7 notizie positive sul fronte della transizione energetica

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Il settore energetico è ormai da anni al centro di grandi movimenti verso una sua evoluzione. Se negli ultimi mesi l’importanza di questo processo è sotto gli occhi di tutti a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia dovuti al conflitto tra Russia e Ucraina, la spinta verso un nuovo approccio all’approvvigionamento energetico ha radicate basi anche sul fronte della sostenibilità.

Il mercato della transizione energetica non frena il suo ritmo e continua a far parlare di sé con una serie di notizie dal mondo. Il team di Pictet Asset Management ha selezionato le 7 news più interessanti per investire in energia pulita. Il commento a cura di Xavier Chollet, Senior Investment Manager e gestore del fondo Pictet-Clean Energy di Pictet Asset Management.

Xavier Chollet
Senior Investment Manager e gestore del fondo Pictet-Clean Energy
Pictet Asset Management

Energia: il prezzo per arrivare alle emissioni zero

La decarbonizzazione, a conti fatti, è qualcosa che ci possiamo permettere. Nell’ultimo paper pubblicato a inizio agosto 2022[1], un gruppo di ricercatori guidati da Mark Z Jacobson, dell’Università di Stanford, ha stimato che il costo totale del passaggio a un sistema energetico basato al 100% sulle energie rinnovabili entro il 2050 sarebbe di circa 61.500 miliardi di dollari, equivalenti a circa 2.200 miliardi di dollari all’anno, o al 2,5% del PIL mondiale: poco più del 10% dell’attuale investimento annuo di capitale a livello mondiale. Jacobson ha aggiunto che, passando all’energia pulita, il consumo energetico mondiale diminuirà del 56%. Uno dei motivi di questo risparmio è che i sistemi energetici basati sulla combustione richiedono molta energia solo per funzionare. I ricercatori ritengono, infine, che il ritorno sull’investimento tipico di una spesa per la decarbonizzazione sia inferiore ai sei anni.

Il costo del passaggio alle proteine non animali

In una ricerca dedicata, pubblicata a luglio 2022[2], la società di consulenza Boston Consulting Group (BCG) ha sottolineato che circa il 15% delle emissioni globali di carbonio deriva dall’allevamento di bestiame. I consumatori che desiderano ridurre al minimo il proprio impatto sul clima stanno esplorando in misura crescente le alternative alla carne. Secondo BCG, il 31% dei consumatori ritiene che uno dei motivi principali per passare alle proteine non animali sia avere un impatto positivo sulle emissioni di carbonio. La società di consulenza ha però affermato anche che lo “0%” dei consumatori è disposto a pagare un prezzo più elevato. Far crescere il settore delle alternative alla carne è costoso in termini di capitale investito, ma è probabilmente il modo più economico per ridurre i gas serra. Investimenti per 1.000 miliardi di dollari in proteine alternative potrebbero ridurre le emissioni per 4,4 miliardi di tonnellate all’anno; investendo la stessa cifra nella decarbonizzazione dell’acciaio la diminuzione sarebbe solo di 1,3 miliardi di tonnellate. Tra le soluzioni, resta la sostituzione delle proteine animali nelle nostre diete con proteine vegetali, naturali, provenienti da alimenti come i legumi.

La trasmissione di energia a lunga distanza

Le linee di alimentazione di corrente continua ad alta tensione (HVDC) sono ora in grado di portare l’elettricità da aree con un’eccellente disponibilità di energia solare ed eolica alle principali regioni di consumo. Due dei progetti più importanti attualmente in fase di realizzazione sul mercato prevedono la trasmissione di energia dal Marocco al Regno Unito, e dall’Australia a Singapore. Entrambi i progetti richiedono collegamenti HVDC di circa 4.000 km, per la maggior parte subacquei. Al momento, la linea HVDC subacquea più estesa è lunga “solo” 700 km. Secondo i promotori dei progetti, il costo di ciascuna delle due linee e dei relativi parchi solari ed eolici sarà di circa 20 miliardi di dollari. Entrambi, inoltre, utilizzeranno grandi parchi batterie per contribuire a far combaciare la domanda con l’offerta disponibile. Il collegamento tra Marocco e Regno Unito potrebbe fornire il 10% dell’attuale fabbisogno energetico totale del Paese ricevente, mentre il flusso verso Singapore sarebbe minore, coprendo però almeno il 5% del suo fabbisogno. È importante sottolineare che il progetto Marocco-Regno Unito prevede un prezzo di 48 sterline (circa 58 dollari) per megawattora, paragonabile ai prezzi concordati di recente per l’energia solare proveniente dal Regno Unito. Gli elevati costi di trasporto e le perdite di energia elettrica lungo il percorso sono controbilanciati dalla capacità solare del Marocco.

Il commercio di idrogeno

L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) ha pubblicato un rapporto[3] sul futuro commercio internazionale di idrogeno. Secondo il World Energy Transitions Outlook di IRENA, l’idrogeno coprirà il 12% della domanda globale di energia e ridurrà del 10% le emissioni di CO2 entro il 2050. Il 55% del trasporto avverrà tramite condutture già presenti e riadattate e il resto principalmente via mare, sotto forma di ammoniaca (NH3), un vettore di idrogeno più facile da spostare per grandi distanze rispetto al gas liquido stesso. Tuttavia, l’idrogeno potrà essere considerato come una soluzione veramente praticabile solo quando l’energia necessaria per produrlo si appoggerà a un sistema energetico green, ponendo al centro della transizione una sempre maggiore diffusione delle rinnovabili. Man mano che l’idrogeno diverrà elemento sempre più scambiato a livello internazionale, il settore attirerà investimenti. Soddisfare la domanda globale richiede investimenti per quasi 4 mila miliardi di dollari entro il 2050. Gli strumenti finanziari netti allineati allo zero dovranno sfruttare gli investimenti necessari.

Il peso dell’azione politica nella transizione energetica

La svolta che si è avuta sul mercato americano con la nuova proposta di legge, l’Inflation Reduction Act (IRA)[4], sblocca una parte delle risorse inizialmente previste dall’amministrazione Biden (tramite il piano mai approvato “Build Back Better”, pari a 2.000 miliardi di dollari) destinate alla transizione energetica. IRA è stata definita come la proposta “sull’azione per il clima più significativa della storia degli Stati Uniti”. La proposta stanzia circa 370 miliardi di dollari per programmi energetici e climatici nei prossimi dieci anni, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra degli Stati Uniti del 40% rispetto ai livelli del 2005. Prima della firma finale, il disegno di legge dovrà passare al voto del Congresso, previsto alla fine del terzo trimestre. Tra gli elementi chiave del piano per accrescere l’investimento in transizione energetica si trovano l’estensione del credito d’imposta per i progetti di energia rinnovabile, un credito d’imposta autonomo per l’accumulo di energia, un aggiornamento del credito d’imposta per i veicoli elettrici volto a stimolarne la domanda, crediti d’imposta per supportare e guidare la commercializzazione dell’idrogeno a basse emissioni, un programma di riduzione delle emissioni di metano oltre determinate soglie e un sostegno (sotto forma di crediti d’imposta) per i produttori nazionali di componenti solari ed eolici, celle e moduli per batterie e altri “minerali critici” nella catena del valore dell’energia pulita. 

Energia e transizione, l’impegno delle aziende

L’impegno alla transizione energetica arriva anche dalle aziende tra cui, tra le altre, troviamo realtà come Arcelor Mittal e Stripe. Arcelor Mittal, leader della produzione di acciaio mondiale, si è impegnata a porre fine all’utilizzo del carbone al più tardi entro il 2050. L’azienda ha inoltre dichiarato di voler ridurre le emissioni in Europa di oltre il 35% entro il 2030. Tali obiettivi possono essere raggiunti, a tendere, solo passando all’idrogeno verde come combustibile e agente riducente per il minerale ferroso. Arcelor Mittal si è, quindi, affiancata all’azienda tedesca RWE per lavorare allo sviluppo di impianti eolici offshore destinati a fornire l’elettricità sostenibile ai progetti. Le due aziende prevedono di costruire parchi eolici in acque tedesche che forniranno gli elettrolizzatori nei pressi delle acciaierie.

La società di pagamenti Stripe è invece a capo di un consorzio di grandi aziende che offrono finanziamenti per abbattere le emissioni di carbonio. Il gruppo ha effettuato sei nuovi investimenti in tecnologie che vanno dall’uso della calce, alla meteorizzazione della polvere di basalto, alla più economica cattura diretta della CO2 dall’aria. Le aziende destinatarie e l’ammontare degli investimenti sono però al momento contenuti e, di conseguenza, i costi per tonnellata di CO2 rimossa sono molto elevati, dai 500 ai 1.800 dollari. Stripe afferma, tuttavia, che l’interesse nel progetto è crescente e ha commentato favorevolmente la crescente enfasi sull’uso dell’elettricità (piuttosto che del calore) per la cattura diretta dall’aria e sull’uso dell’alcalinità per catturare le molecole acide di CO2.

Le prospettive sulla transizione energetica

Nonostante le difficili condizioni di mercato, le prospettive per la transizione energetica continuano a rimanere solide. La rapida innovazione tecnologica consentirà un’elettrificazione ancora maggiore di trasporti, edifici e fabbriche, mentre solare ed eolico saranno le principali fonti di questa nuova fornitura di elettricità basata sulla competitività dei costi. L’aumento della consapevolezza, l’innovazione tecnologica e il rapido calo dei costi, insieme all’azione politica di lotta contro l’inquinamento atmosferico e il cambiamento climatico, portano a molteplici punti di svolta in questo universo di investimento, sia a livello di iniziative pubbliche che private. Le attuali dislocazioni nei mercati dell’energia continueranno a stimolare gli investimenti delle imprese nelle tecnologie del risparmio energetico, rafforzando al contempo la necessità di abbandonare i combustibili fossili al fine di migliorare l’indipendenza energetica.

commento a cura di Xavier Chollet, Senior Investment Manager e gestore del fondo Pictet-Clean Energy di Pictet Asset Management

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