Le aspettative sulla COP 27 non sono state così elevate rispetto a quelle della COP 26 di Glasgow. Le ragioni sono molteplici e includono il conflitto tra Ucraina e Russia e la crisi energetica che ne è derivata, nonché il contesto più generale dell’inflazione. Una delle maggiori preoccupazioni in vista dei negoziati implicava che il clima sarebbe stato messo in secondo piano dai leader globali.
Affrontare il cambiamento climatico dipende in modo significativo dagli impegni e dalle politiche dei governi. Alla COP 26 era stato indicato che i Paesi avrebbero dovuto ripresentarsi con obiettivi più solidi e ambiziosi. I Contributi determinati a livello nazionale (Nationally determined contribution, NDC) prima della COP 26 stimavano un riscaldamento di 2,4 gradi Celsius. Gli obiettivi rafforzati o migliorati prima della COP 27 sono stati pochissimi e gli obiettivi aggiuntivi che sono stati raggiunti sono stati minimi e non hanno cambiato il quadro di valutazione di 2,4 gradi, come indicato dal Climate Action Tracker.
Tuttavia, è positiva la posizione secondo cui l’accelerazione della decarbonizzazione è fondamentale per
affrontare gli attuali problemi di sicurezza e di costo dell’energia. L’Unione Europea ha assunto un forte
impegno ad accelerare la transizione verde per ridurre la dipendenza dal gas russo nel suo piano REPowerEU di maggio.
Il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, ha dichiarato che “la sicurezza climatica va di pari passo con la sicurezza energetica” nel suo discorso alla COP 27. Il discorso del Presidente degli Stati Uniti Biden dell’11 novembre, sulla scia di risultati delle elezioni di mid-term migliori del previsto, ha lanciato un forte grido d’allarme sul clima. Sotto l’ex presidente Trump, gli Stati Uniti erano in gran parte assenti dal dibattito sul clima, ma stiamo assistendo ad un loro ritorno in una posizione di leadership. Durante l’estate, gli Stati Uniti hanno anche approvato l’Inflation Reduction Act, finora sottovalutato. La normativa avvalora la tesi che gli Stati Uniti considerano la decarbonizzazione un’opportunità economica e di mercato. Riteniamo che gli Stati Uniti debbano fare molto di più in termini di clima. Dopo il cambio di governo, anche l’Australia è tornata a parlare di clima. Riteniamo che l’attuale crisi dovrebbe portare a un’accelerazione della transizione energetica e a un’azione da parte di più settori in relazione alla decarbonizzazione.
Una delle grandi questioni sollevate alla COP 26 era stata la mancata erogazione dei 100 miliardi di dollari di finanziamenti per il clima promessi dai Paesi sviluppati. I finanziamenti per il clima sono importanti perché sono necessari investimenti su larga scala da parte del settore pubblico e privato per affrontare sia la riduzione delle emissioni sia l’adattamento all’impatto negativo che stiamo già sperimentando.
Alla COP 26 erano stati fatti diversi annunci relativi al metano, alla cessazione della deforestazione e ad alcune iniziative specifiche sull’agricoltura e sull’approvvigionamento di veicoli elettrici. In generale, il profilo del settore privato alla COP 27 è stato più basso. Tuttavia, la COP 27 è servita come pietra miliare per fornire aggiornamenti sullo stato di avanzamento di una serie di importanti iniziative, come l’iniziativa Net Zero Asset Manager (NZAM) sulla prossima serie di obiettivi intermedi per il 2030 e la Net Zero Banking Alliance. Queste iniziative vengono esaminate da una società civile più ampia e stiamo assistendo alla traduzione di alcuni di questi impegni in obiettivi e piani più specifici.
Complessivamente, non c’erano grandi aspettative sulle decisioni a seguito della COP 27; ora, vi sono invece timori sulla mancanza di ambizione del documento finale della conferenza; il tutto è servito a porre l’accento sui finanziamenti al riscaldamento globale, sulle perdite e i danni del cambiamento climatico. A dicembre si terrà a Montreal il vertice sulla biodiversità della COP 15 e si spera che questo possa rappresentare un “momento di Parigi” per la biodiversità, in cui si vedranno molti dei quadri regolamentari e delle iniziative che abbiamo osservato per il cambiamento climatico anche per la biodiversità. Si riconosce molto di più la necessità di concentrarsi sui sistemi alimentari, che sono chiaramente molto dipendenti sia dal cambiamento climatico sia dalla natura e dalla biodiversità. L’alimentazione e l’agricoltura stanno già subendo l’impatto di un clima più rigido, ad esempio le alte temperature e la siccità in Europa durante l’estate hanno avuto un impatti sui raccolti.
L’ultima cosa da notare sulla COP 27 è che c’è stato un annuncio da parte del gruppo di lavoro delle Nazioni Unite con l’Organizzazione internazionale delle commissioni sui valori mobiliari (International Organisation of Securities Commission, IOSCO) di istituire un organismo che verifichi la credibilità degli obiettivi Net Zero in risposta a una più ampia preoccupazione sul greenwashing e sulla possibilità di vedere l’attuazione degli impegni. Non sono stati forniti molti dettagli su come ciò potrebbe avvenire, ma ciò sottolinea la necessità e la volontà di un maggiore controllo sul modo in cui sia i Paesi che le aziende stanno attuando i propri impegni.
Commento a cura di Stephanie Maier, Global Head of Sustainable and Impact Investment di GAM Investments