Nel 2022 ci aspettavamo che si sarebbero riproposti molti temi dell’anno precedente, oltre ai venti contrari rappresentati da inflazione, qualche aumento dei tassi negli Stati Uniti e un graduale allentamento dei blocchi nelle catene di approvigionamento. Il Covid sarebbe un ricordo lontano, o quanto meno endemico. Eppure, nonostante i venti contrari dell’inflazione, il rallentamento dell’attività ecc… stiamo assistendo alla rinascita del prossimo mini-ciclo del reddito fisso.
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Inflazione: sette rialzi prezzati, sette rialzi comunicati
Nell’arco di circa tre mesi il mercato ha modificato le attese sul numero degli aumenti dei tassi, passando da due a sette. La Fed ha diligentemente seguito con un aumento di 25 punti base, annunciando un incremento dei tassi in ognuno degli incontri da qui alla fine dell’anno. Il presidente Powell ha anche detto che ridurre l’inflazione “potrebbe richiedere più tempo di quando vorremmo”, aggiungendo però che la FED si aspetta che quest’anno l’economia americana possa crescere al di sopra delle previsioni. Data la linea più hawkish sui tassi, sui mercati avremmo dovuto registrare pressioni su tutta la linea, ma il Nasdaq ha è andato in rally del 4% e l’S&P del 2%, con i Treasury in contrazione la mattina seguente. Forse la mancanza di un rialzo dei tassi di 50 punti base ha in qualche modo stabilizzato i mercati. Esiste ancora il rischio concreto che la FED sia dietro la curva. A causa dell’impatto della guerra sulle catene di approvvigionamento e sui prezzi delle materie prime, registreremo inoltre un aumento dell’inflazione.
L’inflazione definirà probabilmente il 2022. Le pressioni al rialzo sull’inflazione, esacerbate dagli eventi in Ucraina, dovrebbero protrarsi. I costi delle materie prime grezze e della produzione di alimenti, insieme all’enorme inflazione sui prezzi delle commodities, inizieranno a comprimere sia gli standard di vita sia i margini aziendali. Ad un certo punto le aziende non saranno più in grado di trasferire gli incrementi dei prezzi e l’aumento dei salari farà crescere ulteriormente le pressioni sui prezzi.
La Federal Reserve è in grado di neutralizzare lentamente la politica monetaria senza innescare una recessione? Anche con i tassi al 2%, osserviamo ancora tassi d’interesse significativamente negativi, anche se la FED finora non è passata a una politica di contrazione, che richiederebbe rialzi molto più aggressivi che si teme possano generare una contrazione dell’economia. Questa è la paura.
Dall’altro lato della medaglia, poiché abbiamo assistito ad ampie oscillazioni nel prezzo del petrolio, se il conflitto in Ucraina dovesse risolversi almeno in parte e registrassimo una nuova discesa dei prezzi del greggio WTI a 90 dollari o meno, accanto a un miglioramento della supply chain, potremmo assistere a un calo “naturale” dell’inflazione. Per di più, stiamo già osservando alcuni effetti dell’aumento dell’inflazione sulle abitudini dei consumatori, che comprimeranno la domanda. Sarebbe chiedere tanto, ma sempre nel novero delle possibilità.
Dal nostro punto di vista, vedremo che l’economia inizierà a rallentare e questo ovviamente influirà sul prezzo degli asset.
Quali le implicazioni per il reddito fisso?
Al momento le migliori opportunità sembrano offrirle gli USA, che almeno in parte paiono protetti rispetto alle pressioni sui costi che si registrano in Europa a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia. La carenza di forza lavoro e i costi continuano a rappresentare un grosso problema negli Stati Uniti, dove, com’è noto, i tassi d’interesse stanno salendo. Molte di queste cattive notizie sono state già prezzate e così le obbligazioni investment grade e high yield di qualità cominciano ad apparire interessanti. Il mercato dell’High Yield globale ha oggi uno yield-to-maturity, o tasso effettivo di rendimento a scadenza, del 6,5%. A nostro avviso, storicamente il livello per comprare è intorno al 7%: siamo quindi abbastanza vicini. Certo, ci sono ancora venti contrari dovuti all’inflazione e a un contesto di rallentamento economico, ma nell’ottica di una visione a lungo termine questi dati sono, tendenzialmente, buoni punti di ingresso. Per ora bisogna distinguere tra Stati Uniti ed Europa, dove il contesto economico è diverso. Resta da vedere quanto solida e duratura sarà la crescita negli Stati Uniti: tuttavia questi ultimi sembrano, ad oggi, offrire comunque un contesto migliore per il credito.
Outlook
Anche se qualunque genere di tregua negli scontri può portare un po’ di consolidamento, è probabile che i mercati continuino ad essere volatili. A questo punto stiamo iniziando a cercare opportunità, poiché molte cattive notizie stanno venendo prezzate. La cautela continua ad essere la parola d’ordine, intanto che attendiamo ulteriori dati sull’inflazione.
La buona notizia è che siamo ancora all’inizio dell’anno e che la partita è ancora tutta da giocare. I rischi sono elevati, ma lo è anche la volatilità, e questo stato di cose tende a offrire opportunità per i fondi a gestione attiva.
Commento a cura di Andrew Lake, Head of Fixed Income, Mirabaud AM