Gli specialisti del fixed income

Tratto da Asset Management febbraio 2021

Con più di 2mila miliardi di masse, PIMCO è leader nella gestione attiva di fondi obbligazionari.

 

Il managing director responsabile per il mercato italiano spiega perché la specializzazione è il primo punto di forza della società. E un vantaggio competitivo, soprattutto di questi tempi Margerita Abbate Daga P IMCO è una delle principali società di gestione di investimenti obbligazionari al mondo. Fondata nel 1971 a Newport Beach, California, è stata la prima a proporre agli investitori un approccio total return in ambito obbligazionario. Oggi è presente in tutto il mondo, e in Italia è guidata dal 2006 dal managing director Alessandro Gandolfi. «Quest’anno a novembre compio 15 anni in PIMCO», racconta, «prima ho lavorato in Sanpaolo Asset Management, che oggi si chiama Eurizon, dove mi occupavo di investitori istituzionali.

PIMCO

Ho conosciuto PIMCO quando ancora non era presente in Italia. Facevamo consulenza a un fondo pensione che l’aveva selezionata per gestire il suo patrimonio. Era il 2005, alcuni manager di PIMCO vennero a fare la classica portfolio review e ci raccontarono quello che stava accadendo intorno ai mutui negli Usa, ci parlarono dei subprime e dei rischi che c’erano. La cosa non suscitò grande interesse, ma io invece volli approfondire la questione. Solo in seguito scoprii che furono proprio le domande che posi allora a creare particolare interesse nei miei confronti da parte del colosso internazionale, avviando un dialogo approfondito che mi ha permesso di entrare a far parte del team di PIMCO. Proprio in quella occasione ho imparato una grande lezione: non è necessario avere sempre le risposte giuste, ma bisogna sapere quali domande fare». Come è cambiata la società in questi anni? Quattrodici anni fa, quando sono entrato in PIMCO, la società aveva ancora la figura del fondatore, Bill Gross (il «re dei bond», ndr), quale unico riferimento agli occhi degli investitori, una strategia preponderante, il total return, che gestiva direttamente, e un segmento di business che dominava sugli 2021 Gennaio / Febbraio 13 Alessandro Gandolfi, managing director e responsabile per l’Italia di Pimco altri, quello degli istituzionali. Già allora era uno dei grandi player, con circa 700 miliardi di dollari in masse gestite. Tra i grandi player dell’industria globale era l’unico ad avere una specializzazione così marcata in un segmento, quello appunto del fixed income a gestione attiva.

Oggi PIMCO si presenta come una realtà molto più variegata. Il nostro fondo flagship, Income, per quanto importante non è più così predominante sulle masse gestite dalla società. PIMCO è molto più diversificata in termini di competenze, di talenti, di strategie e di segmenti di business: a quello istituzionale, che resta importante, si è aggiunto il wealth management, ossia la distribuzione di fondi e di servizi alle banche e alle reti di consulenza. Inoltre, da qualche anno guardiamo con crescente interesse al cosiddetto family capital (i grandi capitali famigliari) per offrire prodotti alternativi e illiquidi, in passato destinati quasi esclusivamente ai grandi investitori internazionali. Non è cambiata, invece, la struttura organizzativa, molto «lean», agile. Infatti siamo poco più di 3mila persone per oltre 2mila miliardi di masse sotto gestione. Continuiamo ad avere un unico processo di investimento che fa da sintesi delle varie sensibilità e competenze presenti in azienda: tutti i team collaborano a formare l’outlook ciclico e secolare su cui basare gli investimenti dei diversi desk. Ma soprattutto, quello che rimane immutato e che ci caratterizza, è la specializzazione nella gestione attiva di fondi obbligazionari. Nel 2014 dopo l’uscita del fondatore abbiamo attraversato un momento delicato, ma alla fine si è rivelato un test che ha confermato quello che eravamo già diventati: non più una società fortemente legata a una singola personalità, ma un collettivo con grandi professionalità ed esperienza. E gli investitori lo hanno potuto apprezzare dai risultati. Il 2020 è stato un anno complesso per tutti, ma i mercati sono comunque riusciti a resistere. Anche questo appena iniziato si prospetta un anno complicato da interpretare con tante incognite, ma sono molti i sentori di una importante ripresa a livello globale. Nel contesto attuale, caratterizzato ancora da bassi rendimenti e una forte volatilità, quali sono le strategie che potranno fare la differenza? Il nostro settore, va detto, è stato tra quelli meno impattati dalla crisi.

I mercati hanno beneficiato degli interventi straordinari messi in piedi in tempi rapidissimi dalle autorità monetarie e politiche. Dalla metà di marzo in poche settimane si è fatto quello che nel 2008 richiese molti mesi spesi in analisi e ragionamenti. Sia chiaro non solo i mercati ma anche l’economia reale gra- 14 Gennaio / Febbraio 2021 zie a queste politiche, potrà sperare di non scivolare alla fine di questa pandemia in una recessione drammatica e strutturale simile a quella che colpì il mondo nel 1929. Certo, molti settori sono ancora in una fase di forte sofferenza e di grande difficoltà. A un certo momento, i mercati finanziari dovranno ritrovare una qualche coerenza con quanto succederà nelle diverse realtà economiche. I supporti pubblici rimangono necessari, senza sarebbe difficile uscire dalla crisi, ma molti settori dovranno ritrovare una loro autonomia verso una crescita che li riporti al profitto. Molti business ne usciranno profondamente cambiati; oggi tuttavia è molto difficile valutarne le conseguenze finali e i tragitti da intraprendere per raggiungere una normalità economica che sia fondata su basi nuove fatte di sostenibilità e digitalizzazione. In questo senso per un gestore come PIMCO, che ha un forte mandato da parte dei suoi clienti alla prudenza e alla conservazione del capitale, diventa fondamentale la cautela nella selezione degli strumenti e degli emittenti, ma sappiamo che è anche un momento di grandi opportunità. Ancora per qualche tempo le autorità politiche e monetarie non toglieranno gli aiuti e i sussidi promessi, tuttavia ad oggi non possiamo dire con ragionevole certezza come modelli di business diversi sapranno (o potranno) rispondere ai cambiamenti strutturali in atto. Per questo occorre essere molto attenti.

Alcuni settori sono già obiettivamente vincenti, dal green alla tecnologia dei microchip per fare solo un paio di esempi, ma nei settori oggi vincenti non tutti arriveranno al traguardo che oggi si aspettano, e in quelli che oggi sembrano settori perdenti, quali le linee aeree o il turismo d’affari, qualcuno saprà rinnovarsi e adattarsi meglio al cambiamento risultando vincente alla fine di questa fase di trasformazione. Quindi la selezione è più che mai fondamentale? La selezione è imperativa, ma bisogna saperla fare. Noi abbiamo un team di analisi del credito globale con oltre 75 analisti specializzati per settore economico e non per rating: crearlo e tenerlo indipendente da quello dei portfolio manager è stata una tra le tante intuizioni che hanno messo le basi del successo di PIMCO. Le tematiche Esg sono ormai fondamentali per il settore dell’asset management e stanno imponendo un vero e proprio standard. Sì potrebbe dire che il motore di questo cambiamento è stata la finanza che ha saputo dettare le regole dando una rotta ben definita. Come si pone PIMCO nei confronti di queste tematiche e sono davvero così importanti? Il tema Esg ha ormai superato la fase dei «facili entusiasmi e l’ideologie alla moda» (come recitava una nota canzone, ndr). Oggi è una componente strutturale di qualunque settore di business. Detto questo, come in tutti i cambiamenti strutturali, i rischi si annidano nei dettagli. Occorre aver competenza per valutare come gli Esg si integrano all’interno di ogni business, di ogni settore merceologico e/o di servizio.

Ancora una volta, è un vantaggio poter vantare competenze specialistiche per i singoli settori. Inoltre disporre di analisti che si occupano solo di fixed income ci permette di maneggiare questi nuovi criteri di valutazione Esg con un approccio più conservativo e prudente rispetto a chi si focalizza sulla componente equity degli emittenti. Infatti, un investitore azionario deve valutarne l’impatto nella complessità operativa dell’azienda intesa come unicum mentre chi acquista bond, può essere più ancorato agli obiettivi specifici del prestito che va a finanziare nella valutazione di «sostenibilità» (ad esempio quello di costruire un impianto produttivo a minore impatto di CO 2) oltre che di economicità (che invece continua a dipendere dalla capacità di credito dell’azienda nel suo complesso). Inoltre ogni emissione ha una scadenza, 2.209 miliardi di dollari in gestione (a fine dicembre 2020) 2021 Gennaio / Febbraio 15 processo di transizione e di trasformazione dei modelli di sviluppo delle economie. Temi come la digitalizzazione, la flessibilità del lavoro, i modelli di servizio orientati a offrire maggiore efficienza e personalizzazione non impatteranno solo i clienti ma anche i modelli organizzativi e quindi le vite di ciascuno di noi. Per quanto riguarda invece le aggregazioni credo che PIMCO abbia due punti di forza. Il primo è la nostra specializzazione l’altro sono le dimensioni.

La specializzazione spesso caratterizza più le piccole realtà di nicchia, le cosiddette boutique, mentre chi invece ha grandi dimensioni di solito cerca di orientarsi verso una crescita delle masse che non sempre ne rispetta le eccellenze con la conseguenza che a tendere è costretto a ridurre i propri margini per continuare a puntare alla crescita. È quanto abbiamo visto succedere da dopo la Grande crisi finanziaria del 2008: masse cresciute, e utili cresciuti molto meno. Questo spinge molte aziende a a cercare partnership che portano a operazioni di fusione. Ma sono fusioni che unendo realtà indistinte nelle loro eccellenze fanno poi fatica a diventare soggetti gestionalmente forti e riconoscibili al di là delle dimensioni. Al contrario le poche operazioni straordinarie che PIMCO ha fatto sono sempre state mirate a rafforzare la value proposition della nostra eccellenza nella gestione del reddito fisso. Quattro anni fa, per esempio abbiamo acquisito Gurtin una società californiana specializzata in municipal, un segmento del reddito fisso poco conosciuto in Europa ma molto diffuso negli Usa. Ci piaceva il loro stile gestionale e la possibilità di integrarlo nel nostro. Più di recente, la partnership con Allianz Real Estate, ci arricchirà di nuove competenze, visto che tra real estate e reddito fisso le similarità sono ben note agli investitori. Per questo pensiamo che per noi sia importante continuare a perseguire una crescita organica. In fondo alla fine si tratta ti mantenere il timone del nostro business ben ancorato alla stella polare della gestione attiva del fixed income

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