Sebbene a luglio l’S&P sembra aver segnato la migliore performance dallo scorso ottobre, aprile e giugno sono stati i mesi peggiori dal marzo 2020. In effetti, quest’anno il mercato azionario è stato caratterizzato da volatilità, delusioni e sorprese. E non è (certamente) finita qui. In questo periodo di evidente incertezza, è opportuno, ancora una volta, guardare al passato.
Gli investitori hanno l’abitudine a ripetere “questa volta è diverso”, per poi rendersi conto, mesi o anni dopo, che le cose erano in realtà molto simili a quanto era già avvenuto. Abbiamo vissuto shock geopolitici, politici e sanitari, che ci hanno dimostrato che i mercati finanziari spesso si muovono secondo la loro logica. Il 2022 non dovrebbe fare eccezione.
L’S&P 500 è sceso di oltre il 20% dai suoi massimi, il che significa che l’indice si trova ancora in una fase orso.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il mercato azionario USA ha vissuto 13 mercati orso (compreso quello attuale). Durante i precedenti 12, la perdita in media è stata del -32,7%. Il mercato azionario in genere impiega circa 12 mesi per passare dal picco al minimo. Occorrono poi circa 21 mesi per tornare dal minimo al massimo precedente.
Come per tutti i dati storici di mercato, i risultati possono variare notevolmente intorno a queste medie di lungo periodo. Ogni mercato orso è diverso dall’altro, ma gli investitori possono trarre alcuni insegnamenti dai precedenti ribassi del mercato azionario.
Mentre le recessioni innescano quasi sempre un mercato orso, un mercato orso non implica sempre una recessione. L’esempio più famoso risale al 1987, quando nel lunedì nero l’S&P 500 registrò il più grande calo della storia in un solo giorno. Il mercato azionario perse oltre il 30% in meno di una settimana.
All’epoca, molti pensarono che il mercato azionario stesse preannunciando una depressione. Tuttavia, nonostante il crollo, ciò non avvenne. Soffermandosi sull’evoluzione del Covid-19, sulla guerra in Ucraina, sull’inflazione o sulla recessione, gli investitori spesso dimenticano che gli indici di borsa si evolvono secondo cicli che tendono ad accorciarsi.
In breve, prendendo in considerazione tutti i dati sull’S&P 500 e la performance media dal 1926, osserviamo che negli ultimi 96 anni le peggiori perdite dell’S&P 500 sono state del -17,4% su 5 anni e del +7,8% su 30 anni, mentre dal 1926 la migliore performance dell’S&P 500 è stata del +36,1% su 5 anni. In sostanza, su un periodo di 3 anni si possono subire forti scossoni; su un orizzonte di 10 anni si possono ancora subire perdite. Ma il mercato azionario USA non è mai sceso su periodi di 20 o 30 anni. Quindi, più breve è l’orizzonte temporale, maggiori sono i guadagni e le perdite. Al contrario, più lungo è l’orizzonte, minori sono i guadagni e le perdite.
Considerando il periodo dal 1928 al 2021, la liquidità ha battuto il mercato azionario per 30 degli ultimi 94 anni.
Pertanto, per un terzo del tempo, su base annua, sarebbe stato meglio per un investitore destinare il proprio denaro a un fondo del mercato monetario o a buoni del tesoro a breve termine piuttosto che investire nel mercato azionario. Tuttavia, le azioni e le obbligazioni hanno ottenuto risultati migliori nel lungo periodo. Affinché le azioni superino le performance dei T-Bills o delle obbligazioni (negli ultimi 200 anni), l’attesa media è di un anno (rispettivamente 63,2% e 59,5%). Per avere la garanzia di sovraperformare, si dovrebbe aspettare un orizzonte temporale di 30 anni.
Non sono tempi facili, sia dal punto di vista geopolitico, politico, economico o monetario. Tuttavia, se ci concentriamo sul passato, possiamo capire che è consigliabile mantenere la calma nel breve termine.
A cura di John Plassard, Director & Investment Specialist del Gruppo Mirabaud