Continua apparentemente innarrestabile la corsa del dragone cinese

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Guardando agli ultimi due decenni della Repubblica Popolare Cinese, gli investitori dovrebbero aspettarsi una crescita economica interna di qualità

Dall’introduzione delle riforme economiche nel 1978 per aprire la sua economia al mondo, culminate con l’adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001, la Cina è stata vista come un grande esportatore a livello mondiale. Guardando agli ultimi due decenni della Repubblica Popolare Cinese, gli investitori dovrebbero aspettarsi che questa tendenza a una crescita spinta dall’export si converta in una maggior focus su una crescita economica interna sostenibile e di qualità, con una serie di importanti implicazioni.

La prima è un cambiamento di paradigma nella politica dei cambi. Dopo lo shock di svalutazione nel 2015 e la guerra commerciale con gli Stati Uniti nel 2018- 2019, nell’ipotesi che le tensioni tra i due Paesi restino contenute, è emersa la prospettiva di un rafforzamento dello yuan come strumento per la Cina per gestire le potenziali pressioni inflazionistiche interne. La seconda implicazione è un’ulteriore apertura dei mercati dei capitali, precedentemente limitati agli investitori stranieri. I tassi d’interesse nominali decisamente positivi, in una valuta di cui si attende un apprezzamento, offrono agli investitori in obbligazioni sovrane un rifugio contro i rendimenti bassi offerti dal segmento globale del reddito fisso. Infine, il focus sull’economia interna andrà presumibilmente di pari passo con l’esigenza di contrastare gli eccessi di credito del passato. I default, anche se di natura non sistemica, dovrebbero diventare più comuni man mano che il risanamento del sistema finanziario riprende il ritmo. La combinazione di crediti selezionati e titoli di Stato cinesi offrirà agli investitori un profilo di rischio/ rendimento bilanciato in una fase di trasformazione del reddito fisso cinese.

Gli investitori dovrebbero mantenere l’approccio ormai rodato di allineamento agli obiettivi del governo intenzionato a rafforzare le fondamenta della sua economia.

La tecnologia è uno dei temi chiave, dal momento che il recente annuncio della Cina di voler conseguire l’ambizioso obiettivo della neutralità di carbonio entro il 2060, insieme ai suoi sforzi nel 5G e nell’intelligenza artificiale, sottolinea l’intento del Paese nel volersi affermare come leader nel campo delle tecnologie del XXI secolo. Ciò comprende il segmento dei pagamenti digitali, dove la Cina sembra destinata a diventare il primo grande Paese la cui Banca Centrale lancerà una moneta digitale. Inoltre, l’attenzione dovrebbe concentrarsi sempre più sulla riduzione delle crescenti disuguaglianze di reddito e sulla qualità della crescita interna. È ipotizzabile che l’accelerazione della didattica a distanza, dell’assistenza sanitaria da remoto e di altri servizi online in seguito ai lockdown accresca la penetrazione dell’economia virtuale in Cina.

È vero che queste ambiziose aspirazioni non sono totalmente prive di rischio. In prospettiva ciclica le valutazioni delle azioni sono elevate sebbene le aspettative in termini di utili non riusciranno probabilmente a cogliere appieno la futura ripresa economica. Nel reddito fisso, la ripresa induce a credere in un aumento ciclico dei rendimenti, ma ci attendiamo che i tassi bassi negli Stati Uniti e in Europa rallentino questo aumento. Di conseguenza per gli investitori che guardano alla Cina, riteniamo preferibile adottare approcci tematici e selettivi sulle azioni rispetto a strategie passive, basate sugli indici.

Inoltre, con le continue tensioni con Taiwan e le recenti incursioni al confine con l’India e nel Mar Cinese Meridionale e Orientale, appare chiaro che la Cina sta cercando di chiarire le sue rivendicazioni territoriali. Così, mentre la recente guerra commerciale USA-Cina ha rovesciato l’ordine del commercio mondiale fondato sul WTO, un cambiamento più marcato dello status quo geopolitico su questi fronti potrebbe essere ancora più destabilizzante per l’economia globale.

Considerando queste controversie geopolitiche e il rischio di escalation, preferiamo mantenere un’esposizione tramite strategie di hedge fund long / short di alta qualità che consentono agli investitori di rimanere investiti su temi di trasformazione di lungo termine pur mantenendo una gestione attiva del rischio.

Commento a cura di Norman Villamin, Chief Investment Officer Wealth Management di Union Bancaire Privée (UBP)

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