Nella giornata di oggi Matteo Salvini e Luigi Di Maio saliranno al colle e il presidente Mattarella darà probabilmente l’incarico a Giuseppe Conte, avvocato civilista di area Cinque Stelle, per dare il via all’inedito governo 5 Stelle-Lega.
I due mesi di stallo si sono sublimati in un programma di 40 pagine, un “contratto” come lo definiscono i protagonisti, mutuando un istituto tipico della politica tedesca. All’interno del documento sono elencate in ordine alfabetico le varie aree di intervento dell’esecutivo. Ciò che emerge è la varietà dei livelli di approfondimento, probabilmente derivata dalla velocità con cui è stato redatto il documento (i socialdemocratici tedeschi e la Cdu della Merkel hanno impiegato circa tre mesi di trattative per redigere il loro programma). Riguardo ad alcune macroaree, il contratto si ferma a generiche dichiarazioni di intento, riguardo ad altre si entra nel dettaglio, con dovizia di cifre e specifiche. Senza entrare nel merito politico delle varie proposte, andiamo ad analizzare quali potrebbero essere le conseguenze per gli investitori – sia dirette, sia soprattutto indirette. Ovviamente ciò che da un punto di vista finanziario è rilevante, visto l’elevato debito pubblico italiano, è la questione della tenuta dei conti pubblici nel contesto del sistema finanziario europeo. L’Italia negli ultimi anni ha intrapreso delle politiche fiscali che hanno mirato al controllo del debito. Queste scelte, congiuntamente ai programmi di sostegno della Bce, hanno portato lo spread sui titoli pubblici italiani a scendere rispetto ai livelli critici raggiunti nel 2011 e negli anni seguenti (sintomo di una percezione migliorata rispetto alle prospettive del debito pubblico italiano).
Perché esiste il rischio Italia? In termini di valutazione del rischio sovrano, quando si è parte di un sistema interconnesso, come è il caso dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea, trovarsi nelle posizione di essere percepiti come la componente più problematica del gruppo di riferimento non è mai positivo. Questo perché automaticamente si diventa l’elemento più esposto in caso di crisi esogene e si è sottoposti a un livello di attenzione superiore. L’Italia si trova al momento in questa scomoda posizione. Ora che si avvicina la fine del Quantitative Easing, ciò che tutti guarderanno è il livello di disciplina fiscale che il governo saprà garantire e i rapporti con l’Unione Europea. Quelle dei mercati non sono valutazioni di tipo politico, gli operatori di mercato hanno interesse a valutare e scambiare gli asset finanziari, valutandone correttamente i rischi.
Il programma del governo 5Stelle-Lega prevede un gran numero di misure fiscali che si preannunciano piuttosto costose. Ciò che da un punto di vista finanziario è rilevante, visto l’elevato debito pubblico italiano, è la questione della tenuta dei conti pubblici nel contesto del sistema finanziario europeo. Due sono le possibili interpretazioni dei mercati: la prima è quello di chi non crede che questo programma possa essere realistico e che quindi in fase di implementazione esso verrà addolcito, la seconda è di chi crede che questo programma porterà il Paese verso il dissesto economico e comunque verso la rottura del patto con i partner europei. In generale i mercati, come normale, dovrebbero inizialmente concedere fiducia al nuovo esecutivo, resta tuttavia il rischio di una crisi esogena o di errori politico/comunciativi.
Ciò che consigliamo agli investitori è di cercar di diversificare il più possibile i propri investimenti, non legando anche il proprio risparmio alla sorte delle vicende italiane.
A cura di Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm