Le dimissioni di Boris Johnson innescano una lotta per la leadership del Partito Conservatore e per la premiership, che difficilmente si risolverà prima dell’autunno, aprendo a un lungo periodo di incertezza sulla direzione intrapresa dal Paese e dalla sua economia.
Il Governo di Johnson si è spesso orientato verso politiche populiste e, sebbene sarà sempre ricordato per la Brexit, anche la recente politica fiscale ha seguito un approccio simile. È possibile che ciò abbia favorito la crescita nel breve termine, ma ha anche contribuito a un aumento dell’inflazione e del debito pubblico. La recente decisione di aumentare le imposte sulle aziende invece di quelle sulle persone fisiche o sulle vendite ne è solo un esempio.
Le dimissioni del Cancelliere Rishi Sunak, un paio di giorni fa, hanno messo in evidenza il disaccordo tra il Tesoro e l’ufficio del Primo Ministro. L’impressione è che agli elettori non sia stato fornito un quadro completo dello stato dell’economia e delle finanze pubbliche. Forse anche per queste ragiono sono arrivate le dimissioni di Boris Johnson.
Guardando avanti, le prospettive future dipendono da chi sarà il sostituto di Johnson. Un ritorno alla politica conservatrice tradizionale porterà probabilmente a una certa austerità nei prossimi anni, ma anche a politiche più favorevoli per le imprese. Tuttavia, se il nuovo Primo Ministro sarà un altro politico populista, potremmo vedere un approccio più simile per l’economia.
Per quanto riguarda la reazione dei mercati, la notizia delle dimissioni ha contribuito a far salire la sterlina rispetto alla maggior parte delle altre valute, anche se i movimenti sono stati relativamente modesti.
A cura di Azad Zangana, Senior European Economist and Strategist, Schroders