La crisi ucraina va monitorata con attenzione. Ma in un contesto di crescita, con la pandemia che diventerà endemica e l’inflazione che non andrà certo a beneficiare le obbligazioni, l’equity è l’asset class da cavalcare. Come? Il responsabile del Sud Europa di T.Rowe Price non ha dubbi: con un approccio di gestione attiva.
Un’inflazione che si è infiammata d’improvviso e che rimane persistente, forse più del previsto. L’annunciato inasprimento della politica monetaria della Fed e la fine del quantitative easing che è sempre più vicina in Europa. La guerra in Ucraina e la tensione salita alle stelle tra Russia e Unione Euopea e Stati Uniti. Per capire come stanno reagendo i mercati di fronte a questi scenari preoccupanti e in costante evoluzione, ma anche per avere uno sguardo a più lungo termine, abbiamo interpellato Donato Savatteri, responsabile Sud Europa di T.Rowe Price. «La parola d’ordine dell’inizio dell’anno è stata senza dubbio inflazione», spiega Savatteri. «I dati negli Stati Uniti sono stati scioccanti, ma pensiamo che da qui in avanti l’inflazione dovrebbe normalizzarsi, anche se tenderà a essere più alta rispetto al passato. I prezzi di alcuni beni, come l’abbigliamento, gli affitti e i viaggi, stanno iniziando ad aumentare solo adesso. La tematica più importante al riguardo è quella del mercato del lavoro: negli Usa siamo in piena occupazione e se l’inflazione impatterà i salari, si potrebbe innescare una spirale inflattiva, che potrebbe far salire le aspettative di inflazione. La buona notizia è che in questa fase, la comunicazione delle banche centrali è chiara e trasparente. In ogni caso, l’inflazione resterà un tema chiave». A scuotere i mercati, aggiunge il responsabile Sud Europa di T.Rowe Price, «sono state anche le tensioni geopolitiche, con l’inasprimento della crisi ucraina, sfociato in un attacco miliare della Russia nella regione. Chiaramente la situazione è estremamente fluida e da monitorare costantemente, per le ricadute sia sugli asset russi, ma anche e soprattutto sui prezzi energetici e sulle implicazioni a livello di forniture principalmente verso l’Europa».
Cosa possiamo aspettarci, invece, per i prossimi mesi?
Donato Savatteri: Il 2022 sarà un anno tatticamente orso ma strutturalmente toro: l’outlook è senz’altro positivo, ma vi sarà una componente ribassista, perché ci sono dei venti contrari che si stanno palesando già in questi primi mesi. Vediamo anche tanta volatilità, che deriva in parte dall’inflazione e si è creata per i colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento. Anche se con meno vigore, la sfida legata al coronavirus prosegue e comporterà dei ritardi per alcuni servizi. E poi c’è la questione geopolitica, costantemente in evoluzione. Dall’altro lato, i venti a favore sono numerosi: anzitutto la liquidità accumulata durante la pandemia, stimata in circa 3.000 miliardi nei mercati sviluppati, dettata dal freno alle spese. Legata a questo aspetto è la cosiddetta domanda repressa, grazie alla quale tutto ciò che non è stato consumato durante i lockdown ora viene richiesto. Si è accumulata ricchezza in questi due anni. Molte aziende godono di bilanci sani o risanati, e trarranno beneficio dai capitali che stanno per arrivare, nell’ambito dei vari piani di incentivo nazionali, quali l’American Jobs Plan o il Pnrr.
In questo contesto, qual è l’asset class da mettere nel mirino?
Donato Savatteri: L’azionario. In un contesto di crescita è questa la risposta secca: la pandemia diverrà endemica e vi sono numerosi venti a favore. L’inflazione, in uno scenario di tassi in rialzo, non andrà certo a beneficiare le obbligazioni. È vero che ci sarà volatilità, ma resta ugualmente l’asset class da guardare, adottando un approccio di gestione attiva, fondamentale in presenza di dispersione dei rendimenti. Quest’anno sarà diverso dal 2021, meno lineare.
Come bisogna muoversi su questo fronte? Quali sono le aree e i mercati equity più interessanti secondo T.Rowe Price?
Donato Savatteri: A livello geografico, l’Asia è un’area a cui guardiamo con molta attenzione, anche perché presenta valutazioni migliori rispetto al mondo sviluppato. Il Giappone ad esempio è l’unico paese tra quelli principali per cui si prevede una crescita 2022. superiore a quella del 2021. Ciò è dovuto alla forte stabilità politica, cosa che permette di avere una visione di lungo termine, e alla politica accomodante della Bank of Japan. Inoltre l’economia nipponica è orientata all’export, e ciò sarà vantaggioso in un contesto di riapertura internazionale. Vediamo poi molteplici motivi di ottimismo verso la Cina. Le autorità politiche sono alla ricerca di un nuovo equilibrio fra crescita e sostenibilità, volendo comprendere con questo termine anche il concetto di maggior inclusività, contenuto nello slogan del presidente Xi Jinping: «Prosperità comune».
Nella ricerca di questo nuovo equilibrio sicuramente vedremo tassi di aumento del Pil più contenuti rispetto al passato, ma al contempo si tratterà di una crescita più qualitativa. Noi puntiamo a ricercare quelle aziende che beneficeranno di questo riequilibrio tramite una gestione davvero attiva, che in un mercato grande, frammentato e poco maturo come quello cinese risulta di fondamentale importanza. A livello settoriale, i segmenti più interessanti saranno soprattutto quelli ciclici legati alla ripresa, come il comparto automobilistico e quello turistico. Da tenere d’occhio anche il settore finanziario, che beneficia del rialzo dei tassi. Resta positivo anche l’outlook dei settori legati alle energie rinnovabili, che godono sia dell’interesse crescente degli investitori, sia dei sussidi. Infine, in termini di stili, i settori value che restano ancora sottovalutati rispetto al growth nonostante le grandi performance dell’anno scorso presentano grandi prospettive.
Il contesto di mercato quindi sfavorirà le obbligazioni?
Donato Savatteri: Con l’inflazione che sta galoppando e con il rialzo dei tassi in vista, l’obbligazionario più tradizionale è destinato a fare male, ma esistono dei segmenti obbligazionari interessanti. Bisogna prendere posizione su scadenze brevi, per mitigare la volatilità e approfittare dell’adeguamento delle cedole ai tassi. Sarebbe ancora meglio privilegiare le strategie flessibili che hanno la possibilità di azzerare la duration o andare in negativo di duration, per avvantaggiarsi del rialzo dei tassi.
Altrove guardiamo ai bond high yield, sia perché sono legati al ciclo economico, sia perché storicamente si sono comportati molto bene in fase di rialzo dei tassi, poiché tipicamente hanno una duration corta. Per citare anche i mercati emergenti, un altro fattore importante è il fatto che queste economie producono ed esportano materie prime. Le commodity beneficiano dell’inflazione, quindi dovrebbero trarre supporto dal contesto attuale.
Un altro tema dominante è quello della sostenibilità. La crisi energetica, legata com’è alla grande fame di energia innescata dalla ripresa economica, sta mostrando come la transizione green non sia un processo privo di controindicazioni. In questo senso, come si colloca nel quadro il dibattito sul nucleare? Voi cosa ne pensate?
Donato Savatteri: Quello dell’energia nucleare resta senza subbio un tema molto divisivo. Alcuni paesi infatti, come ad esempio Austria e Germania, restano ad oggi totalmente contrari all’inclusione di questa fonte nella lista delle energie verdi della tassonomia, mentre altri si sono espressi favorevolmente. Anche tra gli investitori vi sono favorevoli e contrari.
A pesare su un’inclinazione negativa sono le numerose sfide insite nel nucleare, come lo smaltimento delle scorie, la regolamentazione, i costi elevati degli impianti e i tempi dilatati necessari per generare nuova capacità produttiva. Ciò detto, il nucleare presenta anche molti benefici: è una fonte molto affidabile, che garantisce continuità, a differenza di solare ed eolico, e a bassissimo impatto in termini di emissioni. Considerando tutti questi aspetti, la nostra ricerca interna, basata su un modello proprietario chiamato Riim (responsible investing indicator model), assegna un punteggio positivo al nucleare, anche se inferiore a quello delle rinnovabili quali solare ed eolico, a causa delle sfide citate in precedenza.
Tassonomia e Sfdr, quali sono le implicazioni per gli investitori delle nuove regole sugli investimenti Esg?
Donato Savatteri: C’è un po’ di confusione. I prodotti sostenibili stanno proliferando, e i regolatori stanno iniziando a metterli sotto scrutinio. Questa maggiore attenzione prende anche atto del fatto che da parte degli investitori le richieste sono aumentate. Il riscontro da parte degli investitori infatti è molto positivo: l’interesse è elevato sia dalle reti, che dagli istituzionali o dai gestori di gestioni patrimoniali, o fondi di fondi. La tematica è di assoluta attualità. E lo è anche per la stessa industria del risparmio gestito, che si sta adeguando a una gestione sostenibile dei business.
Gli asset manager devono essere anzitutto loro stessi sostenibili e abbracciare questa dimensione in senso olistico a 360 gradi, nelle politiche interne ambientali, di diversity&inclusion e nella governance. A livello di prodotti, l’offerta sostenibile deve essere solida e sostenuta da una reportistica il più trasparente e completa possibile. Infine le case di gestione hanno anche il dovere di pretendere la sostenibilità dalle aziende in cui investono, tramite azioni di engagement, attraverso le quali promuovere il rispetto di determinati parametri di sostenibilità o delle politiche con un impatto positivo.
Qual è la proposta di T Rowe Price per quanto riguarda gli investimenti sostenibili?
Donato Savatteri: Implementiamo l’integrazione dei fattori Esg su tutti i nostri prodotti, e lo facciamo tramite un modello proprietario che ci permette di analizzare i fattori non finanziari. I fondi articolo 8 Sfdr, basati sull’esclusione di investimenti controversi sul fronte della sostenibilità, aggiungono un ulteriore livello, mentre quelli articolo 9 Sfdr, che incorporano i due step precedenti, rappresentano ad oggi l’evoluzione più completa degli investimenti responsabili. Infatti guardano proattivamente alle società che legano le proprie revenue a delle attività con un impatto ambientale o sociale positivo. Esempi di tali attività potrebbero includere la riduzione delle emissioni prodotte, la creazione di nuovi posti di lavoro, la produzione di energia pulita ad esempio. Il filone impact per T.Rowe Price è sempre più rilevante. Qualche mese fa abbiamo lanciato una strategia globale a impatto, fondata su tre pilastri, tutti allineati con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu: ambientale e cambiamento climatico; sociale e qualità vita; innovazione sostenibile. Sfruttando i nostri modelli siamo in grado di analizzare le caratteristiche dell’impatto e verificare che sia effettivamente materiale, cioè concreto, misurabile, addizionale e resiliente, con effetti nel lungo periodo.
Quando si parla di investimenti Esg, l’enfasi cade spesso sulla “E” di enviromental. Che dire del fattore “S”, quello sociale?
Donato Savatteri: Sostenibilità non vuol dire solo sostenibilità ambientale ma anche sostenibilità sociale, quindi lotta alle disuguaglianze. Negli ultimi anni si è ampliato notevolmente il divario tra i più ricchi e i più poveri, e questo, si badi bene, ha un effetto negativo sulla crescita: è stato stimato che in un dato paese, se la popolazione più ricca aumenta la propria ricchezza dell’1%, nel giro di 5 anni il Pil scenderà di qualche centesimo percentuale; se invece sarà la popolazione meno abbiente ad aumentare la propria ricchezza, allora il Pil crescerà dello 0,4%. Per una società di investimenti come la nostra, tutto ciò si traduce nella ricerca di aziende in grado di portare servizi e prodotti a basso costo e aziende in grado di offrire l’accesso alla sanità o all’istruzione di qualità indipendentemente dalle possibilità economiche: ecco, queste aziende, attente alla sostenibilità sociale, saranno in grado di affermarsi sul mercato e di contribuire a migliorare il pianeta e i suoi abitanti.
La volatilità che ha accompagnato lo scoppio della pandemia di covid-19 due anni fa, e ora il panico di inizio anno, insegnano l’importanza di investire sempre con metodo e guardare al medio-lungo periodo. Qual è la strategia migliore in tal senso: scegliere piani di accumulo, affidarsi ai consulenti, restare costantemente informati, preferire la gestione attiva…?
Donato Savatteri: Poiché persistono diverse incertezze, non è certo il momento di entrare sul mercato in maniera indisciplinata. Allo stesso tempo non bisogna uscire: vorrebbe dire certificare perdite sicure. Come comportarsi in una fase del genere? Bisognerebbe entrare in maniera graduale, ad esempio con dei piani di accumulo, che comportano somme costati, anche piccole, riducendo il rischio di market timing. Tenere una parte dei risparmi in liquidità con tassi bassi è controverso: permette di far fronte a situazioni straordinarie o a crisi come quella attuale, ma non è una scelta lungimirante. Bisogna affacciarsi al mercato azionario con gradualità, con i piani di accumulo e subire meno l’emotività. Questa modalità dovrebbe essere sempre più diffusa nel mondo delle reti. Inoltre, è sempre bene diversificare, anche a livello geografico globale. Infine, soprattutto in fasi così delicate, la gestione attiva può aiutare a selezionare le opportunità di valore.
Qual è la lezione più importante che ha imparato nella sua carriera nel mondo finanziario?
Donato Savatteri: Le lezioni sono davvero tante. Sicuramente la più importante è che i mercati finanziari sono degli ottimi amici per un investitore, mentre possono rappresentare dei tranelli estremamente insidiosi per uno speculatore. La differenza non la fa il «dove si investe» né il «quando si investe» ma il «come si investe», vale a dire usando i concetti – sempre meravigliosamente attuali – di orizzonte temporale, diversificazione e sistematicità. Riguardo al «quando», intendo che non esiste un tempismo giusto per l’investimento, ogni momento è giusto per iniziare a investire, anzi, prima si inizia e meglio è, per sfruttare il più possibile la magia della capitalizzazione composta. L’emotività è il peggior nemico dell’investitore, ma per fortuna i mercati finanziari offrono continue opportunità. L’importante è non reiterare comportamenti sbagliati, vale a dire smettere di investire con gradualità quando i mercati scendono o addirittura vendere tutto al primo scossone di mercato, rendendo quindi reale una perdita virtuale e precludendosi l’opportunità di un recupero. In 25 anni di carriera ho sentito dire un’infinità di volte, anno dopo anno, che «i mercati sono ai massimi…», per fortuna ho capito presto che si tratta di concetti relativi e non assoluti e che di «massimi di mercato» ne vedrò ancora tantissimi.
E qual è il consiglio che darebbe a un giovane che quella carriera vorrebbe iniziarla?
Donato Savatteri: Il mondo finanziario offre moltissime opportunità, non bisogna pensare solo a Gordon Gekko del noto film Wall Street, la finanza è anche altro: si può intraprendere una carriera da gestore di portafoglio, da analista sui mercati azionari o obbligazionari, da economista, da gestore di relazioni con i clienti, da specialista di marketing e tanto altro ancora. Può capitare di non riuscire a iniziare esattamente nel percorso di carriera che si sogna, ma ciò non preclude assolutamente la possibilità di raggiungerlo in seguito, pertanto il consiglio principale è proprio questo: se si sogna una carriera nella finanza, il passo più importante è quello di entrare in questo mondo anche da una porticina secondaria per poi costruirsi il percorso verso il ruolo desiderato. L’importante è approcciare questo mondo con umiltà, ottime capacità di ascolto e spirito imprenditoriale, in quanto si tratta di un settore in continua evoluzione che premia sempre l’iniziativa e l’innovazione, indipendentemente dagli anni di esperienza, come invece avviene in altri settori.