Poiché è probabile che quest’anno la BCE concluda il suo programma di acquisto di asset e che la Federal Reserve riporti gradualmente il suo bilancio a livelli normali, la pressione sui mercati del credito aumenta a causa di una minore liquidità.
Gli sviluppi, uniti ai timori di una guerra commerciale fra USA e Cina e alla prossima legge finanziaria italiana, hanno portato gli investitori ad assumere una posizione sempre più prudente, rendendo più costoso e difficile abbandonare posizioni obbligazionarie di grandi dimensioni sul mercato della liquidità. Quando la liquidità viene ridotta, i differenziali fra i prezzi bid e ask tendono ad ampliarsi e diventa più difficile lasciare posizioni in caso di picchi di volatilità. Questo pericoloso circolo vizioso tra liquidità e volatilità può avere gravi conseguenze per le dinamiche di mercato, come nel caso del sell-off dei BTP in maggio. Per le strategie macro-driven, essere investiti in asset liquidi dovrebbe essere una caratteristica chiave in quanto consentirebbe di rispondere rapidamente e in modo economicamente efficace ai cambiamenti nelle prospettive, in un contesto in cui qualsiasi ritardo o costo legato agli scambi potrebbe essere dannoso per la performance.
Con il peggioramento della liquidità sui mercati del credito, gli investitori dovranno certamente essere più agili, soprattutto quando si profilano situazioni di pericolo. Nell’ultimo trimestre si sono intensificate le pressioni su quei settori del mercato obbligazionario che hanno beneficiato maggiormente dell’allentamento quantitativo e della “ricerca del rendimento” e che sono considerati maggiormente esposti ai deflussi con il cambio di sentiment. Questo si è manifestato nella fuga dai bond emergenti e da quelli dell’Eurozona, in particolare quelli italiani, che hanno visto lo spread con i bund tedeschi allargarsi fino a raggiungere il livello più alto dal 2013.
In questo contesto, può riverlarsi fondamentale essere in grado di rispondere molto rapidamente alle dinamiche del mercato e ai nuovi sviluppi, e fortunatamente per quei fondi con la possibilità di accedere a strumenti più sofisticati, ci sono una serie di soluzioni che permettono di ottenere rapidamente una esposizione al reddito fisso.
Alcuni derivati, come gli indici CDS e i futures obbligazionari, hanno una serie di qualità che possono consentire loro di essere un’alternativa appropriata alle obbligazioni. In questo contesto, l’attributo più importante è la loro capacità di acquisire esposizione con una liquidità molto maggiore; inoltre questi strumenti consentono anche al gestore del fondo di uscire da una posizione più rapidamente, con costi inferiori e volumi maggiori. Ciò è particolarmente importante per coloro che cercano di gestire il rischio in modo più attivo, soprattutto per coloro che hanno un approccio top-down agli investimenti a reddito fisso, piuttosto che uno bottom-up. Inoltre, gli indici CDS hanno il vantaggio aggiuntivo di vedere effettivamente aumentare la liquidità durante i periodi di stress del mercato, mentre possono anche offrire opportunità di valore relativo rispetto ai cash bond. Questo elemento li rende particolarmente interessanti in questa fase, dato che il mercato obbligazionario ha beneficiato di significativi flussi in entrata che hanno ridotto i prezzi dei cash bond, flussi che ora sono a rischio di inversione di tendenza a causa della fine del QE.
Indipendentemente dalla capacità dei fondi di trovare soluzioni a questi problemi strutturali del mercato, è un fatto che l’illiquidità sia destinata a durare. Il sostegno delle banche centrali ai mercati finanziari ha chiaramente raggiunto il suo apice e ora gli istituti puntano a normalizzare sia i tassi che i bilanci mentre la crescita è ancora robusta. Ciò significa che in un modo o nell’altro gli investitori dovranno trovare una soluzione al problema.
A cura di Mohammed Kazmi, Portfolio Manager, Macro Strategist di Union Bancaire Privée – UBP