Per condurre un’attività di engagement efficace è opportuno che le aziende coinvolte nel processo di investimento mostrino la volontà di cambiare e il potenziale per affrontare tale cambiamento. Parliamo di “impact investing”, ma di cosa si tratta?
“Impact Investing” significa migliorare l’impatto che i prodotti e i servizi di un’azienda, a prescindere dal settore di appartenenza, hanno sulla società e sull’ambiente, investendo nel cambiamento che sta alla base della transizione. Il team di gestione di Pictet Asset Management misura tale impatto attraverso
l’allineamento delle attività di un’azienda agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, o SDG) delle Nazioni Unite, che rappresenta il quadro normativo internazionale più ampio e completo oggi disponibile.
Osservando le aziende con la lente degli SDG, gli impatti positivi e negativi di ogni attività possono essere valutati in base a un’ampia gamma di aree di impatto. Ridurre le esternalità negative legate a una attività è il primo passo e può risultare tanto importante quanto aumentare gli effetti positivi. Un’azienda agricola, ad esempio, potrebbe essere allineata all’SDG 2 (Sconfiggere la fame), ma se i prodotti impiegati danneggiano la qualità del suolo e inquinano i fiumi, questo inciderà negativamente sugli obiettivi 14 (La vita sott’acqua) e 15 (La vita sulla terra). La nostra strategia di impact investing cerca di migliorare l’intero spettro degli SDG di aziende appartenenti a tutti i settori, per trovare quelle realtà che hanno il potenziale per far parte di un futuro più sostenibile.
Per gli investitori c’è un altro motivo per sostenere il cambiamento positivo: un miglioramento nell’impatto di un’azienda si riflette anche nelle sue prospettive di ritorni futuri. Le società già ben allineate agli SDG, le cosiddette “aziende leader”, sono quelle più adatte a generare rendimenti maggiori e crescita strutturale nel breve termine. Le società in fase di crescita dal punto di vista ambientale, sociale e di governance (tra cui si distinguono aziende in fase di miglioramento e aziende opportunità) possono registrare sia un miglioramento dei profitti, ma anche una rivalutazione delle proprie quotazioni. Investendo in un mix eterogeneo di società con diverso grado di allineamento agli SDG, gli investitori possono quindi accedere a fonti diversificate di performance.
Indice dei contenuti
Impact investing: intelligenza artificiale e keyword
Per analizzare la congruenza di un’azienda rispetto ai parametri strategici di impact investing scelti dal team di Pictet AM, si utilizza uno strumento innovativo proprietario di elaborazione del linguaggio naturale basato sull’Intelligenza Artificiale. Si tratta di un algoritmo che genera circa 200 parole chiave per ogni singola attività aziendale all’interno dell’indice globale MSCI ACWI e analizza descrizioni aziendali, di prodotto e di servizio da fonti ufficiali e pagine web (S&P, Factset, Bloomberg e altri). Le parole chiave individuate vengono poi incrociate con le keyword alla base dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e dei relativi 169 target delle Nazioni Unite, per determinare l’impatto delle potenziali attività secondo un
ampio database di ricerca scientifica. In base alla somiglianza semantica, lo strumento genera, quindi, un coefficiente di allineamento positivo o negativo dell’attività a ogni SDG, presente e potenziale.
Fanno seguito a questa prima fase di scrematura uno screening finanziario e operativo, per restringere il campo, e un’approfondita attività di analisi fondamentale, volta a identificare le idee di investimento più interessanti, supportate dai numeri. Infine, si procede alla costruzione del portafoglio azionario
concentrato (tra le 35 e le 55 aziende) e ad alta convinzione.
Dall’engagement al cambiamento: la strategia “Positive Change”
L’attività di engagement è vitale per Pictet AM e vuole incoraggiare attivamente il cambiamento collaborando con le aziende. Ci riferiamo a questo modo di operare con il termine “addizionalità”, ovvero quel cambiamento che non sarebbe potuto avvenire senza il coinvolgimento diretto dell’investitore. L’engagement è una leva fondamentale per una strategia che non investe solo in aziende a impatto positivo, ma si concentra sul processo di miglioramento.
Nel dettaglio, all’interno della nostra nuova strategia denominata “Positive Change” stiamo collaborando con un importante produttore statunitense di lenti a contatto per migliorarne l’efficienza. Si tratta di un’azienda molto forte, con un buon modello di business e una lunga strada di crescita davanti a sé, ma ancora con alcune aree di debolezza. La società si sta infatti impegnando, da un lato, nel risolvere il problema dell’accessibilità al prodotto (secondo il Brien Holden Vision Institute, il 50% della popolazione mondiale soffrirà di miopia entro il 2050) e, dall’altro, nel riciclo e nella biodegradabilità del prodotto (solo negli Stati Uniti,ogni anno, vengono buttate circa 14 miliardi di lenti a contatto). L’azienda è già al momento allineata ad alcuni Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ma è al di sotto della media del settore sanitario. Lo strumento evidenzia, infatti, un allineamento negativo all’SDG 14 “La vita sott’acqua”; il motivo è che, ad oggi, i suoi prodotti non sono biodegradabili. Dopo aver condotto ricerche approfondite sulla fattibilità di tale approccio, ci stiamo impegnando con l’azienda per migliorare la circolarità di questi prodotti: riciclabilità a breve termine e introduzione di prodotti biodegradabili a lungo termine.
Collaborare con le aziende per generare un cambiamento positivo
Gli impegni che prendiamo devono quindi essere realistici, misurabili e vantaggiosi per l’azienda, mitigando i rischi o, idealmente, creando valore per l’investitore. Accompagnando la nostra analisi a un’attività trasparente di reporting, gli investitori possono capire perché abbiamo selezionato una determinata azienda e quale miglioramento si possa attendere.
Detto in termini pratici, una miniera di carbone sarà sempre una miniera di carbone e, quindi, non potrà mai avere un impatto positivo con quel modello di business. I veicoli elettrici hanno bisogno di nichel, litio e cobalto. Anche gli edifici più efficienti hanno bisogno di cemento e acciaio. I pannelli solari sono considerati virtuosi, ma in Cina viene impiegato carbone per produrli.
Una società di servizi petroliferi, tuttavia, potrebbe disporre della tecnologia necessaria per sviluppare energie pulite del futuro, come l’idrogeno; man mano che le tecnologie pulite diventeranno una parte preponderante delle vendite di quell’azienda, l’allineamento SDG migliorerà.
L’esperienza ci spinge a esaminare in modo olistico l’intera catena del valore, prendendo in considerazione le esternalità positive. La nostra strategia, infatti, non è quella di acquistare solamente titoli legati all’energia pulita e alla tecnologia – ovvero in società che hanno già effettuato la transizione – ma considerare settori in cui le esternalità negative hanno ancora impatti importanti per la nostra società, come nei settori industriali e dei materiali. Entrando a stretto contatto con i dirigenti delle aziende, abbiamo l’opportunità di trovare soluzioni che tengano conto delle componenti sociali o ambientali, e che siano vantaggiose per i bilanci. E quando le aziende riescono a trasformarsi, le valutazioni migliorano.
Certo, cambiare ciò che fa un’azienda, a livello di prodotti e servizi, non è facile e può richiedere ingenti investimenti. La capacità finanziaria è, quindi, un requisito fondamentale per intraprendere la strada del cambiamento; per l’azienda questo implica avere una buona solidità e redditività del bilancio.
Ci sono poi dei segnali che un’azienda può lanciare e che possono aiutare acomprendere l’effettiva volontà di impegnarsi a fare di più (ad esempio, un cambio di gestione o l’azione degli shareholder). Il modo migliore, tuttavia, resta sempre il dialogo aperto: parlare e discutere del cambiamento è l’unico modo per valutare l’apertura al confronto, l’adeguatezza al raggiungimento dei nostri obiettivi di engagement e la disponibilità a rispettare parole e impegni. Se il management non è disposto a discutere gli obiettivi che mirano esplicitamente ad aiutare l’azienda stessa, quella realtà non è adatta a lavorare con noi.
Siamo convinti che, investendo in società che effettuano la transizione indipendentemente dal settore di appartenenza e dalla dislocazione geografica, gli investitori possano guidare il cambiamento positivo sbloccando, allo stesso tempo, opportunità per rendimenti superiori alla media.
Questa è la strategia di investimento che abbiamo adottato per il fondo Pictet-Positive Change: selezionare quelle aziende che hanno la voglia e la capacità di partecipare attivamente ai cambiamenti dirompenti del futuro, per cavalcare l’onda della sostenibilità.
Commento a cura di Evgenia Molotova, Senior Investment Manager e co-gestore del fondo Pictet-Positive Change di Pictet Asset Management