Investimenti ESG, nuovo slancio dall’agenda di Biden

ESG

Biden è ufficialmente il nuovo presidente degli Stati Uniti. Tre punti del programma che favoriranno gli investimenti ESG

Quando lo scorso autunno abbiamo analizzato i possibili scenari delle elezioni presidenziali americane, abbiamo evidenziato come un secondo mandato di Trump avrebbe rappresentato una sfida per gli investitori e le società attenti ai temi ESG, mentre una vittoria di Biden avrebbe garantito un ambiente più favorevole, per quanto soggetto all’equilibrio all’interno del Congresso. Nonostante gli imprevedibili eventi di Capitol Hill, è ormai chiaro che, insieme all’insediamento di Biden allo Studio Ovale, i democratici hanno conquistato anche una risicatissima maggioranza al Senato. Cerchiamo quindi di capire come tutto ciò potrebbe influenzare il mondo degli investimenti ESG.

Nel suo piano “Build Back Better”, Biden ha individuato quattro priorità fondamentali: la lotta al COVID-19, la ricostruzione dell’economia statunitense, la promozione dell’uguaglianza razziale e l’alleviamento della crisi climatica. Sebbene articolate separatamente nella piattaforma di Biden, queste priorità sono profondamente connesse. Raggiungere la “quota 0” per quanto riguarda le emissioni nette di gas serra richiederà spese e investimenti significativi, e costringerà gli USA ad affrontare una serie di sfide sistemiche che colpiscono in maniera particolare alcune minoranze: dai cambiamenti climatici alle disuguaglianze nelle opportunità economiche, alla difficoltà di accedere a cure sanitarie a prezzi ragionevoli.

Sicuramente Biden dovrò spendere le sue prime energie sulle vaccinazioni e sugli aiuti alle categorie in difficoltà. Ma ha anche già organizzato un team che, ha garantito, “sarà pronto ad affrontare dal primo giorno la minaccia esistenziale del cambiamento climatico, con una risposta nazionale unitaria nel segno della scienza e nell’equità”. Questo gruppo comprende una serie di candidati a far parte del Cabinet con esperienza e propensione verso le tematiche ambientali; l’accettazione di queste nomine da parte del Senato è poi ragionevolmente garantita dalla nuova maggioranza Dem. Inoltre, Biden ha creato due nuovi incarichi di alto livello: un National Climate Adviser che dirigerà il primo “Ufficio della Casa Bianca per la politica climatica domestica” e un inviato internazionale per il clima che siederà anche nel National Security Council.

Nella sua piattaforma sul clima, Biden si è impegnato a decarbonizzare il settore della produzione energetica entro il 2035 e a raggiungere le zero emissioni nette entro il 2050. Oltre a rientrare immediatamente negli accordi di Parigi, è probabile che l’amministrazione Biden agisca su tre leve per portare avanti queste ambizioni.

In primo luogo, si prevede che il governo federale utilizzerà i suoi vasti poteri di regolamentazione per migliorare il comportamento delle imprese e degli investitori. L’EPA e il Dipartimento dell’Energia, ad esempio, potrebbero alzare gli standard in molti settori, come quelli dell’automotive e delle centrali elettriche, ma anche quelli relativi all’inquinamento atmosferico e idrico e alle emissioni da parte delle compagnie petrolifere e del gas. La SEC potrebbe imporre alle società di pubblicare informative relative ai rischi ambientali e di diversificare il board e il management, oltre a richiedere agli asset manager di garantire trasparenza per quanto riguarda il loro approccio ESG e il modo in cui i loro portafogli sono esposti ai rischi climatici.

Inoltre, I regolatori bancari potrebbero includere scenari climatici nei loro test di resilienza, per promuovere una quantificazione più efficiente dei rischi ambientali in tutta l’economia. Sottolineiamo su questo punto che la Federal Reserve, le cui responsabilità includono la supervisione delle istituzioni finanziarie, è entrata a far parte della “Network for Greening the Financial System”, un consorzio di banche centrali che lavora per sviluppare migliori metodi di gestione del rischio climatico e sostenere la transizione verso basse emissioni di carbonio.

In secondo luogo, l’amministrazione cercherà di approvare un pacchetto di stimoli infrastrutturali che includa finanziamenti per lo sviluppo dell’energia pulita. Secondo quanto proposto da Biden, il pacchetto dovrebbe includere il finanziamento della ricerca sulle batterie, sui sistemi per la cattura dell’anidride carbonica e sulle tecnologie verdi basate sull’idrogeno, ma anche l’installazione di 500.000 nuove stazioni di ricarica per veicoli elettrici (oggi sono 50.000) e l’ammodernamento di 4 milioni di edifici commerciali e 2 milioni di case. Il pacchetto da 900 miliardi di dollari che lo scorso dicembre ha ricevuto il sostegno bipartisan includeva già estensioni per una serie di crediti d’imposta sugli investimenti e sulla produzione di energia alternativa. Tuttavia, pensiamo che sia possibile arrivare, con una graduale riconciliazione politica, all’approvazione di un pacchetto di misure da oltre 2 trilioni di dollari.

In terzo luogo, l’amministrazione potrebbe implementare nel paese un sistema di carbon pricing. Una carbon tax o un regime cap-and-trade sulle emissioni avrebbero un impatto maggiore se applicato a livello nazionale, ma potrebbe anche essere implementato a livello statale o regionale. Anche in assenza del supporto del Congresso per una carbon-tax, la Federal Energy Regulatory Commission (FERC) potrebbe applicare il carbon pricing nei mercati dell’elettricità per spingere il Paese verso l’obiettivo di decarbonizzazione del 2035. Politiche di questo genere potrebbero rivelarsi necessarie per mantenere gli USA competitivi con gli altri Paesi: l’Unione Europea sta già pensando a un controllo “doganale” delle emissioni, che comporterebbe dazi sulle importazioni dei beni ad alta intensità di CO2 prodotti in paesi con regolamentazioni meno severe, e misure simili sono allo studio anche da parte di altri partner commerciali degli Stati Uniti. Su questo tema la Segretaria al Tesoro, Janet Yellen, è stata una sostenitrice di politiche come la carbon tax, e probabilmente sosterrà il carbon pricing all’interno della nuova amministrazione.

In qualità di firmataria dell’UNPRI, Western Asset condivide pienamente quegli sforzi atti realizzare un futuro a basse emissioni di carbonio. Raggiungere le zero emissioni nette sarà sicuramente una vittoria per gli investitori ESG, ma anche per tutti noi.

Commento a cura di Bonnie M. Wongtrakool, Global Head of ESG Investments e Portfolio Manager di Western Asset Management (Franklin Templeton)

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