Investire su una Ferrari in ripresa con il Turbo Open End: mercoledì 2 febbraio saranno comunicati i risultati del quarto trimestre e dell’esercizio 2021. Secondo il consensus raccolto da Refinitiv prevede per il trim4 ricavi a 1,11 miliardi di euro (+3,9% a/a) e un utile per azione di 1,07 euro (1,41 un anno fa).
Gli analisti di Bloomberg puntano a un utile netto di 811 milioni da 609 milioni di fine 2020 e utile per azione adjusted pari a 4,37 euro, su ricavi per 4,286 miliardi da 3,46 miliardi.
Ricordiamo che la società delle auto di lusso ha chiuso il terzo trimestre con “una crescita a doppia cifra e si avvia verso un nuovo anno record”.
La crisi dei semiconduttori non ha avuto effetti negativi sul ciclo di produzione grazie al lavoro del team che si occupa degli approvvigionamenti.
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Andamento del sottostante
L’analisi del grafico di Ferrari mette in evidenza lo sviluppo di una fase di debolezza che ha condotto le quotazioni dai record di novembre a 248 euro a quota 197/200 euro, a contatto con la media mobile esponenziale a 200 giorni. Nel corso dell’ultima ottava le quotazioni hanno tentato di opporsi alle pressioni dei venditori risalendo la china in direzione di un primo ostacolo a 217 euro. La barriera successiva si pone a 220 euro, da superare per ambire al test a 230 circa della trend line che scende dai record dello scorso autunno. Rischio di riattivazione del trend negativo, invece, sotto 197 euro, per supporti a 193 e poi a 189,40 euro, gap up di metà ottobre.
Strategie operative su Ferrari
Lo scenario individuato porta a valutare una strategia di matrice laterale/rialzista su Ferrari con obiettivo principale a 217 euro. In particolare, tra la platea di certificati a disposizione su questo sottostante è possibile aprire una posizione rialzista sul Turbo Open End (Isin DE000HB0P2Y6), ultimo prezzo scambiato a 2,93 euro. La struttura ha uno stop loss intrinseco a 181,765592 euro, al cui raggiungimento il prodotto verrebbe azzerato.
Il certificato ha una leva di 7,02 volte
Da sapere prima di investire
- Rischio di credito sull’Emittente. I certificati espongono l’investitore al rischio di credito sull’Emittente, compreso il rischio connesso all’utilizzo del “Bail-In” e degli altri strumenti di risoluzione previsti dalla Direttiva Europea in tema di risanamento e risoluzione degli enti creditizi.
- Capitale iniziale non garantito. In caso di variazione negativa del sottostante superiore al livello della Barriera o nel caso di insolvenza dell’emittente, non è prevista la restituzione del capitale inizialmente investito.
- Importo a scadenza. L’investitore è esposto al rischio di perdita (anche totale) del capitale investito nel caso in cui alla scadenza il Prezzo di Riferimento dell’azione sottostante risultasse inferiore a quello corrispondente alla Barriera.
- Dividendi. Ai possessori dei certificati non sono riconosciuti gli eventuali dividendi distribuiti dall’azione sottostante e non hanno alcun diritto ulteriore derivante dal possesso dell’azione stessa (per esempio i diritti di voto).
- Fiscalità. I redditi derivanti da certificati di investimento sono soggetti ad una tassazione pari al 26%. Questo valore viene calcolato sia sui profitti derivanti da vendita (o rimborso) del certificato ad un prezzo superiore rispetto a quello di acquisto sia sull’importo delle cedole eventualmente staccate dal prodotto finanziario durante la sua vita. E’ consentito compensare i redditi derivanti dai certificati con le minusvalenze rivenienti anche da altri titoli.
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