Con oltre 9mila miliardi di dollari di masse gestite, BlackRock è leader nei mercati “tradizionali”. Ora intende replicare lo stesso successo anche negli investimenti illiquidi dei mercati privati. Ecco come.
Continua a crescere il numero degli investitori che guardano ai mercati privati in cerca di rendimenti e diversificazione. I mercati “tradizionali” d’altronde stanno attraversando un periodo non certo facile. Ed estrarre valore diventa sempre più complicato. Ma iniziamo dalle basi: che cosa si intende esattamente per private market? Lo abbiamo chiesto a chi se ne intende davvero e ci punta con convinzione: Luca Giorgi, direttore commerciale iShares and Wealth di BlackRock Italia. «Se guardiamo all’inizio del Duemila», conferma, «le masse investite negli investimenti alternativi erano all’incirca pari mille miliardi di dollari, mentre oggi si attestano ben al di sopra, a 15mila miliardi. Un trend strutturale destinato a caratterizzare anche i prossimi anni, dato il ruolo strategico svolto dai mercati privati per i portafogli degli investitori; secondo una ricerca effettuata da Preqin, entro il 2026, si raggiungeranno i 23mila miliardi di dollari di asset a livello globale, con un aumento importante dell’allocazione anche da parte degli investitori privati. In Italia, in questo segmento, stiamo assistendo a una forte ascesa, sebbene, confrontando l’allocazione media del mercato wealth italiano, notiamo un gap ancora molto significativo con quella degli altri principali paesi, come Usa, Uk e Svizzera, che rappresentano il punto di riferimento per quanto riguarda l’adozione degli investimenti alternativi. Un gap che mostra quale possa essere il potenziale di crescita effettivo di questa asset class nel nostro paese».
Quando si parla di mercati privati, spiega Giorgi, «si intende investimenti in azioni o debito, in aziende o asset che non sono quotati nei mercati pubblici. Le asset class, che oggi. compongono i mercati privati, sono private equity, private credit e real assets, quest’ultima suddivisibile in real estate e infrastrutture. L’asset class rappresentata dal private equity è la più longeva tra le alternative e vanta un lungo track record. Per private equity si intendono investimenti nel capitale azionario di un’azienda che non è oggetto di negoziazione in Borsa. Questi investimenti traggono principalmente origine dal finanziamento di nuove aziende, conosciuto come venture capital; dal capitale di leveraged buyout (Lbo) di aziende esistenti; dal finanziamento mezzanino di Lbo o altre imprese. Per quanto riguarda il credito privato, questo è emerso come asset class a seguito della crisi finanziaria del 2008, come soluzione di finanziamento di debito sostitutivo a quello bancario. Il credito privato offre potenziale di rendimento superiore rispetto al tradizionale credito investment grade grazie al premio di illiquidità e, talvolta, di complessità. Gli asset del credito privato possono offrire agli investitori vantaggi di diversificazione, miglioramento dei rendimenti e maggiori opportunità di impiego del capitale rispetto a simili asset pubblici. La categoria degli asset reali si concentra su investimenti il cui sottostante comporta la proprietà diretta di asset non finanziari. Questi asset sono conosciuti anche come asset fisici, quali immobili e infrastrutture. Il real estate, per esempio, si focalizza su terreni e migliorie di natura permanente, come nel caso degli immobili».
Come si posiziona BlackRock all’interno del segmento private market?
BlackRock è sicuramente molto conosciuta per essere il gestore leader nei mercati pubblici, con oltre 9mila miliardi di dollari di masse gestite. A ogni modo, uno dei nostri obiettivi è quello di replicare, anche nei mercati privati, il successo registrato in quelli pubblici, diventando uno dei principali player negli investimenti illiquidi.
Negli ultimi anni, abbiamo investito molto in persone e infrastrutture, costruendo una piattaforma alternativa realmente globale, ma che al contempo può far leva su un approccio e una presenza locale. Ad oggi, la nostra piattaforma conta oltre 1.200 professionisti dedicati esclusivamente agli investimenti alternativi, che operano in più di 50 uffici a livello globale, una presenza che ci permette di essere al fianco degli imprenditori in tutto il mondo e di vedere le migliori transazioni in ogni paese. Per darvi un’idea, solamente nel 2021 abbiamo analizzato oltre 8mila transazioni e abbiamo investito in circa il 5% delle transazioni prese in esame . Cifre che mettono in evidenza come il focus che abbiamo nel generare un deal flow diversificato si unisca al nostro rigoroso processo di due diligence. Crediamo fortemente che questo sia uno degli elementi fondamentali che differenzia i gestori di successo. Inoltre, grazie alla nostra piattaforma siamo in grado di offrire soluzioni di investimento in tutte le principali asset class alternative, che spaziano da strategie più liquide, quali gli hedge fund, passando per il mondo del credito privato e private equity fino a quelle illiquide per antonomasia, quali infrastrutture e real estate.
Oggi siamo l’unico gestore in grado di fornire, su ampia scala, accesso alle migliori capabilities sia nello spettro degli investimenti liquidi che in quello degli illiquidi. Inoltre, sfruttando la tecnologia proprietaria siamo in grado di modellare, indipendentemente dalle asset class, l’intero portafoglio dei nostri clienti per aiutarli nel processo di allocazione e nella gestione dei rischi. Tutto ciò ci ha portato a sviluppare una piattaforma alternativa che vanta un’esperienza pluridecennale negli investimenti con un comprovato track record di successo nelle varie asset class.
Data l’illiquidità dell’investimento nei mercati privati quali sono gli accorgimenti da adottare?
Sebbene l’allocazione ai mercati privati stia crescendo, il segmento del wealth rimane sottopenetrato, un trend che, in effetti, riscontriamo anche nel mercato italiano. Ciò è dovuto alla limitata liquidità dei fondi, che sono tipicamente bloccati per un periodo di tempo che varia dai 6 ai 10 anni e oltre (a seconda dell’asset class), alle soglie d’investimento alte, alla difficoltà a raggiungere la diversificazione di sub-asset class e alle complessità normative e operative. Negli ultimi anni abbiamo assistito a un’evoluzione dei mercati privati che ha portato a eliminare alcune di queste barriere all’entrata e ha permesso di facilitare l’accesso alle strategie illiquide, tradizionalmente riservate alla clientela istituzionale, per la clientela privata. Guardiamo in primis alla distribuzione. La tecnologia ha offerto nuove opportunità di distribuzione e outsourcing, abbiamo visto emergere rapidamente piattaforme tecnologiche che aggregano la domanda individuale e permettono agli investitori di accedere a fondi di mercati privati, con soglie minime più basse. Queste piattaforme offrono servizi che facilitano tutti i passaggi del processo di investimento, dalla sottoscrizione, alle capital call, alle distribuzioni, fino ad arrivare alla reportistica. Inoltre, abbiamo osservato l’emergere nel mercato di nuovi prodotti che forniscono soluzioni liquide e diversificate e che hanno come obiettivo quello di soddisfare esigenze specifiche dei clienti. Infine, negli ultimi anni, diverse giurisdizioni stanno progressivamente consentendo una maggiore partecipazione degli investitori individuali nei mercati privati, allentando i requisiti di ammissibilità attraverso la creazione di nuovi veicoli di investimento dedicati alla clientela retail. Questo approccio sta aumentando la fiducia dei gestori patrimoniali (wealth manager) nei confronti degli investimenti alternativi. In Europa questo trend si è concretizzato con l’introduzione del regime European Long-Term Investment Fund (Eltif) che permette agli investitori retail di accedere a strategie illiquide e al contempo di contribuire direttamente alla crescita dell’economia europea.
In generale, nonostante il livello di trasparenza delle informazioni su deal sottostanti stia migliorando, molti gestori fanno ancora fatica a fornire una reportistica esaustiva dei loro dati analitici. Secondo un sondaggio di BlackRock, il 53% degli investitori ritiene di avere bassa competenza nel monitoraggio delle proprie posizioni. In effetti, il miglioramento della trasparenza è un elemento chiave della nostra strategia ed è per questo motivo che abbiamo rafforzato la nostra piattaforma tecnologica (ad esempio, con l’acquisizione di eFront, leader nelle soluzioni tecnologiche nei mercati privati). Questo genere di innovazioni sta rendendo il mercato piú accessibile, e ciò rappresenta una grande opportunità per i distributori, in quanto fornisce un’ulteriore fonte di differenziazione per i portafogli. Secondo una ricerca condotta da Cerulli, diversamente dagli altri paesi, i private banker europei e i wealth manager in Italia si aspettano che, nei prossimi 12–24 mesi, il 78% della clientela affluent aumenterà la propria allocazione ai mercati privati. L’aumento delle allocazioni è guidato dall’allineamento dei mercati privati con diversi trend storici e dalla crescente importanza che questi hanno acquisito all’interno dei mercati dei capitali. Grazie a questa crescita, gli investimenti alternativi sono diventati sempre più dinamici, e ciò ha comportato un aumento della competitività. In questo contesto, le caratteristiche principali che differenziano un gestore di successo includono: un diversificato e ampio deal flow, un rigoroso processo di investimento e una disciplinata gestione del rischio. Il sourcing differenziato è più importante che mai e, a nostro avviso, costituisce un altro importante fattore di diversificazione per i gestori. Questo approccio garantisce che il capitale raccolto venga effettivamente utilizzato, mantenendo al contempo l’attenzione sulla qualità dei deal e investendo solamente in quelle transazioni che hanno il migliore profilo di rischio rendimento. Allo stesso tempo, pensiamo che la regola empirica sull’esposizione al vintage, ovvero che sia meglio diversificare, non solo attraverso le diverse asset class dei mercati privati, ma anche dal punto di vista temporale, perché il futuro è sconosciuto, sia più importante che mai.
Quali sono i trend più interessanti e promettenti in riferimento ai diversi settori dei private market?
In questo regime di mercato senza precedenti, che gli investitori stanno cercando di navigare, vediamo gli investimenti nei mercati privati in forte ascesa, in quanto ben posizionati per catturare le opportunità disponibili nel mercato. Un numero crescente di investitori si rivolge ai mercati privati nell’ottica di incrementare i rendimenti, generare reddito, diversificare rispetto agli investimenti tradizionali e conseguire i propri obiettivi finanziari. Alla base di questa crescita riteniamo che ci siano tre macro driver che guidano quest’espansione.
Primo fra tutti, le aziende rimangono private per un periodo di tempo più lungo e al quale si unisce un crescente numero di imprese che decidono di fare de-listing, il che offre accesso a uno spettro più ampio di aziende e dunque a maggiori opportunità di investimento per il private equity. Se guardiamo al lato del debito, vediamo che storicamente le banche hanno avuto il monopolio di questo segmento, specialmente in Europa e Asia. Tuttavia, negli ultimi anni abbiamo assistito a un’evoluzione a livello mondiale del mercato del credito, a seguito delle regolamentazioni che sono state introdotte, che ha portato principalmente dalla disintermediazione del canale bancario. Vediamo che i mercati europeo e asiatico stanno confluendo verso un modello che è sempre più in linea con quello americano. Questo si traduce in un numero crescente di aziende che si rivolgono ai fondi di private credit per soddisfare i loro bisogni di capitale. Il terzo trend che stiamo osservando è legato alle infrastrutture e al focus sulla transizione a net zero e decarbonizzazione. Per raggiungere gli obiettivi net zero che sono stati fissati, le infrastrutture giocano e continueranno a giocare un ruolo chiave. Guardando i dati, nel 2021 la spesa annuale in infrastrutture è stata pari a 1.700 miliardi di dollari. Ci aspettiamo che la spesa richiesta per raggiungere gli obiettivi prefissati crescerà fino a 5mila miliardi annui.
In riferimento alle tematiche Esg, anche per le valutazioni sui private market adottate gli stessi criteri di selezione?
In BlackRock il tema della sostenibilità è uno dei pilastri del nostro modus operandi ed è parte integrante di tutto ciò che facciamo nell’ambito della nostra piattaforma di investimenti alternativi, dalla gestione del rischio alla generazione di alfa, alla costruzione di portafoglio e all’investment stewardship. Alla base c’è la forte convinzione che integrare la sostenibilità nei processi di investimento possa aiutare gli investitori a costruire portafogli più resilienti e raggiungere migliori rendimenti aggiustati per il rischio nel lungo termine.
Negli ultimi anni, abbiamo rivoluzionato tutta la struttura dell’azienda e abbiamo posto la sostenibilità al centro di come investiamo non solo sui mercati pubblici, ma anche su quelli privati. Nel 2019 abbiamo creato un team per gli investimenti sostenibili dedicato ai mercati privati, che ha sviluppato un approccio di investimento comune per la tutta nostra piattaforma alternativa. Oggi la nostra piattaforma di investimenti alternativi è completamente integrata da un punto di vista Esg, il che significa che i fattori Esg sono considerati in ogni fase del processo di investimento, dal sourcing iniziale, alle fasi di due diligence, execution, monitoraggio e gestione, fino all’exit e continuiamo a lavorare per potenziare l’integrazione dei fattori Esg e dell’impatto che hanno sugli investimenti. Abbiamo sviluppato reportistiche Esg per le nostre strategie sostenibili, che consentono ai nostri clienti di monitorare su base regolare i progressi fatti dalle portfolio companies nell’ambito nella sostenibilità. Riteniamo che gli investimenti alternativi siano un mezzo molto efficace per promuovere gli obiettivi di sostenibilità dei nostri clienti e, allo stesso tempo, offrire rendimenti attraenti agli investitori. Le caratteristiche che identificano gli investimenti alternativi, quali la proprietà diretta, la gestione attiva, gli orizzonti temporali più ampi, facilitano il perseguimento degli obiettivi Esg e la creazione di valore per gli investitori migliorando al contempo il profilo di Esg dell’asset. Al tempo stesso, come detto in precedenza, la natura degli investimenti nei mercati privati, rappresenta una sfida per la trasparenza dei dati anche per quanto riguarda le tematiche Esg. Il gap di dati tra mercati pubblici, dove ci sono a disposizione metodologie di scoring standardizzate e maggiore disponibilità di dataset, e mercati privati, dove dataset destrutturati e «su misura» sono la norma, è ancora ampia. Su questo fronte, in BlackRock, stiamo facendo progressi considerevoli, facendo leva sulla tecnologia, sviluppando capacità di analisi, avvalendoci anche del supporto di provider di dati terzi.
Lei vanta un’esperienza ventennale nel settore dell’asset management. In cosa è cambiato da quando ha iniziato la sua carriera e come si è evoluto l’approccio agli investimenti, sia per le società di gestione, sia in riferimento all’investitore finale?
Vent’anni sono un arco temporale significativo, ma ancor più significative sono state le evoluzioni nell’industria, sintetizzabili con un solo termine: successi. Da un settore agli albori, soprattutto in Italia, attualmente la situazione vanta numerosi operatori specializzati anche di calibro internazionale, un patrimonio in gestione maturo e soluzioni diversificate e complesse. Partendo da un sistema fortemente legato al tessuto bancario, anche in ottica di investimenti, la grande liquidità e la propensione al risparmio degli italiani ha rappresentato un catalizzatore per diversi operatori che hanno contribuito a un’espansione virtuosa nella gestione dei portafogli. Guardando al business, si evidenzia un cambiamento in termini di costruzione dei portafogli: partendo da un approccio strettamente attivo, ora sono ampiamente diffuse soluzioni sempre più sofisticate: tra fondi attivi, etf e fondi indice, più recentemente, l’universo investibile ha abbracciato gli strumenti di private market, con un contestuale sviluppo di strutture dedicate e maggiori competenze. Un altro cambiamento significativo riguarda l’innovazione tecnologica, trend strutturale che ha avuto un boost durante il contesto pandemico, sia in ottica di interazione con i clienti (gestori, consulenti e banker) sia di ampliamento dei target potenziali. Alla luce di questi progressi dell’industria, sul versante retail, la cultura finanziaria si conferma in alcuni casi limitata. Seppur diverse indagini evidenzino un miglioramento delle conoscenze di base, oltre ad un maggior interesse e apertura, l’investitore privato necessita ancora molta education e BlackRock, da leader del mercato, è impegnato in prima linea su questo fronte.
Quali saranno secondo lei i driver che guideranno l’evoluzione del settore nei prossimi anni?
Intravedo tre macro driver con vantaggi concreti, non solo per gli operatori del risparmio gestito e i clienti, ma anche per il sistema economico. In primo luogo, sulla scia di un nuovo framework regolamentare e di Mifid II, l’evoluzione della distribuzione e il relativo passaggio da un modello commissionale a un modello fee-based o fee only porterà a un maggior allineamento agli obiettivi di rischio-rendimento degli investitori. A ciò si aggiunge il trend della crescente interazione digitale, sia per contenuti e tool sia per relazione, con conseguenti opportunità di ampliamento dei clienti. Infine, si rafforzerà il focus sull’asset allocation e portfolio construction, con portafogli sempre più complessi caratterizzati da un’elevata diversificazione e nuove fonti di decorrelazione. Infatti, dopo la disruption “filosofica” derivante dall’adozione degli etf in termini di varietà di esposizioni disponibili, la nuova frontiera riguarda ciò che noi di BlackRock definiamo «la democratizzazione dei mercati privati», ovvero lo sviluppo dei private market e di nuovi strumenti e piattaforme per accedervi con consapevolezza e informazione.
La lezione più importante che ha imparato nella corso della sua carriera? E quale consiglio darebbe a un giovane che sta per iniziare una carriera nell’asset management)
Oltre a quelli dell’industria, il mio successo personale deriva dall’appartenenza, dal 2005, a una realtà come BlackRock, con cui condivido una specifica identità e dei principi insieme a un team di elevato spessore, da cui ho imparato e continuo a imparare molto. In particolare, conservo tuttora sulla mia scrivania il pensiero di un collega, che ritengo un prezioso insegnamento per i professionisti del nostro settore, ma anche per i giovani che vogliono intraprendere questa carriera: «“Per realizzare grandi cose è necessario investire molto cuore». Nella nostra professione abbiamo una grande sfida: noi non proponiamo cose concrete, bensì idee, storie che devono essere raccontate con passione. La stessa passione è fondamentale per la gestione delle difficoltà, soprattutto in un’industria molto ciclica come questa. Come diceva Winston Churchill: «Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere mai l’entusiasmo».
A cura di Margherita Abbate Daga