverare nell’adozione di toni da falco, secondo i quali le condizioni finanziarie devono essere ulteriormente inasprite per contenere le pressioni inflazionistiche. Tale narrativa si presenta in un momento importante, in quanto il Regno Unito si avvia verso il periodo chiave di liquidazione dei salari dei primi mesi dell’anno. Ciò lascia presagire un ulteriore rialzo dei tassi di interesse di 50 punti base nella prossima riunione del MPC, portando il tasso di riferimento al 4%.
Tuttavia, segnali indicano che il consumatore britannico sia sottoposto a una reale pressione. Il sentiment dei consumatori si è deteriorato a gennaio e rimane più basso rispetto al periodo peggiore della pandemia o della crisi finanziaria globale. Le vendite al dettaglio hanno subito una contrazione in tutti i mesi del 2022, tranne uno. Anche in un mercato del lavoro rigido, dalla primavera dell’anno scorso abbiamo assistito a un calo costante dei posti di lavoro.
La Banca d’Inghilterra è stata criticata per il ritardo nell’affrontare l’impennata dell’inflazione. Non vorrà che si pensi possa essere ricaduta nell’errore contrario, ovvero essere costretta a tagliare rapidamente i tassi in un contesto di inflazione in calo e di indebolimento dell’economia. I timidi segnali a indicazione del fatto che l’inflazione headline avrebbe raggiunto il picco verso la fine dello scorso anno suggeriscono che la BoE potrebbe essere vicina alla fine dell’attuale ciclo di rialzi, con un picco dei tassi appena superiore al 4%.
A cura di Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income