Nel corso del 2023, l’IVASS ha condotto un’indagine approfondita sulle polizze IBIPs caratterizzate da elementi di sostenibilità ESG, allo scopo di valutarne l’integrità strutturale e le modalità di presentazione al pubblico.
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Prevalenza delle polizze “sostenibili”
L’indagine ha coinvolto 18 compagnie assicurative, evidenziando una significativa presenza di polizze classificate come “sostenibili”.
Sono state individuate 106 polizze di questo tipo, relative a oltre 1,1 milioni di contratti, con una raccolta premi che si aggira intorno ai 48,8 miliardi di euro dall’inizio della loro commercializzazione.
Le polizze multiramo rappresentano il 45% del campione, seguite dalle unit linked (29%) e dalle polizze rivalutabili (25%).
Non sono state create polizze nuove ad hoc, ma è stata piuttosto implementata una strategia di inserimento di asset ESG tra gli investimenti già in commercio.
Valutazioni ESG e asset allocation
Le compagnie hanno rivisto l’asset allocation delle polizze per includere asset conformi alla normativa ESG. Questo si è riflesso in:
- 3.141 fondi esterni, di cui 2.041 classificati come “light green” e 197 come “dark green”;
- 173 fondi interni, di cui 72 classificati come “light green”, 1 come “dark green”, e 93 non classificati;
- 26 gestioni separate, con 13 classificate come “light green”, 7 come art. 6 SFDR e 6 non classificate.
Valutazioni ESG e tipologia di sottostanti
Le valutazioni ESG variano a seconda della tipologia di sottostante considerata. I fondi interni sono valutati tramite soglie minime di asset, mentre le polizze collegate alle Gestioni Separate possono essere valutate attraverso un rating ESG o criteri di esclusione.
Dall’analisi condotta non emergono casi evidenti di greenwashing. Ma si osserva una certa cautela da parte delle compagnie nella classificazione dei prodotti come “light green” o “dark green”.
Tuttavia, la disomogeneità nella classificazione e la documentazione precontrattuale possono rendere difficile per i clienti comprendere le caratteristiche di sostenibilità delle polizze, potenzialmente portando a un rischio di “greenbleaching”.
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