L’equity sperimenterà molta volatilità nei mesi a venire, tutto dipenderà dai progressi (o mancati progressi) nella lotta alla pandemia
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una notevole divergenza tra le performance dei mercati azionari e quella dell’economia negli Stati Uniti, un fenomeno destinato a non essere sostenibile. L’azionario ha rimbalzato in modo deciso dai minimi di marzo, mentre l’economia si è contratta notevolmente. Se pensiamo all’azionario come a un meccanismo anticipatore, allora viene prezzato molto ottimismo e sembrerebbe che gli investitori siano propensi a guardare oltre il breve termine. A nostro avviso, l’equity sperimenterà molta volatilità nei mesi a venire, che dipenderà dai progressi (o mancati progressi) nella lotta alla pandemia. In ogni caso, nel lungo termine questa divergenza non dovrebbe persistere.
Tuttavia, la domanda chiave è: torneremo davvero a un normale scenario di recessione? Ci sono segnali che non possiamo ignorare, come il 13% di disoccupati nella popolazione Usa e le chiusure di molti business, e che avranno implicazioni tanto più significative tanto più durerà questa anormalità. Di conseguenza, siamo cauti nelle previsioni sulla durata di questa divergenza, anche se è ovvio che non sia sostenibile nel lungo termine.
La risposta delle autorità rappresenta un fattore di supporto
Nonostante ciò, il Governo e la Banca Centrale Usa sono stati molto rapidi nel rispondere alla crisi, dimostrando un impegno chiaro a fare tutto il necessario per superarla. Infatti, un aspetto positivo della crisi finanziaria globale è che ha insegnato ai governi globali e alle banche centrali come rispondere e la reazione di quest’ultima crisi è stata da manuale. Tuttavia, bisogna chiedersi se i miglioramenti sono dovuti a un reale progresso dell’economia o se derivano solo dalla spinta degli stimoli fiscali alla fiducia dei consumatori. Ecco perché avere relazioni strette con le aziende ci è di aiuto. Ad esempio di recente una società leader globale nei pagamenti ha confermato di aver assistito a un incremento dell’attività di spesa, ma di ritenere che ciò dipende dagli stimoli di breve termine.
La volatilità genera opportunità
In generale, negli ultimi mesi abbiamo visto un incremento generalizzato delle attività di trading, soprattutto negli stadi mediani della crisi, focalizzati inizialmente sulle aziende con caratteristiche difensive, come bilanci solidi, ampia liquidità e buon accesso al capitale. Man mano che la fiducia è risalita, il focus si è spostato sulle società che potevano emergere dalla crisi in posizioni buone o addirittura migliori rispetto ai competitor. Abbiamo sfruttato la volatilità per acquistare diverse società che erano state vendute in eccesso, a nostro avviso. La volatilità crea le dislocazioni di cui i gestori attivi vanno a caccia per generare alpha.
Guardando al futuro, sul fronte degli utili, crediamo che non torneremo sui livelli del 2019 prima del 2022 inoltrato. Anche qui sembra esserci una decorrelazione tra le aspettative moderate sugli utili per i prossimi 12 mesi e il forte rally dell’azionario Usa. A nostro avviso, la ripresa potrebbe richiedere più tempo di quello che prevedono in molti. Per noi sarà graduale, una sorta di ‘V’ allungata.
La risposta di T. Rowe Price alla crisi
Pur in un contesto indubbiamente molto sfidante abbiamo prontamente adattato il nostro modo di lavorare alle restrizioni imposte dalla pandemia. Sottolineerei due aspetti: il primo riguarda l’engagement all’interno della società. Durante l’isolamento, i nostri analisti, gestori e trader sono rimasti in stretto contatto tra di loro. Il secondo è l’engagement con i management delle aziende. Siamo riusciti a mantenere livelli di dialogo simili a quelli del 2019 e ciò riflette la solidità delle relazioni costruite nel tempo con le società in cui investiamo. Inoltre, la natura delle nostre conversazioni con le aziende è stata molto interessante. Ci ha colpito in particolar modo constatare come queste siano state disposte a parlare con noi su come si stanno adattando, affrontando punti come il livello delle riserve di liquidità, il profilo di maturità del debito e la struttura dei costi. Ciò ci ha permesso di capire come stanno reagendo alla crisi e chi sarà meglio posizionato per uscirne.
Commento a cura di Eric Papesh e Julian Cook, Portfolio Specialist, US Equity, T. Rowe Price