Con il COVID-19 e il climate change, cresce l’engagement di LGIM verso le aziende

LGIM: COVID-19 e il climate change, cresce engagement verso le aziende

LGIM: Il decimo “Active Ownership” report evidenzia un incremento del 21% dell’engagement con le aziende nel 2020

 

• Forte aumento dell’engagement legato al climate change: +63% su base annua • Lanciato un nuovo framework sul rischio climatico per quantificare i rischi fisici e di transizione nei portafogli • Nel 2020, LGIM si è opposta all’elezione di 4.700 amministratori di aziende a livello globale per questioni legate alla governance • La società ha votato contro l’adozione del 37,5% di nuove politiche retributive in aziende del Regno Unito perché non soddisfacevano i suoi principi in materia Legal & General Investment Management (LGIM), uno dei più grandi asset manager al mondo, ha pubblicato il suo decimo “Active Ownership” report annuale.

La società rivela che nel corso del 2020 ha aumentato del 21% le azioni di engagement con le aziende e ha continuato a esercitare il suo diritto di voto a livello globale, opponendosi all’elezione di oltre 4.700 amministratori di società, con l’obiettivo di apportare cambiamenti positivi nelle aziende in cui investe. Il 2020 è stato un anno eccezionale per l’engagement. A marzo LGIM ha scritto alle aziende presentando suggerimenti costruttivi su come affrontare la pandemia in corso e i relativi lockdown, dal sostegno ai dipendenti alla raccolta di capitali. Oltre al crescente focus su temi quali la retribuzione dei dirigenti, la governance dei consigli di amministrazione e le disuguaglianze di reddito, la stewardship di LGIM ha continuato a far luce sulla diversity di genere ed etnica delle aziende, nonché sulla minaccia di lungo termine del cambiamento climatico.

L’engagement con le aziende per aiutarle a ridurre le disuguaglianze di reddito Nel 2020, LGIM ha ampliato i suoi UK Principles of Executive Pay per evidenziare che aumenterà i controlli su quelle società che hanno ricevuto sostegno dal governo o dagli azionisti – tramite capitale aggiuntivo o dividendi sospesi – o quelle che hanno effettuato licenziamenti del personale, ma hanno continuato a pagare bonus ai dirigenti. LGIM è stata coinvolta in 145 consultazioni sulle retribuzioni – rispetto alle 96 del 2019 – riguardanti le modifiche alle politiche da sottoporre agli azionisti alle assemblee generali del 2021 e le ulteriori incertezze sulla pandemia di COVID-19. Nel 2020, sono state 341 le proposte di adozione di una nuova politica retributiva presso le società del Regno Unito, ed LGIM ha espresso voto contrario per 128 (il 37,5%).

Di queste, 82 (il 64%) riguardavano politiche con requisiti di partecipazione azionaria successiva all’uscita che non soddisfacevano i principi retributivi individuati da LGIM. Inoltre, LGIM chiede a tutte le società partecipate di assicurarsi di pagare un salario minimo, o il salario minimo reale (real living wage) per i dipendenti nel Regno Unito, e di garantire che i fornitori di “Livello 1” paghino il salario minimo. Sul FTSE 100, 43 aziende, comprese quelle con cui LGIM ha attuato azioni di engagement, stanno ora pagando il real living wage[1]. Continuare a promuovere le best practice sulla governance dei board e a sostegno dei diritti degli investitori All’inizio del 2020, LGIM ha annunciato la sua decisione di votare contro tutte le società in cui i ruoli di presidente del consiglio di amministrazione e CEO fossero congiunti e nel corso dell’anno ha votato contro 411 società in cui le due funzioni erano unite. Solo in Nord America, ha espresso voto contrario nei confronti di 280 amministratori con ruoli non separati e ha sostenuto 42 proposte degli azionisti che chiedevano un presidente indipendente. Sacha Sadan, Director of Investment Stewardship di LGIM, ha commentato:

“La pandemia di COVID-19 ha messo in risalto con forza la necessità di agire ora per affrontare le minacce che le nostre società stanno affrontando e il nostro messaggio alle aziende è stato chiaro: concentrarsi su tutti gli stakeholder, non solo sugli azionisti. Il cambiamento climatico ha continuato a essere un tema centrale dell’engagement, poiché nonostante le drastiche misure di lockdown a livello globale, il mondo è ancora lontano dal raggiungere le emissioni nette zero di anidride carbonica. La pandemia e gli eventi del 2020 hanno esacerbato numerose delle questioni sociali su cui stiamo rafforzando l’engagement da molti anni, tra cui le disuguaglianze e la diversity etnica.” Promuovere una diversity leadership di genere ed etnica LGIM ha rafforzato il suo engagement sui temi della diversity nel 2020, lanciando campagne di alto profilo per promuovere una maggiore diversity etnica all’interno dei consigli, impegnandosi nel contempo sulla diversity di genere e di leadership in Giappone.

Nel corso dell’anno LGIM: • si è opposta a 55 amministratori nel Regno Unito a causa di bassi livelli di diversity nei consigli; • ha votato contro 10 società giapponesi tra cui Olympus, Central Japan Railway e Kubota per non aver posto una donna nel consiglio di amministrazione. Dal 2021, la politica di LGIM abbraccerà anche le società del TOPIX mid400 e quelle del TOPIX 100; • ha attuato azioni di engagement con le 44 società dello S&P 500 e le 35 società del FTSE 100 i cui consigli hanno mostrato una totale mancanza di diversity etnica. Dal 2022 LGIM voterà contro il presidente del consiglio o del comitato per le nomine se persisterà una mancanza di diversity etnica a livello di consiglio. Sacha Sadan ha proseguito, “La diversity cognitiva nelle aziende è un passo fondamentale verso la costruzione di un’economia e una società migliori, ma è anche rilevante sul piano finanziario. Vi è una crescente consapevolezza riconosciuta del fatto che organizzazioni con maggiore diversity prendono decisioni strategiche migliori, mostrano una crescita e innovazioni superiori e hanno rischi inferiori.

Stiamo già vedendo i risultati positivi del nostro engagement sulla diversity etnica a livello di consiglio di amministrazione. Ci auguriamo prossimamente di poter tornare a guardare al 2020 come l’inizio di un cambiamento radicale su questo tema.” Il rapporto evidenzia l’intensa attività di voto di LGIM, che ha espresso voti a sostegno delle risoluzioni degli azionisti sulla diversity, i diritti umani o il cambiamento climatico in misura maggiore rispetto alla maggior parte dei suoi omologhi. Nel 2020 LGIM ha anche rafforzato la propria disclosure con una nuova piattaforma su cui sono pubblicate le decisioni di voto il giorno successivo al voto stessoi. Affrontare la sfida decisiva del cambiamento climatico Il cambiamento climatico è rimasto l’argomento su cui il team di Investment Stewardship di LGIM si è impegnato più frequentemente con le aziende nel 2020, con 407 azioni di engagement, in aumento del 63% rispetto al 2019.

Inoltre, LGIM ha cercato di rafforzare le proprie analisi e soluzioni climatiche per i clienti: • estendendo il proprio programma di engagement del Climate Impact Pledge a un numero maggiore di aziende, con sanzioni tramite voto e disinvestimenti applicate a più fondi per le aziende che non rispettano gli standard minimi; • pubblicando sul proprio sito web i dati relativi all’impegno verso il tema del cambiamento climatico di società a livello globale; • rafforzando il modo in cui i fund manager e gli analisti utilizzano i dati sul clima e le loro competenze, portando ad azioni di investimento tangibili; • ampliando la sua gamma di soluzioni di investimento a basse emissioni di CO2, tra cui energia pulita, strategie senza combustibili fossili sviluppate con i principali asset owner e prodotti che sovrappesano i green bond e il debito di società con buoni punteggi ESG; • inoltre, ha continuato a promuovere politiche a sostegno di ambiziose azioni per il clima e di una green recovery; • e ha sviluppato un nuovo framework sul rischio climatico, Destination@Risk, che consente a LGIM di quantificare i rischi fisici e di transizione all’interno dei portafogli di investimento in molti scenari climatici, incluso uno scenario inferiore a 2°C in linea con l’accordo di Parigi. Sonja Laud, CIO di LGIM, ha commentato: “C’è una crescente necessità di rendere il sistema finanziario sempre più resiliente ai fattori climatici, un processo già in corso in LGIM, non da ultimo attraverso i nostri obiettivi di emissioni nette zero.

I fattori ESG devono essere integrati e gli impatti devono essere considerati insieme alle tradizionali metriche di rischio e rendimento. Il nostro framework per l’investimento responsabile si basa su una stewardship attenta agli impatti e su un processo di ricerca attiva tra le nostre diverse asset class. Questo consente l’identificazione precoce dei potenziali rischi che minacciano la sostenibilità dei rendimenti.” In questo quadro, inoltre, Il Legal & General Mastertrust e i suoi fondi pensione a contribuzione definita (DC) annunciano una roadmap per le emissioni nette zero entro il 2050, con l’obiettivo di ridurre del 50% l’intensità di CO2 entro il 2025. Advocacy sulle politiche e collaborazione per favorire azioni e produrre impatti positivi Nel 2020, LGIM ha continuato a sostenere lo sviluppo di politiche, impegnandosi con i policymaker e le autorità di regolamentazione globali su oltre 30 temi incentrati su tre aree chiave: governance aziendale e standard di amministrazione, raggiungimento dell’accordo di Parigi e obiettivi netti zero, e politiche e normative finanziarie sostenibili. Mentre il Regno Unito si prepara per l’importante conferenza COP26 a Glasgow prevista quest’anno, il CEO di LGIM è co-presidente del Business Leaders Group insieme al presidente della COP26: in questo modo, la società prosegue gli sforzi per stimolare l’azione politica e delle aziende sul clima. Michelle Scrimgeour, CEO di LGIM, ha affermato:

“Gli asset manager hanno un ruolo cruciale da svolgere nell’affrontare le sfide poste da questa epoca di incertezza, molte delle quali sono state accentuate dal COVID-19. Continueremo a utilizzare la nostra influenza e la portata della nostra attività per garantire che i principali temi che incidono sul valore degli investimenti dei nostri clienti siano riconosciuti e gestiti in modo appropriato. Tra questi, la collaborazione con i responsabili politici e le autorità di regolamentazione e quella con gli asset owner sulle politiche e sugli sviluppi normativi relativi ai fattori ESG, per realizzare cambiamenti positivi e un capitalismo inclusivo.”

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