Il movimento del prezzo del dollaro negli ultimi giorni è stato incredibilmente interessante. Nell’ultima settimana, il Dollar Index ha registrato due delle maggiori perdite in un solo giorno dal 2016. Questo tipo di dinamica verifica solitamente in occasione di movimenti cruciali e ci sono diversi motivi per ritenere che questo possa essere un momento chiave per il dollaro USA, anche alla luce del rallentamento dell’inflazione americana.
Iniziamo con l’esaminare l’andamento dell’inflazione americana. I dati dell’indice CPI di ottobre sono stati al di sotto delle aspettative, attestandosi al 7,7% a/a (headline) e al 6,3% a/a (core). Il rallentamento del dato core, sia su base annua che mensile, è esattamente ciò di cui il dollaro USA aveva bisogno per indebolirsi, poiché segnala una moderazione delle pressioni inflazionistiche sottostanti negli Stati Uniti. Il tasso annualizzato dei dati CPI core di ottobre si aggira intorno al 3,6%, il che rappresenta sicuramente un passo nella giusta direzione, anche se i dati sono caratterizzati da un notevole rumore di fondo e volatilità. Le aspettative sui tassi si sono ridotte – gli Overnight Index Swap (OIS) mostrano ora un’aspettativa di rialzo dei tassi della Fed di 50 punti base a dicembre, in calo rispetto all’attesa di rialzo dei tassi di 75 punti base a inizio settimana. Gli OIS prevedono ora un tasso terminale di circa il 4,75%, il che significa che la Fed avrà finito di aumentare i tassi entro febbraio 2023.
La debolezza del dollaro è stata diffusa: il biglietto verde si è indebolito praticamente contro tutte le valute delle economie avanzate e dei mercati emergenti.
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Sorprese dei dati esteri
I recenti dati dell’indice di sorpresa economica delle maggiori economie avanzate (esclusa la Cina) sono migliorati nelle ultime settimane, indicando che i dati iniziano a rivelarsi migliori rispetto alle aspettative di consenso. Questo piccolo miglioramento dei dati esterni indica che gli investitori potrebbero cambiare il loro comportamento riguardo all’utilizzo dell’USD come bene rifugio. Questa dinamica è ora destinata a indebolirsi in qualche modo e gli investitori inizieranno ad allocare il capitale verso alternative a più alto rendimento. Storicamente, i picchi del dollaro tendono a coincidere con l’inizio dei rally valutari dei mercati emergenti.
Vale la pena di osservare il posizionamento. Gli investitori hanno mantenuto posizioni lunghe sull’USD nel mercato dei futures. Le posizioni rialziste sul dollaro sono state prevalenti nei confronti di yen giapponese e sterlina britannica. C’è la possibilità che gli investitori continuino a chiudere le posizioni lunghe su USD/JPY in vista della pubblicazione dei dati CPI giapponesi. È interessante notare che gli investitori si sono orientati verso posizioni lunghe sull’EUR/USD circa un mese fa e prevediamo che lo slancio in questo caso continuerà ad aumentare in linea con i possibili eventi nelle prossime settimane e mesi. Riteniamo che qualsiasi passo verso i negoziati tra Ucraina e Russia rappresenterebbe un enorme rischio al rialzo per l’EUR/USD.
Le valutazioni dell’inflazione americana peseranno sull’USD
Abbiamo sottolineato come l’eccessivo profilo di valutazione del dollaro rappresenti un forte ostacolo per un ulteriore apprezzamento della valuta Usa. Le prospettive a medio termine sono chiare: abbiamo visto il picco del dollaro e probabilmente questo scenderà in modo graduale nei prossimi trimestri. Il ritmo e la portata della debolezza del dollaro non saranno uniformi. Gli investitori dovrebbero aspettarsi una sovraperformance delle valute emergenti ad alto rendimento rispetto al dollaro nel breve termine, seguita da quella dello yen e del franco svizzero. Una sovraperformance delle valute delle materie prime è meno probabile nel breve termine, a causa del rallentamento della crescita globale.
A cura di Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy, Union Bancaire Privée (UBP)