Crisi semiconduttori, sell-off dei titoli causati dalla carenza di scorte

L'accumulo di scorte, che ha segnato una profonda crisi dei semiconduttori, ha avuto una ricaduto sui titoli, con un sell-off piuttosto pesante. Nonostante questo, il settore è in ripresa.
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L’accumulo di scorte, che ha segnato una profonda crisi dei semiconduttori, ha avuto una ricaduto sui titoli, con un sell-off piuttosto pesante. Nonostante questo, il settore è in ripresa.

Le cose possono cambiare molto rapidamente: all’inizio della pandemia c’era una significativa carenza di semiconduttori mentre ora, in alcune parti della filiera, il settore è alle prese con un eccesso di scorte. Questa situazione ha portato a un sell-off dei titoli dei semiconduttori e ha fatto sorgere alcuni interrogativi in merito alla portata e alla durata di questa flessione. Un primo interrogativo riguarda il fatto se l’attuale flessione sia diversa dai precedenti cicli dei semiconduttori. Ogni ciclo è differente dall’altro ed è difficile stimare la durata e la gravità di un crollo. Tuttavia, sarebbe un errore paragonare questo periodo alle precedenti flessioni. Nel periodo 2000-2010, la maggior parte della crisi del settore dei semiconduttori era correlata a squilibri dell’offerta la cui risoluzione richiedeva in genere un po’ di tempo. Diverse fonderie erano in concorrenza tra loro, talvolta anche con i loro stessi clienti, e le aziende produttrici di memorie di Taiwan e del Giappone aspiravano a conquistare quote di mercato. Anche il mercato delle apparecchiature per semiconduttori era frammentato.

Oggi, invece, il settore è più consolidato e la domanda è più sostenuta, poiché i semiconduttori sono proliferati all’interno delle applicazioni che utilizziamo quotidianamente. Tre società controllano la produzione globale di chip all’avanguardia: TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing), Samsung Electronics e Intel. Inoltre, la quota di mercato dei cinque principali produttori di apparecchiature è salita a circa il 75% rispetto al 40% dei primi anni 2000.

L’attuale flessione è significativa, ma riteniamo sia gestibile. Il rallentamento ha iniziato a manifestarsi nel secondo trimestre di quest’anno, quando il calo della domanda di elettronica di consumo, personal computer e smartphone ha portato a un’impennata delle scorte di chip. Riteniamo che il settore abbia agito con fermezza: sono stati apportati tagli ai piani di spesa in conto capitale e sono stati compiuti sforzi per contenere le spese.

Crisi dei semiconduttori, le principali cause

Shailesh Jaitly Capital Group crisi dei semiconduttori
Shailesh Jaitly, Capital Group

In generale, riteniamo che la crisi dei semiconduttori, dovuta alle carenza di scorte logiche, che costituiscono il cervello dei dispositivi elettronici, abbiano probabilmente raggiunto il picco nel terzo trimestre, mentre le scorte di chip di memoria, che consentono di memorizzare i dati, sono ancora in aumento e potrebbero raggiungere il picco a metà del 2023. La correzione dei chip analogici (utilizzati nei circuiti per controllare i segnali trasmessi ai chip logici) sarà probabilmente più lenta, dato il ciclo di obsolescenza dei prodotti più lungo e i prezzi relativamente stabili. Il rischio di accumulare scorte in eccesso di chip più avanzati è minore, perché la minaccia dell’obsolescenza del prodotto limita il comportamento di accumulo da parte di distributori e produttori.

In secondo luogo, un punto importante riguarda l’autosufficienza. Dopo due decenni di consolidamento, Taiwan domina la produzione globale di semiconduttori sia all’avanguardia che meno avanzati. Insieme alla Cina, Taiwan controlla anche la maggior parte del mercato per il collaudo e l’assemblaggio dei chip e molte altre parti della catena del valore. Questo ha provocato molta preoccupazione tra gli investitori e i governi dei Paesi occidentali sviluppati, soprattutto in seguito all’acuirsi delle tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina e delle speculazioni sul desiderio della Cina di riunire Taiwan alla terraferma. La sfida consiste nel fatto che, quando si tratta di semiconduttori all’avanguardia, molte società hanno la strada spianata verso Taiwan.

TSMC lavora con oltre 500 clienti in tutto il mondo ed è leader mondiale nella produzione di chip ai nodi di processo più avanzati. Secondo quanto riferito, la società prevede di costruire un secondo stabilimento di produzione in Arizona per realizzare chip a 3 nanometri (nm) più avanzati. La produzione è prevista per la seconda metà del 2025, quasi un anno dopo l’avvio di quella a 5 nm nel primo stabilimento ubicato nello stesso luogo. TSMC ha dichiarato che nei prossimi anni oltre il 20% della sua produzione verrà realizzato al di fuori di Taiwan, il che potrebbe sembrare poco. Tuttavia, si tratterebbe di quasi la metà della sua intera produzione di chip all’avanguardia. Riteniamo che questi stabilimenti in Arizona saranno sufficienti a sostenere l’intera produzione di semiconduttori destinati alla difesa e altre richieste critiche di chip all’avanguardia degli Stati Uniti. La produzione di chip più maturi si concentra a Taiwan e in Cina. Taiwan e la Cina sono anche leader in termini di assemblaggio e collaudo.

La legge CHIPS and Science Act del 2022, che prevede 52,7 miliardi di dollari per lo sviluppo di semiconduttori americani, e un nuovo fondo istituito in Europa mirano a trasferire la produzione in questi mercati sviluppati. Non c’è dubbio che ciò farà aumentare i prezzi. Secondo le stime, la produzione di processori negli Stati Uniti potrebbe costare dal 30% al 40% in più rispetto a Taiwan e dal 15% al 20% in più rispetto alla Corea del Sud, dove si trova la maggior parte della capacità attuale.

Riteniamo che TSMC passerà probabilmente a un modello di prezzi che prevede l’applicazione di una tariffa media mista, indipendentemente dal luogo di produzione dei chip. Questo approccio è potenzialmente in grado di sostenere prezzi più elevati dei chip per un certo periodo di tempo, invertendo la tendenza al calo costante dei prezzi che abbiamo osservato in passato. Nel 2023, TSMC prevede di aumentare i prezzi del 6% per tutti i suoi clienti al fine di ridurre i costi della sua espansione all’estero negli Stati Uniti, in Giappone e in Cina, che sarà a sua volta inflazionistica. In secondo luogo, la riconfigurazione della filiera dei semiconduttori rappresenterà una sfida. Gli elevati costi di produzione e le competenze specializzate necessarie costituiscono degli ostacoli importanti che il settore e i policymaker devono superare.

Inoltre, non ci aspettiamo un completo decoupling della filiera globale dei semiconduttori. Un’ingente iniezione di capitali non garantisce il successo o l’autosufficienza di un Paese che opera nel settore dei semiconduttori. La Cina ne è un buon esempio, avendo speso, secondo quanto riferito, 100 miliardi di dollari per costruire la propria industria nazionale dei chip. Inoltre, la complessità della produzione e della progettazione di semiconduttori all’avanguardia è cresciuta in modo esponenziale e richiede non solo i migliori e più brillanti talenti, ma anche materiali e strumenti fisici provenienti da diversi Paesi.

In definitiva, nonostante il brusco sell-off dei titoli in seguito alla crisi dei semiconduttori, riteniamo che questi ultimi rimangano un settore di crescita secolare. Sono infatti fondamentali in materia di sicurezza, energia e produttività complessiva per le economie di tutto il mondo.

La domanda di chip per l’elaborazione a elevate prestazioni (HPC) utilizzati nelle funzioni di cloud computing e di intelligenza artificiale (IA) è un potenziale fattore di ulteriore crescita del settore, mentre l’aumento delle dimensioni dei wafer di silicio o la crescita delle unità rappresentano una tendenza significativa nell’ambito dell’apprendimento automatico e dell’IA. I veicoli elettrici contengono il doppio di silicio rispetto alle auto tradizionali e i telefoni 5G utilizzano circa il 40% in più di processori rispetto ai telefoni 4G. Inoltre, cresce la domanda di prodotti per la realtà virtuale e la realtà aumentata. Pertanto, riteniamo che il settore sia ben posizionato per beneficiare di questi fattori positivi negli anni a venire.

A cura di Shailesh Jaitly, Investment Analyst di Capital Group

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