Questa settimana la Fed darà avvio al tempestivo sforzo volto a interrompere la politica monetaria accomodante, come già preannunciato in questo articolo, dal momento che aumenterà il tasso dei fed funds di 50 punti base, la più consistente revisione al rialzo dei tassi dal 2000, e annuncerà un piano per la riduzione del bilancio. I funzionari della Fed hanno adottato un atteggiamento molto più aggressivo dall’ultima riunione del FOMC e hanno condiviso in anticipo un inasprimento della politica monetaria in considerazione di un rischio di inflazione persistente.
Data la connotazione fortemente da “falco” della sua comunicazione e le nette preferenze sul bilancio fornite prima di questo incontro, riteniamo che le decisioni sulle politiche riserveranno ben poche sorprese agli operatori di mercato. Tutti gli occhi, piuttosto, saranno puntati sulla guidance inclusa nella dichiarazione e sulla conferenza stampa per carpire un qualsiasi suggerimento sull’andatura in futuro. Con il dato sull’inflazione osservato dalla Fed oltre il 5% nel primo trimestre e una notevole e persistente assenza di accenni di rischi al ribasso nel recente Fedspeak, ci aspettiamo che la Fed possa optare per un altro rialzo di 50 punti base a giugno. Tuttavia, la contrazione del PIL reale del primo trimestre ci ha ricordato il percorso accidentato che l’economia dovrà probabilmente intraprendere per la riapertura e il ribilanciamento.
Dopo la “celere” inversione ai tagli dei tassi dell’era pandemica e l’avvio del rolloff del bilancio, guardiamo ancora essenzialmente a un ritmo più lento della stretta della Fed, dato che la crescita globale rallenta e lungo il percorso potrebbero aggiungersi dei nuovi elementi.
A cura di Allison Boxer, Us Economist di Pimco