La diffusione del lavoro da remoto causata dal COVID-19 sta impattando il settore IT in aree chiave
Consumi: meno mobile, più servizi ‘residenziali’
Le strategie di contenimento del COVID-19 hanno drasticamente modificato il nostro modo di lavorare e passare il tempo libero. Lavoratori e imprese sono stati costretti ad adottare il nuovo paradigma del lavoro da casa, che ha creato nuove opportunità e rafforzato le posizioni di mercato di aziende operanti in specifici settori.
Per quanto riguarda i consumatori, le conseguenze maggiori si possono sintetizzare come un passaggio da attività mobile/a basso consumo di dati – come i podcast e la musica in streaming – ad altre residenziali/con maggior consumo di dati – come lo streaming video e il gaming. Questo passaggio potrebbe portare a una dilatazione del tasso di sostituzione dei device mobile con prezzi elevati (gli smartphone) e invece a un più veloce ricambio per device casalinghi come le console di videogame. Comcast, ad esempio, ha registrato a metà aprile un incremento del 37% nel consumo di streaming e contenuti video online, e del 77% nei download di videogame. Al tempo stesso, sembra che i consumatori ascoltino meno podcast e musica in streaming, essendosi ridotti i loro spostamenti. Questo indica un trade-off tra servizi mobile con consumo di dati minori a servizi più “casalinghi” con consumo dati superiore.
Se questo trend dovesse continuare, potrebbe portare a un trading down dei consumatori nei loro piani mobile, compensato da una maggior spesa per gli abbonamenti alla rete internet fissa. Ciò comporterebbe anche un aumento complessivo dell’utilizzo della rete, che probabilmente porterà gli operatori ad aumentare gli investimenti in tal senso.
La riduzione della spesa per i piani mobile potrebbe invece esacerbare la competizione nella seconda metà del 2020, quando debutterà l’I-Phone 5G e aziende telco andranno a caccia della clientela in grado di garantire maggiori ricavi. Per quanto non sia ancora chiaro quanto dureranno la crisi e le misure di distanziamento sociale, più a lungo si protrarranno e maggiore sarà la possibilità che i clienti si orientino verso elettronica di consumo a più basso costo e daranno meno priorità a servizi e prodotti mobile (grafico 1).
Boom del gaming
Le statistiche di Twitch, la piattaforma di videogame in streaming, rilevano dal primo marzo un incremento del 64% degli utenti connessi (grafico 2). Per gli hobbisti, la pandemia è ovviamente un’occasione per dedicare al gaming del tempo in più. L’introduzione di nuove unità dielaborazione grafica (GPU) nella seconda metà dell’anno, in contemporanea con il lancio di
nuove console, potrebbe innescare un ciclo di upgrade da parte degli appassionati, che quando
si parla di gaming sono piuttosto inelastici rispetto al prezzo. Ciò dovrebbe favorire per i
produttori di GPU di fascia elevata come Nvidia.
Sul lungo termine, il gaming in cloud potrebbe diventare un driver di crescita più importante sia
per numero di utenti che per consumo, e le nuove tecnologie come la realtà aumentata o la realtà virtuale potrebbero spingere a loro volta il bisogno di GPU di fascia alta. Il boom del gaming è sicuramente un fattore positivo per i ricavi di Microsoft, che sta anche beneficiando della diffusione del lavoro da casa.
Lavoro sempre più in cloud
Con il passaggio improvviso dalle reti aziendali negli uffici al lavoro da remoto, i grandi progetti in ambito IT stanno iniziando ad essere rimandati, con le aziende che si affrettano a rendere operativi al 100% i dipendenti che lavorano dalle loro abitazioni. Le eccezioni sono quelle società che offrono servizi utili proprio per il lavoro da casa, principalmente produttori di software e di infrastrutture digitali, che hanno registrato una domanda robusta, poiché il 98% dei dipendenti delle aziende clienti devono essere messi in condizione di lavorare da remoto.
Le imprese stanno assistendo a una forte spinta dei servizi in cloud, il cui utilizzo sta crescendo di pari passo col lavoro da remoto. Amazon e Microsoft hanno registrato un massiccio incremento del traffico nei loro servizi di cloud pubblico, con i negozi che spostano il loro punto vendita da un luogo fisico al web. Anche se questa impennata di breve periodo si normalizzerà probabilmente man mano che le aziende torneranno a dare priorità a progetti strategici di lungo periodo, è probabile che una certa quantità di lavoro verrà comunque spostata sempre di più sul cloud. A parità di condizioni, il trade off tra servizi in cloud e on-premise varia a seconda della tipologia di lavoro, con le infrastrutture locali che sono più adatte a quei lavori che richiedono un alto utilizzo di dati ed elevati livelli di sicurezza, mentre i servizi in cloud si adattano meglio a lavori che richiedono un basso utilizzo di dati e nuove funzionalità.
Anche le aziende che offrono servizi per l’accesso remoto, software di collaborazione, videoconferenze e firma elettronica stanno registrando una forte diffusione nel nuovo scenario di lavoro da casa, e dovrebbero essere beneficiari a più lungo termine di questo cambio di paradigma.
Aziende come ServiceNow, che offre servizi di supporto tecnico IT da remoto, o DocuSign, sono ben posizionate per guadagnare fette di mercato, mentre il successo di Microsoft Teams sta portando un aumento dell’utilizzo di Office 365. I grandi fornitori alle imprese come Microsoft ne approfitteranno per guadagnare market share; inoltre riteniamo che cercheranno di offrire dilazioni nei pagamenti al fine di fidelizzare i propri clienti.
Il maggior utilizzo del lavoro da casa spinge anche il potenziamento delle funzioni di back-end. Basta guardare i risultati di Akamai Technologies, che è cresciuta in un periodo in cui gli utili dello S&P 500 hanno perso circa il 16% nel primo trimestre e si prevede anche di più nel secondo. Per mantenere le applicazioni aziendali sicure ed efficaci, il new normal del lavoro sta spingendo anche gli investimenti in cybersecurity (sicurezza del cloud, servizi gestiti e protezione degli endpoint) e in software di monitoraggio.
Upgrade della banda larga
Le reti a banda larga sono messe alla prova dal boom del lavoro remoto, il che probabilmente porterà ad aggiornamenti della rete, soprattutto nel cosiddetto “ultimo miglio”. A metà aprile, Comcast ha dichiarato che il traffico è aumentato del 32% dal primo marzo, con quello relativo a VoIP e videoconferenze che ha registrato un incremento del 228%. AT&T ha registrato un aumento medio del traffico “mobile” del 27% mese-su-mese e Verizon ha segnato un più 22% di traffico nelle sue connessioni a banda larga. Questo ha portato un peggioramento delle performance della rete, in particolare in quelle aree che hanno adottato lockdown molto restrittivi; ad esempio, negli Stati Uniti si è registrato un calo delle prestazioni complessivo di circa il 10%, ma a New York e San José sono arrivati a picchi negativi del 24% e del 38% circa rispettivamente.
Il bisogno di connessioni veloci sta spingendo i clienti ad aggiornare i loro device domestici. Riteniamo che le società come Comcast e Charter godano di un vantaggio rispetto alle compagnie telco e continueranno a guadagnare fette di mercato grazie a tecnologie IT e velocità superiori, che dovrebbero consentire loro di aumentare i prezzi a lungo termine.
Commento a cura di ClearBridge Investments (affiliata Legg Mason)