Legal & General Investment Management (LGIM) – uno dei maggiori asset manager al mondo – annuncia la pubblicazione del suo Active Ownership report annuale, in cui vengono riportate le decisioni di voto della società e le sue attività di engagement con aziende e policymaker nel corso del 2022 su una serie di tematiche riguardanti i cambiamenti climatici, la società e la governance.
Il report rivela che nel 2022 LGIM ha preso parte a oltre 171mila votazioni, in più di 15.750 assemblee, continuando a promuovere un cambiamento positivo per supportare la sostenibilità a lungo termine dell’economia, i cambiamenti climatici e della società in generale.
Mentre le imprese di tutto il mondo hanno dovuto fare i conti con l’invasione russa dell’Ucraina, l’aumento dell’inflazione e con la volatilità dei mercati, LGIM ha continuato nella sua attività di engagement con le società, impegnandosi a fare in modo che continuassero a prestare attenzione e alzare costantemente i loro standard su temi cruciali come i cambiamenti climatici, la biodiversità, la salute pubblica e la diversità nei cda. I principali risultati riguardano:
- Ambiente: nell’ottobre del 2022, LGIM ha accresciuto di cinque volte il numero delle aziende ricomprese nel suo Climate Impact Pledge, arrivando a valutare oltre 5mila realtà, attive in 20 settori considerati critici per la lotta ai cambiamenti climatici. I risultati di queste valutazioni saranno pubblicati a giugno 2023.
- Società: Nel suo primo anno in cui ha votato contro imprese incluse negli indici FTSE 100 e S&P 500 per una carenza di diversità etnica all’interno dei C.d.A, LGIM ha avviato attività di engagement con otto aziende in cui investe e ha votato contro una di queste a causa della scarsa rappresentatività etnica. A dimostrazione che c’è ancora molto da fare anche sulla diversità di genere, LGIM ha votato contro 69 aziende degli indici FTSE 100 e S&P 500 che avevano solo uomini ad occupare le posizioni dirigenziali. Dal punto di vista della sanità, riconoscendo la gravità del problema rappresentato dai patogeni resistenti ai farmaci (AMR), LGIM ha sostenuto tre proposte presentate dagli azionisti che si assumevano l’incarico di contrastare la questione. In questo ambito, ha anche co-depositato una risoluzione all’AGM 2023 di McDonald’s che chiede all’azienda di seguire le linee guida dell’OMS sull’uso sicuro degli antibiotici. L’attività su questo tema è destinata a proseguire nel 2023.
- Governance: LGIM ha continuato la sua campagna per i salari di sussistenza dei lavoratori, dando un ultimatum alle imprese affinché pubblichino le loro strategie per il 2025 su questa tematica.
Durante il periodo delle assemblee generali del 2023, le attività di engagment di LGIM si concentreranno principalmente su sei macro-tematiche: popolazione, natura, sanità, tecnologia, governance e clima.
Michelle Scrimgeour, CEO di LGIM, ha dichiarato:
“In qualità di amministratori di lungo periodo del capitale dei nostri clienti, è una nostra responsabilità avviare attività di engagement su questioni critiche con le società in cui investiamo, e promuovere un’agenda corporate che favorisca mercati sostenibili e prosperità economica. Nel 2022 abbiamo definito con maggiore chiarezza quegli ambiti in cui abbiamo più possibilità di portare cambiamenti positivi, come il clima, la diversity e la salute pubblica, e abbiamo sviluppato degli standard minimi che ci aspettiamo vengano rispettati dalle imprese in cui investiamo. In qualità di investitori responsabili, riteniamo sia nostro dovere segnalare a queste ultime e al mercato in generale i provvedimenti che ci aspettiamo vengano presi per accrescere questi standard e continueremo a impegnarci attivamente per tutto il 2023 su queste tematiche che consideriamo prioritarie.”
Forte espansione delle attività di engagement di LGIM verso i cambiamenti climatici e la biodiversità
Lo scoppio della guerra in Ucraina ha determinato una variazione importante nel paradigma della lotta ai cambiamenti climatici, con l’obiettivo delle zero emissioni nette che si è scontrato con quello della sicurezza energetica. Per questo motivo, LGIM ha ulteriormente incrementato i suoi sforzi per facilitare la transizione a un sistema energetico a basse emissioni, preservando il patrimonio naturale.
Nel corso del 2022, LGIM ha votato su 99 proposte relative ai cambiamenti climatici presentate dagli azionisti, sostenendone 77, 57 delle quali nel Nord America, 12 in Giappone e 3 nel Regno Unito. Inoltre, LGIM ha votato contro 32 soluzioni su 48 denominate “Say on Climate”, presentate dal management delle società e ha anche identificato 80 imprese che potrebbero essere sottoposte a sanzioni di voto per non aver rispettato le richieste minime espresse dal Climate Impact Pledge; infine, ha estromesso due compagnie dalla gamma di fondi Future World e una è stata reintegrata. Dal 2021, rileviamo che il numero di società soggette a sanzioni di voto è calato del 35%, segno che la consapevolezza e l’intenzione di intraprendere azioni concrete per i cambiamenti climatici sono aumentate.
Anche la perdita di biodiversità è una problematica chiave e oltre 100 società potrebbero subire sanzioni di voto in quanto non rispettano gli standard minimi dell’avere all’attivo una politica o un programma relativo alla deforestazione. Queste sanzioni saranno applicate nel periodo delle assemblee generali del 2023.
Michael Marks, Head of Investment Stewardship di LGIM, ha affermato:
“Sui cambiamenti climatici, ci stiamo avvicinando rapidamente al punto di non ritorno, con la finestra temporale per scongiurare danni irreparabili per il pianeta che si sta velocemente chiudendo. Le conseguenze non si limiterebbero alla devastazione ambientale, ma avrebbero ripercussioni anche a livello economico e geopolitico. Siamo profondamente convinti che le imprese abbiano una parte centrale nel determinare o meno il successo verso la transizione e noi, come investitori responsabili e come gestori del capitale investito dai nostri clienti, giochiamo un ruolo che è più importante che mai.”
Rafforzare le politiche sulla diversità nei cda e sulla retribuzione dei manager
Il 2022 è stato il primo anno in cui LGIM ha votato contro imprese presenti nel FTSE 100 e nel S&P 500 a causa di scarsa diversità etnica nei consigli di amministrazione. Nel corso del 2022, la società ha avviato attività di engagement con otto aziende in quanto non presentavano alcuna differenziazione etnica nei C.d.A, votando contro una di queste; provvedimento che si ripeterà anche nel 2023 se non saranno riscontrati miglioramenti. Inoltre, LGIM amplierà i suoi sforzi anche verso realtà più piccole, rientranti nel FTSE 250 e nel Russell 1000.
A dimostrazione del fatto che c’è ancora molta strada da fare per aumentare la diversità di genere nei board, LGIM ha votato contro 69 aziende incluse nel FTSE 100 e nel S&P 500 a causa dell’assenza di donne nei rispettivi cda.
All’interno dell’Active Ownership report viene rivelato che LGIM aumenterà ulteriormente le aspettative sulla diversità di genere per il 2023. Ad oggi, gli standard imposti hanno portato a progressi meno evidenti in Nord America, mercato che partiva da una posizione inferiore rispetto agli altri, ma, nonostante ciò, ci si aspetta che le società di quest’area geografica si presenteranno alle assemblee generali con i cda composti almeno per un terzo da donne. In Regno Unito, invece, le imprese del FTSE 350 che non avranno almeno un terzo di donne nel cda saranno sanzionate.
Il 2022 è stato caratterizzato da un forte aumento del costo della vita. Per questo LGIM ha continuato a sottolineare la necessità di contenere le retribuzioni dei manager, prevedendo che gli aumenti saranno ben al di sotto degli aumenti medi di quelle dei dipendenti. A livello globale, LGIM si è opposta al 56% di tutte le proposte relative alla retribuzione perché non soddisfacevano i suoi standard minimi per una retribuzione equa e adeguata a lungo termine, basata sulle prestazioni. La quota è aumentata rispetto al 2021 poiché LGIM ha inasprito le sue intenzioni di voto in un certo numero di paesi, in particolare negli Stati Uniti. Inoltre, ci si aspetta che le aziende esposte a livelli elevati di rischio ESG fissino obiettivi tangibili a fronte della remunerazione dei dirigenti.
Ottenere una maggiore parità di retribuzione per combattere la povertà globale
LGIM ha anche proseguito nella sua campagna a favore del reddito di sussistenza per i lavoratori, un tema che è diventato sempre più cruciale a seguito della pandemia di Covid-19 e con lo scoppio della guerra e dell’elevata inflazione.
- Nel 2022, sono state avviate 38 attività di engagement con 23 imprese per combattere la disparità salariale
- LGIM ha votato su più di 100 questioni concernenti i diritti dei lavoratori, la disparità e la discriminazione
- Nel 2022, LGIM è diventata membro del Platform for Living Wage Financials, al fine di incoraggiare e monitorare le imprese in cui ha investito sui provvedimenti presi per garantire un salario di sussistenza per i suoi dipendenti e anche per tutti i lavoratori della supply chain
- Le attività di LGIM in questo segmento si sono concentrate soprattutto sulla vendita al dettaglio di generi alimentari, dove molti lavoratori risultano sottopagati e le imprese stesse hanno meno possibilità di essere colpite dal post pandemia. Pertanto, queste dovrebbero posizionarsi meglio, affinché i loro dipendenti possano vivere con un salario dignitoso. LGIM ha presentato, insieme con ShareAction, una risoluzione degli azionisti all’assemblea generale di Sainsbury del 2022, chiedendo a questa di diventare un datore di lavoro accreditato nel retribuire un salario di sussistenza.
LGIM, insieme con altri investitori di lungo termine, ha pubblicato un documento sulla crisi del costo della vita in UK, elencando una serie di provvedimenti che le imprese dovrebbero prendere per combatterla in favore dei lavoratori. Tra queste figurano il sostegno prioritario per i dipendenti meno pagati, aumentando la retribuzione fino a livelli di sussistenza, o la concessione di pagamenti una tantum contro il costo della vita.
Nel 2022, la società ha dato un ultimatum alle imprese, affinché pubblicassero le loro strategie in materia per il 2025, votando contro tutte quelle imprese che non si allineeranno.
Riconoscimento dei patogeni resistenti ai farmaci come un reale rischio sistemico
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha descritto i patogeni resistenti ai farmaci (AMR) come una delle 10 maggiori minacce per la salute pubblica che l’umanità intera si trova ad affrontare al giorno d’oggi[1], avendo provocato, già nel 2019, circa 1,27 milioni di morti[2], e che potrebbero portare a perdite pari al 3,8% del Pil globale, paragonabili a quelle causate dalla crisi del 2008[3].
LGIM ritiene che, ad oggi, le azioni del settore pubblico e di quello privato siano insufficienti per prevenire impatti economici e umani catastrofici; per questo ha votato a favore di proposte degli azionisti che miravano proprio a combattere il problema degli AMR. In particolare, presso Abbott Laboratories ha sostenuto la proposta di richiedere un rapporto sui costi per la salute pubblica generati da questi e ha sostenuto le risoluzioni degli azionisti che, per il secondo anno consecutivo, richiedevano un resoconto simile da Hormel Foods Corporation e da McDonald’s.
La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato che una risposta ritardata a un’urgente crisi di salute pubblica ha conseguenze drammatiche sia in termini di vite umane, sia sulla stabilità finanziaria ed LGIM, in quanto gestore responsabile degli investimenti dei suoi clienti, non può non chiedere che si facciano dei passi in avanti su questa questione.
[1] OMS, https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/antimicrobial-resistance
[2] The Lancet ‘Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis’, gennaio 2022
[3] Banca Mondiale, ‘Final Report, Drug Resistant Infections. A threat to Our Economic Future’, marzo 2017,