Prospettive macroeconomiche con Francis Scotland. Da un’accelerazione a tavoletta ad una frenata improvvisa, è questo il cambio di direzione della Fed: la politica torna a provocare panico.
Con il cambiamento repentino della politica della Fed e le dimensioni nonché i tempi della svolta aumentano le probabilità di una frustata per l’economia.La politica è diventata pro-ciclica. Il risultato dell’estremismo dell’anno passato è stato l’inflazione. Con la versione della risposta politica di quest’anno i rischi imboccano la direzione opposta.
Cambio di direzione della Fed, con una svolta a 180 gradi rispetto all’impegno degli ultimi due anni per mettere il turbo all’economia degli Stati Uniti. Il cambio di direzione della Fed, da maniacale a depressiva, odora di panico. Secondo me la Fed sta invertendo il corso rispetto all’anno passato con la massima rapidità possibile per ovviare al grossolano errore di giudizio, la lettura sbagliata dell’inflazione e la credibilità a pezzi. I politici che l’anno passato avevano osannato il ritorno del focus della Fed sull’occupazione, ora vogliono che la banca centrale faccia qualcosa per il caos inflazionistico causato sui redditi reali da questa strategia. Siamo convinti che faranno altrettanto anche le banche centrali di altri paesi sviluppati. Dopo aver sbagliato tutto, sarà sempre lo stesso team a risolvere il problema? O ne creerà uno nuovo? Passeremo da un’inflazione eccessiva a un riassorbimento recessionistico? All’inizio dell’anno avevamo delineato un piano di azione macroeconomico che prevedeva il ritorno alla media tendenziale di molti macrotrend più anomali dell’anno passato. Per il 2021, queste anomalie comprendevano: una crescita straordinariamente rapida dell’economia; elementi favorevoli di una politica iperespansionistica; e l’inflazione più alta degli ultimi 40 anni. Il piano di azione prevedeva un ridimensionamento notevole della crescita, un movimento della politica a favore di un contenimento e una conseguente flessione dell’inflazione. Avevamo affermato che un’inversione completa delle anomalie del 2021 avrebbe potuto tradursi in una frustata per l’economia. Il cambiamento repentino della politica della Fed è coerente con il piano di azione. Le dimensioni e i tempi della svolta tuttavia rafforzano le probabilità di una frustata per l’economia. La politica è diventata pro-ciclica. Il risultato dell’estremismo dell’anno passato è stato l’inflazione. Con la versione della risposta politica di quest’anno i rischi imboccano la direzione opposta. L’anno passato, gli Stati Uniti e gran parte delle altre economie sviluppate avevano dichiarato cifre estremamente robuste della crescita all’inizio dell’anno, e un’inflazione in aumento successivamente. Invece di frenare gradualmente o di limitarsi a fornire stimoli ulteriori, le autorità statunitensi hanno elargito altri 3 trilioni di dollari come sostegno fiscale diretto; la Fed ha acquistato tutto il debito utilizzato per finanziare le sovvenzioni; e il bilancio della banca centrale si è ampliato di trilioni anche con il rapido aumento dell’inflazione verso la fine dell’anno. Altri paesi sviluppati hanno adottato la stessa politica. Il risultato è stato l’inflazione più elevata degli ultimi 40 anni. Quest’anno l’economia mondiale sta rallentando molto notevolmente. La Cina è in una fase di contrazione dell’economia creata dall’uomo. I paesi emergenti sono vicini al punto di rottura, dopo interventi di irrigidimento successivi mirati a controllare l’inflazione. La crescita dell’Europa è stata strangolata da ripetuti aumenti del costo dell’energia. È difficile immaginare che gli Stati Uniti possano sottrarsi a questa tendenza al ribasso con una contrazione del reddito disponibile, poiché i prezzi stanno salendo più rapidamente dei salari e delle entrate. I mercati di capitale hanno scontato un rallentamento di rilievo, che ha notevolmente inasprito le condizioni finanziarie. Ciò nonostante, la Fed appare tanto dogmatica riguardo alla necessità di un inasprimento delle condizioni monetarie quanto era convinta del contrario l’anno passato. Analogamente, la Banca centrale europea (BCE) si sta preparando a un irrigidimento della politica, con l’economia che sta scivolando in recessione, o potrebbe già esserci caduta. Nonostante la fiducia idealistica del Presidente Powell nella capacità della Fed di compiere un atterraggio morbido, la realtà suggerisce un aumento della probabilità di una recessione negli Stati Uniti. L’elemento che complica le prospettive di inflazione attuali è il contributo all’inflazione in atto degli shock sul fronte delle forniture. Tra questi fattori vi sono: problemi nelle catene di fornitura globali, questioni legate alla distribuzione, fattori correlati agli ESG, energia e lavoro. La politica economica moderna può fare poco per risolvere i problemi sul fronte delle forniture, e si concentra invece principalmente sulla manipolazione della domanda, che in un contesto come quello attuale implica un allineamento della domanda all’offerta. Non è una coincidenza che le recessioni più gravi nel periodo post-bellico si siano verificate a metà degli anni Settanta e agli inizi degli anni Ottanta, quando l’inflazione aveva risentito duramente degli shock dovuti alle forniture di energia. Le prospettive degli investimenti pertanto dipendono in realtà dalla sostenibilità di un’inflazione elevata.
Commento e cura di Francis Scotland, Director of Global Macro Research di Brandywine Global, gruppo Franklin Templeton