Cambiamenti climatici, healthcare, città intelligenti, big data, invecchiamento della popolazione. I grandi temi che promettono di avere un impatto di lungo periodo sulla società e sull’economia, entrano sempre più spesso nei portafogli. Un sondaggio del centro studi Le Fonti misura il sentiment del mercato e gli asset manager rivelano le loro strategie
Articolo tratto dal numero di maggio/giugno 2019 di Asset Management.
Come sarà il mondo tra dieci, venti, cinquant’anni? Vivremo tutti in megalopoli verticali, ipertecnologiche e ultra connesse? Ognuno avrà un assistente-robot personale pronto a esaudire ogni desiderio? Quale “carburante” utilizzeranno i mezzi di trasporto? E che aspetto avranno? Ci nutriremo davvero di insetti? Esisteranno ancora i rapporti sociali o ci incontreremo solo in mondi virtuali? Sarà stato finalmente sconfitto il cancro? E l’inquinamento? E il riscaldamento globale? Sono domande sulle quali si interrogano, e non da oggi, sociologi, filosofi, scienziati, teoretici, politologi. E, naturalmente, gli scrittori di romanzi di fantascienza. Ma è solo una la risposta che cercano i fund manager: quali sono le aziende che sapranno approfittare dei grandi cambiamenti in atto? Chi saranno i campioni di domani, quelli capaci di generare alpha per gli investitori? Infondo, prevedere il futuro è quello che da sempre prova a fare chi investe. E non a caso, speculare, che non è una brutta parola, deriva dal latino speculari, che significa osservare, esaminare.
Ecco, per osservare ed esaminare un po’ più da vicino questo famoso futuro, abbiamo chiesto agli asset manager più impegnati sul fronte dei fondi tematici, nel tentativo di costruire portafogli a lungo termine e alto rendimento, quali siano i temi più caldi e promettenti. E come sfruttarli. Abbiamo anche commissionato al centro Studi Le Fonti un sondaggio, che ha coinvolto 1.319 tra consulenti finanziari e private banker, per tastare il polso del mercato. Ne è risultato che la stragrande maggioranza è convinta della bontà dei fondi tematici (74 punti in una scala da 0 a 100) e li consiglierebbe ai suoi clienti. Più della metà dice che sono già di grande interesse per l’investitore finale. Il motivo? Perché consentono di puntare su settori con forte trend di crescita (62%); perché sono un modo efficace di diversificare (27%); per aggiungere una leva tattica al proprio portafoglio (19%). Healthcare (28&), tecnologia (25%) e cyber security (25%) sono i settori che riscuotono il maggior interesse. Pictet, BlackRock, Fidelity International, Morgan Stanley e Credit Suisse sono considerate le società con la maggiore expertise, mentre in fondo alla classifica si piazzano Arca Fondi, Bmo, Jupiter Am, La Francaise e UbiPramerica. Gli investitori uomini (81%) sembrano più interessati delle donne, soprattutto nella fascia di età 35-54 anni. (I risultati dettagliati sono riportati nei grafici in questa e nelle pagine seguenti).
ISTRUZIONE E AMBIENTE
Cpr Asset Management, il centro di competenza di Amundi nella gestione azionaria tematica, ha identificato quattro megatrend che dovrebbero rappresentare le forze portanti del futuro: cambiamenti demografici, globalizzazione e cambiamenti economici, innovazioni tecnologiche e proliferazione di internet, cambiamenti climatici e urbanizzazione. Vafa Ahmadi, head of thematic equity investment di Cpr Am, pone l’accento per esempio sull’istruzione, «uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, definiti per conseguire un mondo migliore e più sostenibile per tutti. Secondo le stime degli esperti, la spesa globale per l’istruzione salirà a 10mila miliardi di dollari entro il 2030. Secondo i calcoli delle Nazioni Unite, un dollaro speso per l’istruzione aumenta di dieci dollari il Pil. L’istruzione ha un impatto positivo sulla società poiché promuove la crescita economica, riduce le disuguaglianze e aumenta il benessere. Cpr Aa offre l’unico fondo tematico focalizzato su questo settore dal potenziale di crescita molto promettente: il Cpr Invest Education lanciato in Italia nel marzo 2019. Fedele alla propria filosofia tematica, il team investe nell’intero ecosistema dell’istruzione. Ciò include istituzioni educative come scuole e università, fornitori di formazione online o società di servizi che gestiscono mense o residenze per studenti». Un altro tema “caldissimo” è quello del climate change: «Il cambiamento climatico», sottolinea Ahmadi, «è oggi una priorità. La temperatura media di superficie è aumentata di circa 1,1 °C tra l’era pre-industriale e il 2018. La maggior parte del riscaldamento si è verificato negli ultimi tre decenni, ciascuno dei quali è stato più caldo a livello di superficie terrestre rispetto a tutti i decenni precedenti a partire dal 1850. Dal 2001 a oggi la Nasa ha registrato 16 dei 17 anni più caldi di sempre… È quindi necessario intraprendere immediatamente azioni volte a ridurre e gestire i rischi relativi ai cambiamenti climatici. Cpr Am ha recentemente lanciato il fondo Cpr Invest Climate Action il cui obiettivo principale è promuovere la transizione ecologica, identificando e investendo in società impegnate a limitare l’impatto dei cambiamenti climatici indipendentemente dal loro settore di attività. In collaborazione con Cdp, Carbon disclosure project, un’organizzazione internazionale no-profit, referente e pioniera nel pubblicare i dati ambientali resi disponibili dalle aziende, abbiamo implementato un rigoroso approccio sostenibile basato su tre filtri: il rating fornito da Cdp, il nostro approccio Esg, un filtro per eliminare aziende implicate in controversie e monitorare l’impatto Esg delle società».
HEALTHCARE
I titoli healthcare sono stati un importante antidolorifico durante la flessione del mercato dello scorso anno. Mentre l’indice Msci World si è contratto dell’8,7% nel 2018, i titoli del settore sanitario hanno guadagnato il 4,8%. «La reputazione del comparto come porto difensivo», secondo Vinay Thapar, portfolio manager – Us growth equities e international healthcare portfolio di AllianceBernstein, «non coglie però tutte le opportunità che questo ha da offrire. I gruppi farmaceutici, i produttori di strumentazioni mediche e i fornitori di assistenza sanitaria stanno infatti beneficiando di importanti trend che possono tradursi in interessanti ritorni per gli investitori. Il primo step è evitare di azzardare previsioni sull’esito dei test di nuovi medicinali, una pratica difficile anche ai migliori scienziati. È più opportuno focalizzarsi sulle tre forze che al momento guidano il cambiamento nel settore sanitario: l’innovazione, la struttura dei prezzi e la politica. L’innovazione scientifica ha sostenuto lo sviluppo della sanità per decenni, ma la rivoluzione tecnica è ancora nella sua infanzia. Gli investitori devono guardare oltre gli strumenti di ultima generazione o la biotecnologia per capire come l’innovazione potrà cambiare i contorni dell’industria. Nuovi elementi avranno un impatto in molte aree. La robotica sta già cambiando le procedure chirurgiche. I trattamenti per Alzheimer e disordini cardiovascolari aiuteranno a combattere i costi fisici ed economici degli effetti demografici. È solo questione di tempo prima che nuove soluzioni a vecchi problemi, dal comune raffreddore al cancro, vengano alla luce».
Le politiche dei governi in campo sanitario sono poi un elemento chiave nel determinare il successo o il fallimento di un business. «La spesa sanitaria pro capite», ricorda Thapar, «cambia drammaticamente da un paese all’altro, e la qualità fornita non sempre riflette il prezzo pagato. Gli Stati Uniti spendono in sanità più di quasi qualsiasi altro paese al mondo, ma la qualità del servizio è inferiore a quella di Regno Unito e Germania. Decisioni politiche possono fare la differenza tra la vita e la morte nel determinare quali costi e trattamenti vengono coperti dal servizio sanitario. Nel mondo, i sistemi sanitari stanno subendo gli effetti dell’aumento dei costi che vanno a pesare sempre di più sulle tasche dei cittadini. Al contempo, la domanda dalle economie emergenti è in aumento ed è probabile che anche la loro spesa salga nel tentativo di migliorare la qualità del servizio. Questi trend stabiliranno nuovi standard di prezzo per trattamenti, tecnologia e servizi». Infine bisogna considerare la pricing disruption: «Innovazioni dirompenti», spiega il portfolio manager di AllianceBernstein, «non sempre hanno un senso economico. Comprendere come vengono determinati i punti di prezzo per nuovi prodotti o servizi è essenziale per cogliere gli utili potenziali di una società. Innovazione e pricing nella sanità hanno una relazione curiosa. Nella tecnologia, è risaputo che l’innovazione migliora la performance e abbassa i costi in maniera esponenziale. Nella sanità accade invece il contrario: l’innovazione tende a far salire i prezzi. Un esempio: 20 anni fa i pazienti malati di cancro pagavano 200 dollari al mese per la chemioterapia, il cui successo era limitato. Oggi alcuni trattamenti possono curare la malattia con pochi effetti collaterali ma a un costo di 100mila dollari. In molti casi, gli investitori devono chiedersi se tali prezzi sono realistici. Mentre i prodotti molto costosi possono spingere utili e margini di una società, possono rivelarsi una debolezza nel caso in cui dinamiche di mercato o decisioni politiche dovessero forzarne un taglio del prezzo». Prendendo in considerazione queste tre forze, conclude Thapar, gli investitori possono valutare il business sanitario. «A nostro parere, le aziende innovative con un posizionamento tale da poter avere successo nel lungo termine, nonostante le pressioni politiche e sui prezzi, dovrebbero mostrare: un ritorno sul capitale investito (Roic) elevato o in miglioramento, forti tassi di reinvestimento, bilanci solidi e un business con un vantaggio competitivo durevole. Attenzione, invece, alle società alla ricerca di un aumento degli utili a spese della redditività; ai gruppi molto attivi in ottica m&a, specialmente se fortemente indebitati o se il loro fatturato dipende in larga parte da un piccolo gruppo di prodotti; e alle società la cui crescita futura dipende dal successo di un unico test. Intuitive Surgical è un buon esempio di società che ottiene buoni punteggi in tutti i nostri criteri. L’azienda è tra i leader nella robotica medica, con tecnologie comprovate in un’industria costituita da elevate barriere di entrata per potenziali competitor. L’adozione a livello globale della robotica chirurgica è in aumento, con circa 1 milione di procedure portate a termine nel 2018, un aumento anno su anno del 18%. Il solido Roic di Intuitive Surgical, inoltre, offre alla società i mezzi per autofinanziare la propria espansione, così come nuove opportunità in aree come la natural orifice surgery, ossia un tipo di chirurgia che utilizza punti di accesso naturali per ridurre le cicatrici e i rischi legati all’operazione. Investire in maniera efficace in titoli healthcare richiede un set di competenze unico nel suo genere. Non si tratta di avere un occhio scientifico. Applicando un processo di investimento disciplinato, che integra i diversi fattori che impattano il business sanitario, gli investitori possono avere accesso a risorse dal forte potenziale di rendimento che possono rinvigorire il portafoglio nel lungo periodo».
BIG DATA
Ogni giorno nel mondo vengono generati 2,5 miliardi di byte di dati. La crescita è talmente veloce che il 90% dei dati odierni è stato generato negli ultimi due anni. «Grazie all’evoluzione tecnologica», spiega Jean-Aurélien Marcireau, lead portfolio manager di Edmond de Rothschild, «è ora possibile svilupparli estraendo più informazioni rilevanti. Google e Facebook hanno mostrato la strada. Gli effetti, sia nel settore tecnologico sia in quelli più tradizionali, sono sempre più tangibili. Mantenimento industriale, offerte personalizzate, efficienza energetica, prevenzione medica e macchine senza guidatore sono solo pochi esempi di come i big data possano essere sfruttati, con ampie ripercussioni sull’intera economia. Le società che sanno gestire questo trend di lungo periodo, saranno in grado di creare nuovi prodotti e servizi, distanziando la concorrenza e rappresentando un enorme potenziale nella creazione di valore». L’Edmond de Rothschild Fund Big Data investe in società che sono direttamente coinvolte nel tema dei big data o che sono prossime a vedere il proprio modello di business cambiato da questa rivoluzione. Dal lancio nell’agosto 2015, il fondo ha guadagnato il 50,1% (dati al 29/3/2019) e ora ha in gestione 450 milioni di euro. «Adottiamo un approccio trasversale», specifica Marcireau, «per sfruttare la potenziale creazione di valore in tutti i settori economici. Ad esempio, il fondo può essere esposto fino al 49% a società non tecnologiche. Per questo segmento di titoli, abbiamo sviluppato uno screening tecnologico proprietario per analizzare la strategia digitale dell’azienda e individuare le aree in cui gli sforzi dovrebbero essere concentrati. Circa 15 fattori ci danno un’idea di cosa un’azienda dovrebbe fare per la sua trasformazione digitale. Per esempio quanto dovrebbe essere speso nell’It o se il management abbia o meno le competenze necessarie. L’obiettivo è modernizzare l’azienda. Qualunque sia la situazione, l’analisi dei fondamentali è cruciale. Il nostro portafoglio », prosegue il gestore, «è altamente selettivo e prende in considerazione tre tipologie di azioni: “infrastrutture”, che include società che raccolgono e quindi forniscono dati generati dai big data palyer; “analytic”, che copre le società di software che aiutano analizzare i dati; e “data user” cioè aziende non tecnologiche che hanno già integrato la strategia digitale più appropriata in modo da ottenere un vantaggio competitivo».
INFRASTRUTTURE
Pharus Sicav, fondo di investimento collettivo con un patrimonio gestito pari a circa 750 milioni di euro, oltre a puntare su biotech e rivoluzione digitale, vende opportunità anche nelle aziende specializzate in infrastrutture all’interno dei settori regolamentati, come ad esempio la trasmissione e la distribuzione elettrica, il trasporto di acqua e gas, lo stoccaggio gas e la rigassificazione. Il comparto Pharus Sicav Target Equity Dividend ha l’obiettivo di far crescere il capitale nel medio-lungo termine investendo in un settore poco collegato al ciclo economico, focalizzandosi su società caratterizzate da una crescita molto stabile degli utili e da elevati flussi di cassa che si traducono in dividend yield solidi e sostenibili nel tempo. «La strategia d’investimento utilizzata offre ritorni, in termini di rendimenti attesi», spiega Stefano Reali, vice director e fund manager di Pharus, «tipici di un’azione con un rischio in termini di volatilità molto più simile a quello di un’obbligazione. Si tratta dunque di un prodotto estremamente interessante per la clientela affezionata all’investimento in obbligazioni ma che non trova più rendimenti interessanti nel reddito fisso e per questo si sta spostando sui bond ad alto rendimento».
STRATEGIA A 360 GRADI
Il fondo Pictet – Global Megatrend Selction rappresenta una perfetta sintesi dei fondi tematici, fiore all’occhiello della gamma di offerta della casa (che da sempre contraddistinguono Pictet e per cui il gruppo è ritenuto pioniere e leader di mercato). Investe su dieci strategie tematiche attive (water, timber, clean energy, security, digital, health, nutrition, robotics, premium brands e smartcity), e offre quindi la possibilità di accedere, con un unico investimento, ai megatrend globali più promettenti. «Il gruppo Pictet è da sempre pioniere e leader riconosciuto nell’investimento tematico», sottolinea il gestore del fondo Hans Peter Portner. «Riteniamo che la combinazione dei megatrend da noi identificati in un unico fondo sia un’idea molto interessante, e in questi 10 anni lo abbiamo dimostrato (dal lancio a fine dicembre 2008 il fondo ha raggiunto una performance annualizzata di oltre il +10% e oltre 7 miliardi di dollari di masse in gestione)». Il fondo consente di «avere accesso a un’attenta selezione delle migliori società attive nei contesti più promettenti per il futuro e sostenuti da trend globali e secolari; le stesse società che, reagendo e adattandosi repentinamente con soluzioni innovative a tali cambiamenti, saranno i vincitori di domani, con performance di lungo periodo superiori rispetto ai mercati azionari globali». Da oltre 20 anni, il gruppo Pictet individua con metodi rigorosi e scientifici i megatrend su cui investire, grazie anche all’ausilio di comitati di consulenza scientifica (presenti per ciascuna strategia tematica) presieduti da consulenti esterni, ricercatori, scienziati e docenti universitari, tra i massimi esperti nei rispettivi ambiti, utili a tracciare e analizzare, insieme ai team di gestione che poi effettuano la selezione dei titoli in portafoglio, il percorso e l’evoluzione dei singoli temi nel lungo termine. A questo scopo anche la ventennale cooperazione con il Copenhagen Institute for Future Studies (CIFS), società leader nello studio dei cambiamenti sociali ed economici globali, la cui analisi predittiva sui megatrend agisce come una “lente di ingrandimento” in base alla quale individuare nuovi e promettenti temi su cui puntare in futuro. «In un contesto di accresciuta incertezza e volatilità nei mercati», commenta Paolo Paschetta, country head per l’Italia di Pictet Am, «diventa sempre più importante concentrarsi sui megatrend, ossia su quelle forze e tendenze strutturali che modellano e trasformano il mondo nel lungo periodo e che rappresentano quindi opportunità interessanti per gli investitori di oggi. Il Global Megatrend Selection è una perfetta sintesi di questi temi secolari che ci permettono di trarre vantaggio dai cambiamenti in atto a livello globale di natura geopolitica, ambientale, economica, sociale e demografica».